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20 Dic [17:11]

Ericsson, Vandoorne e la F1
Due carriere mai decollate

Massimo Costa - Photo 4

Sono usciti dal palcoscenico in punta di piedi. Mentre gli spettatori lanciavano una standing ovation all’ultima recita di Fernando Alonso, tra l’indifferenza generale anche Marcus Ericsson e Stoffel Vandoorne dopo l’ultima recita nel Mondiale F.1 si sono tolti la tuta, hanno appoggiato il casco, hanno aperto la porta di servizio e se ne sono andati. Nel 2019, lo svedese e il belga non li vedremo sugli schieramenti di partenza. Due carriere diverse quelle di Ericsson e Vandoorne, con il primo “bollato” quale pilota con la valigia (in realtà semplicemente appoggiato da propri sponsor che credevano in lui, cosa normale nel motorsport), il secondo giudicato come un predestinato, un futuro campione e per questo sostenuto dal programma Junior McLaren.

Entrambi sono caduti. Ericsson aveva riportato la Svezia in F.1, un Paese che ha avuto grandi piloti come Ronnie Peterson, Gunnar Nilsson e Stefan Johansson, l’ultimo a calcare i Gran Premi considerando che Bjorn Wirdheim si è limitato alle sole prove libere, ed era il lontano 1985. Il buon Marcus, 28 anni, campione giapponese F.3 nel 2009, tre stagioni in GP2 e miglior piazzamento il sesto posto nel 2013, ha debuttato in F.1 con la Caterham nel 2014, con nessuna chance di ben figurare, poi quattro campionati con la Sauber. Disastrose le stagioni 2016-2017 con una vettura certamente poco competitiva, ma nel 2015 ha totalizzato 9 punti, gli stessi del 2018.

Ericsson vanta come miglior piazzamento in gara un ottavo posto a Melbourne 2015 mentre in qualifica ha stupito tutti poche settimane fa a San Paolo ottenendo il sesto tempo. La stagione da poco conclusa è comunque stata la più incisiva per Ericsson che, come lui stesso ha raccontato, è cresciuto molto grazie alla competitività travolgente del suo compagno Charles Leclerc. Ma ormai, Marcus si era plafonato sui propri livelli, non sembravano esserci più margini di crescita e anche per questo motivo il suo finanziatore principe, Finn Rausing della Tetrapak, si è arreso. Ma la carriera del biondo proveniente da Kumlo non si ferma qui. Il suo futuro è targato Indycar, col team Schmidt-Peterson e proprio la scorsa settimana a Sebring ha svolto il primo test.

Vandoorne invece, ha vinto tanto in carriera. Campione F4 francese nel 2010, campione Eurocup Renault nel 2012 al termine di un confronto durato fino all’ultimissima gara con Daniil Kvyat, vice campione World Series Renault nel 2013 e battuto da Kevin Magnussen, vice campione GP2 nella stagione del debutto e poi dominatore della categoria 12 mesi dopo. Insomma, un predestinato, con la McLaren che lo aveva preso nel proprio programma alla fine del 2012. Il team di Woking lo aveva fatto debuttare in F.1 a sorpresa nel GP del Bahrain 2016 per sostituire l’infortunato Fernando Alonso e il belga ha saputo centrato la top 10 prendendo 1 punto.

Poi, è tornato da dove è arrivato, il Giappone, per correre in Super Formula in attesa di poter entrare in McLaren da pilota ufficiale. Evento avvenuto nel 2017. Ma Vandoorne ha faticato più del previsto. Macchina e motore Honda non affidabili, compagno di squadra pesante quale Alonso. Quest’anno con la power unit Renault poco o nulla è cambiato, Stoffel ha sofferto, non è riuscito mai a far meglio dei due piazzamenti più alti ottenuti nel 2017, due settimi posti, la stessa posizione strappata in qualifica a Sepang la scorsa stagione. A poco è servito la bella ottava piazza ottenuta a Città del Messico, il suo destino era già segnato.

Zak Brown aveva fretta di promuovere il pilota che gestisce managerialmente, Lando Norris (non parcheggiato in Giappone…), e poca pazienza di aspettare la crescita di Vandoorne. Un vero peccato perché Vandoorne era un prodotto McLaren e andava valorizzato a dovere, ma Brown ha pensato unicamente ai propri interessi. Stoffel lascia con l’amaro in bocca per quel che poteva essere e non è stato, così come tutta la stampa belga è apparsa frastornata. In lui vedevano il nuovo Jackie Ickx, o almeno il nuovo Thierry Boutsen, invece è andata male. Vandoorne, 26 anni, terrà un piede in F.1 occupandosi del simulatore Mercedes ed ora corre in Formula E per la HWA, leggi sempre Mercedes. L’esperienza McLaren almeno gli ha portato un po’ di luce dal punto di vista sentimentale. La sua fidanzata è infatti Anna De Ferran, figlia dell’ex pilota Gil chiamato da Brown pochi mesi fa a dirigere il team al posto di Eric Boullier.

Autosprint