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18 Mag [11:07]

I protagonisti del campionato
Alla scoperta di Roy Nissany

Antonio Caruccio

Roy Nissany è stato la rivelazione di questo primo inizio di stagione. Arrivato tra gli ultimi ad annunciare il suo ingaggio con la RP Motorsport, l’israeliano al terzo anno nella World Series Formula V8 3.5 è tra i pretendenti al titolo. Facciamo con lui un bilancio di queste prime gare.

Un terzo della stagione ormai è andato, che bilancio puoi trarre del tuo 2017?
“Molto positivo, soprattutto dal punto di vista dei miglioramenti e dei progressi fatti. Avevamo un vuoto di esperienza dal punto di vista ingegneristico dato che la squadra si era presentata al via della serie solo lo scorso anno. Penso che in queste prime tre corse siamo stati quelli che hanno compiuto i maggiori progressi e questo sarà un punto cruciale per il prosieguo del campionato”.

Com’è lavorare con una squadra italiana?
“È una delle migliori occasioni della mia vita. Sono cresciuto in Italia, ai tempi dei kart per quattro anni sono stato nel vostro Paese girando tantissimo su piste come Lonato, La Conca e Parma. Tanti miei ricordi sono legati all’Italia e questa è stata anche una buona esperienza per migliorare la lingua”.

Tech 1, Lotus e RP sono state e sono le tue squadre. Che differenze hai riscontrato in questi anni?
“Tante, dal punto di vista dell’approccio ingegneristico. Non sarei in grado di dire quale fosse la migliore, ma avverti una grande differenza nel modo in cui guidi la macchina. La vettura di Tech 1 era estremamente accurata, c’era un grande studio teorico dietro ed era molto facile commettere degli errori in quanato la macchina non era così facile da guidare. L’approccio Lotus era diverso, meno teorico, ma c’era più possibilità di commettere degli errori strategici, con estremi dove si passava dall’essere molto competitivi al non trovare la strada giusta. In RP c’è un giusto mix tra le due cose e sino ad ora è la vettura con cui mi trovo maggiormente a mio agio, e si vede anche dai risultati”.

Lotus, con cui correvi lo scorso anno, è ora in vetta alla classifica. Qualche rimpianto al riguardo?
“No, perché mi trovo molto bene dove sono ora ed è questo che fa la differenza. Sinceramente avrei potuto serenamente condurre il campionato, a Monza abbiamo tagliato il traguardo per primi, poi per una dubbia penalità questo successo mi è stato tolto. In gara 2 è poi intervenuta la safety-car che non ha giocato a mio favore, quindi sulla carta saremmo già potuti essere leader”.

I podi conquistati con RP ti sorprendono?
“Non del tutto, mi sarei aspettato di arrivarci dopo qualche gara, ma questo significa che lavoriamo molto bene. Non lasciamo spazio agli errori né da parte mia né del team, siamo molto concentrati in stile robot e questo sta pagando. Dobbiamo continuare su questa strada”.

Qual è l’obiettivo prefissato per la seconda parte di stagione?
“Sempre quello che avevamo all’inizio, ovviamente vincere il titolo e non vedo ostacoli in questo momento che possano impedircelo”.

Com’è lottare contrp Binder? Vi conoscete bene avendo corso insieme lo scorso anno…
“Anzitutto voglio dire che René è una bella persona, uno dei miei migliori amici nel paddock. Ci conosciamo molto bene, abbiamo condiviso il box lo scorso anno. Lui ha visto i miei dati e sa come guido, la stessa cosa vale per me”.

In RP avete sperimentato per la prima volta la novità della terza macchina. Ha influito sul lavoro di voi piloti?
“Se non avessi notato un’altra monoposto coi nostri colori, non me ne sarei accorto. Nel senso che in squadra non è stato un problema gestire una vettura in più, qualitativamente non ho avuto nessuna perdita. Dal punto di vista tecnico è buono avere dei dati in più ed anche per la classifica a squadre il team avrà un vantaggio”.

Una griglia a 12 macchine pensi sia un problema per la serie?
“Per me, all’interno dell’abitacolo, è uguale. Quando lotti per vincere fai la tua gara su quei cinque piloti con cui battaglierai per il titolo, quindi che ci siano cinque o trenta macchine non cambia molto. Politicamente forse, o dal punto di vista del marketing, capisco che può fare la differenza, ma a me non importa”.

Com'è il rapporto con tuo padre, ex pilota, in questi anni?
“Sicuramente è diverso. Quando ero più giovane, anche dal punto di vista della guida, era molto importante averlo vicino. Adesso diciamo che l’ambiente è cambiato, c’è molta più tecnologia ed io ho comunque già avuto modo di lavorare con il team Sauber in F1, quindi ho un buon background a livello tecnico. È comunque sempre bello averlo accanto e sentire i suoi consigli vecchia scuola durante le gare”.

E con la Formula 1 invece? Come procede la tua scalata alla massima serie?
“Se ne occupa il mio management, io devo solo correre e vincere. Penso che, purtroppo, sia più una questione politica che sportiva, ma continuo a fare il mio lavoro come mi viene richiesto”.

Chi saranno i tuoi avversari per il titolo e chi ti ha maggiormente impressionato fino ad ora?
“Ti sembrerà una frase fatta, ma non guardo quello che mi succede attorno. Sono concentrato nel fare il miglior lavoro possibile al massimo delle mie possibilità. Lo scorso anno abbiamo avuto sette vincitori differenti nelle prime gare e tutto si è risolto solo nel finale. Ci sono tanti piloti veloci e competitivi, sarà una grande lotta”.