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13 Ott [8:38]

Hamilton sulla vetta con Schumacher:
neanche lui aveva sognato così in grande

Jacopo Rubino - XPB Images

"Ci vorrà un po' di tempo per rendermene conto", ha detto Lewis Hamilton dopo il traguardo del Nurburgring. Probabilmente è così per tutti coloro che seguono la Formula 1: sembrava solo questione di tempo prima che il pilota inglese eguagliasse il record di 91 successi di Michael Schumacher, ma adesso è accaduto davvero. E presto, magari già vincendo nella prossima gara in Portogallo, Hamilton sarà solitario in cima a questa classifica. Pronto a spingere il limite ancora più là, assistito da una Mercedes sempre straordinaria, per sfondare il muro dei 100 trionfi.

L'idea di ritirarsi, al momento, non è contemplata. Anzi: "Mi sento in grado di migliorare ancora, e di guidare ad un ottimo livello". Merito di una maturazione costante, che lo ha reso un pilota capace di rendere al meglio in ogni condizione e situazione. Un osso durissimo da battere, specialmente nell'arco di un intero campionato.

"Sognavo di trovarmi qui un giorno, ovviamente, ma andava oltre ogni mio desiderio raggiungere i risultati di Michael", ha raccontato Hamilton, oscillando fra passato, presente e futuro. Viene istintivo guardare indietro, al suo debutto nella categoria regina datato 2007: era evidente da subito la sua stoffa, con il Mondiale sfuggito in extremis nella prima stagione senza Schumacher in griglia. Il passaggio di testimone era già scritto? Il 91esimo e ultimo trionfo del tedesco, nel GP di Cina 2006, era fresco di qualche mese. Il record ha resistito 14 anni, quelli durante i quali Lewis ha costruito una carriera fenomenale. Prima in McLaren, quindi scegliendo la Mercedes per aggredire ogni statistica e diventare, innanzitutto, il re del ciclo turbo-ibrido. "Ma non avrei potuto farcela senza questa squadra incredibile, in cui tutti si impegnano così a fondo", ha infatti sottolineato il britannico. Il suo arrivo a Brackley avvenne sostituendo proprio l'ex ferrarista, il quale aveva deciso di appendere definitivamente il casco al chiodo dopo il triennio alla guida delle Frecce d'Argento.

Poi la memoria torna all'adolescenza: "Ricordo quando ero seduto sul divano con mio fratello e mio padre per guardare i Gran Premi, e Michael scappava via. Seguivamo la partenza, probabilmente la prima metà della corsa e poi con mio fratello andavo al piano di sopra a giocare ai videogame. Io sceglievo Michael. Ero sempre Michael. Avevo 13 o 14 anni, adesso è semplicemente pazzesco ripensare ad allora...".

È stato commovente vedere il figlio Mick consegnare a Lewis uno dei caschi di papà, dopo la bandiera a scacchi, così come leggere il commento ufficiale della famiglia: "Non possiamo negarlo, avremmo voluto che Michael conservasse questi record. Ma come lui era solito dire, i record sono lì per essere battuti". Anche se si dibatterà a lungo, forse per sempre, se sia sufficiente l'oggettività dei numeri a stabilire chi sia il più forte di sempre: non solo paragonando Hamilton e Schumacher, ma anche altri giganti di questo sport come Juan Manuel Fangio, Jim Clark, Niki Lauda, Alain Prost o Ayrton Senna.

Intanto per Lewis è ormai tracciata anche la strada verso il settimo titolo, pure qui per pareggiare i conti con Schumi. Con il ritiro del compagno Valtteri Bottas in Germania, fermato da un problema tecnico, il vantaggio in graduatoria è abbastanza rassicurate: 69 punti. Quando ci sarà la certezza matematica, assisteremo ad un'altra pietra miliare della F1.