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24 Set [23:45]

IL TEMA - A1 e Superleague
temerarie, ma quanti dubbi

Si chiamano A1 Grand Prix e Superleague Formula. Innovative e rivoluzionarie. Domenica 5 ottobre si guarderanno con il binocolo, a pochi chilometri l'una dall'altra. La A1 a Zandvoort (Olanda) per la tappa di apertura, la Superleague a Zolder (Belgio) per il terzo appuntamento. Una concomitanza curiosa che coinvolge due categorie che strappano quelli che sono i canoni abituali delle corse andando a coinvolgere nazioni e club di calcio. Ma il cui futuro appare piuttosto incerto. Purtroppo.

La A1 Grand Prix ha alle spalle già tre stagioni; l'idea di creare un campionato per nazioni, con monoposto Lola-Zytek dipinte con i colori della bandiera del Paese di appartenenza, è stata geniale e coraggiosa. Tre campionati fra alti e bassi, la scelta intelligente di correre nel periodo invernale visitando la parte orientale del globo, tutti i continenti visitati. Ma lo sceicco Al Maktoum che aveva dato il via all'operazione, si è tolto di mezzo dopo il primo campionato lasciando oneri e onori a Toni Texeira, che ha continuato a credere nel progetto.

Tanti i soldi persi, ma la voglia di proseguire è stata più forte di ogni prospettiva di abbandonare e quando tutto pareva bloccarsi, è arrivato il grande colpo messo a segno un anno fa da Texeira. L'accordo con la Ferrari per la fornitura di telai e motori per la stagione 2008/2009. Paradossalmente, proprio la scelta che doveva risollevare definitivamente la A1 Grand Prix, la sta affossando. I tanti soldi che sono serviti per far partire il nuovo progetto sono finiti in fretta.

Indiscrezioni ci raccontano che chi costruisce i cambi, se li è tenuti ben stretti prima di darli via senza garanzie. E non solo questi fornitori essenziali hanno idealmente incrociato le braccia. A questo si è aggiunto il problema tecnico emerso nei test privati di Magny-Cours, con l'incidente che ha mandato all'ospedale il collaudatore Patrick Friesacher e costretto a rivedere il gruppo sospensioni della nuova monoposto Ferrari progettata da John Travis.

Risultato: i test collettivi di Silverstone sono saltati, la prova di apertura del campionato al Mugello (pista Ferrari, la prima volta della A1 Grand Prix in Italia) è stata rinviata o cancellata, non si sa bene. Ai test collettivi di Donington si sono presentate sei monoposto (comunque bellissime e attraenti, una buona scuola per GP2 o F.1) e altrettante, una più una meno, erano a Snetterton in altre giornate di test organizzate dopo domenica 21 settembre.

Cosa pensare dunque di una categoria che dovrebbe schierare almeno ventisei monoposto, ma ne ha portate in pista fino ad ora appena sei? Si correrà a Zandvoort domenica 5 ottobre? E chi ancora non ha compiuto un giro di pista come farà? Ma, soprattutto, ci saranno le macchine in Olanda? Ci piacerebbe pensare positivo, come stanno facendo gli organizzatori della A1 Grand Prix, ma è difficile crederci. Forse a Zandvoort finirà, se nel paddock appariranno le vetture, che quella che doveva essere la prova iniziale del campionato si trasformerà in un weekend di test, con due gare che non assegneranno punti. Sarebbe la cosa più intelligente.

Ma è un dato di fatto che RAB Capital, il gruppo finanziario inglese coinvolto nel progetto A1 GP, non presenta più nel suo board l'uomo che più di tutti aveva spinto tale marchio ad avventurarsi nel progetto a quattro ruote. E che per far stare tranquilli per qualche anno chi ha investito nella categoria, come coloro che possiedono le varie franchigie, servirebbe una iniezione di fiducia di 200 milioni di euro. Chi oggigiorno può permettersi un simile investimento, con la crisi economica mondiale che ci attanaglia, con le banche che chiudono mettendo in difficoltà milioni di persone?

Senza una Casa costruttrice alle spalle come la Renault che organizza i weekend World Series, o una solida potenza economica quale è la CVC Capital che è proprietaria della F.1 e, di riflesso, della GP2 (e magari della GP3), organizzare campionati per monoposto è sempre più complicato. Eppure, crescono, aumentano, si riproducono. Per poi vivere male, in affanno. Mentre la A1 Grand Prix sfoglia la margherita (partiamo o non partiamo), la Superleague Formula ha mosso i primi passi.

Anche questo è un campionato "pazzo", temerario, che coinvolge i club di calcio. Un'idea che parte da lontano, almeno nove anni fa, ma che ha trovato solidità, tramutando le parole in fatti, con l'arrivo dell'imprenditore catalano Alex Andreu. Un uomo che ha lavorato al suo progetto per almeno quattro anni con grande intensità, rispettando i tempi previsti e promessi e i numeri delle monoposto in pista. Anche la Superleague presenta una monoposto accattivante, costruita dalla Elan Panoz con un motore Menard da oltre 700 cavalli.

Ma la domanda che ci si pone davanti alla Superleague è: in un periodo di, lo ripetiamo, crisi vera, l'arrivo di un personaggio che cede le monoposto e i motori ai team praticamente in forma gratuita, fa strabuzzare gli occhi. Siamo forse davanti a Babbo Natale? Andreu conduce una macchina organizzativa perfetta, oliata, con almeno ottanta persone che lavorano per far crescere la Superleague. Le prime due tappe del mini campionato sono state divertenti, ma il pubblico ha clamorosamente snobbato i circuiti di Donington e Nurburgring. Non un buon inizio dal punto di vista promozionale, quindi. Al contrario, tanto per fare un paragone, la A1 GP riscosse subito enorme seguito.

Il weekend della Superleague presenta un paddock ricco di avvenimenti ma, a quanto ci dicono, la distribuzione dei biglietti gratis non appare cosa gradita dagli organizzatori. Se così fosse, è senz'altro un grave errore far pagare il biglietto in questo torneo che ha il solo scopo di verificare che tutto funzioni al meglio per la prima vera stagione nel 2009. Andreu ha detto senza mezzi termini che per tre anni la sua società sarà in perdita. Poi le cose miglioreranno. Tutto per la Superleague ruota attorno agli sponsor dei club di calcio, quelli secondari, che non appaiono sulle magliette dei giocatori. Essi dovrebbero convincersi a sborsare altri soldi per posizionare i loro marchi sulle monoposto, ma a sentire le prime reazioni, a tali investitori la Superleague Formula interessa ben poco.

Come finirà? Italiaracing ha sempre seguito con grande attenzione la A1 Grand Prix e sta facendo altrettanto con la Superleague Formula perché l'innovazione e il coraggio di intraprendere nuove vie le apprezziamo, e sinceramente ci auguriamo che entrambe le categorie trovino i mezzi necessari per far fronte alle attuali e future difficoltà economiche. Ma sappiamo già che per Texeira e Andreu la battaglia per sopravvivere sarà feroce.

Massimo Costa

Immagine Ideaplan