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1 Lug 2008 [17:54]

IL TEMA - Attenti a questi due
Vogliono forse distruggere tutto?

Sembrano Jack Lemmon e Walter Matthau nei loro memorabili film. Due vecchietti arzilli, intelligenti, amici, ma pieni di simpatico odio da riversare uno contro l'altro. Bernie Ecclestone e Max Mosley non rappresentano certo il nuovo che avanza nel mondiale della F.1 e la loro recita assomiglia sempre più a quella dei due grandi attori di Hollywood. Più gli anni trascorrono e più Ecclestone e Mosley inscenano siparietti gustosi, o disgustosi (dipende dai punti di osservazione).

Sempre più attaccati ai loro soldi, alla loro sedia. Curioso come in un mondo, quello della F.1, che è sempre alla ricerca dell'inedito, del giovane, della novità, ci si appenda con tutte le forze a questi due distinti nonni. Per carità, bravissimi nel loro lavoro, ma sempre più rinchiusi in se stessi. Lo scandalo dell'orgia sado-nazi che ha visto protagonista Mosley, ha scatenato Ecclestone. Che non perde occasione per rifilare frecciatine o bombe atomiche contro di lui.

Sperando che Mosley, prima o poi, si stacchi dalla sedia di presidente FIA, alla quale è pesantemente incollato. Ma mister Max rimane lì perché vuole disintegrare il sistema costruito da Ecclestone. Un sistema oliato, perfetto, che porta soldi solo dove vuole lui. E questo a Mosley non va più bene. Va letta anche in questa ottica l'iniziativa, apparentemente stramba, di creare già dal 2009 la F.2. Una categoria che la FIA vuole affiancare alla F.1 come formula propedeutica per accedere nel mondiale. Compito che già sta svolgendo molto bene la GP2 Main Series, campionato però non targato FIA.

Ma di chi è la GP2 se non di Ecclestone e Briatore? Che hanno portato scriteriatamente una formula intelligente e divertente a prezzi irragionevoli. I team stanno soffrendo le pene dell'inferno per coprire i budget che servono: 1,3-1,4 milioni di euro. E ci sono team manager che da tempo non dormono la notte. Una escalation preoccupante quella dei costi, che ha finito per coinvolgere anche le altre serie dei piani inferiori. Tutto cresce. E la FIA allora, lancia la provocazione. La F.2 a 200mila euro per una stagione.

Come è possibile? Non lo sembra proprio, a meno che la FIA non porti a casa un costruttore che si impegna a coprire tutte le spese di gestione di una monoposto e di un motore (team per team), che certo deve avere almeno 500 cavalli se la F.2 desidera proporsi come l'anticamera della F.1. Ma perché un costruttore dovrebbe investire milioni e milioni di euro per una F.2? Quali vantaggi ne trarrebbe? E qui entriamo nei meandri misteriosi della politica. Comunque, se fossimo in Bruno Michel, organizzatore principe della GP2 e da sempre braccio armato di Briatore (il fratello di Bruno Michel è il responsabile del programma Renault Drivers Development), inizieremmo a preoccuparci.

Il giocattolo GP2 è bello e intelligente. Si è anche voluto creare un meccanismo mentale per cui se non si corre in GP2 in F.1 non si va. Sbagliatissimo e fuorviante. La GP2 non è indispensabile, come hanno dimostrato Sebastian Vettel o Robert Kubica o Adrian Sutil, arrivati tranquillamente in F.1 da altri campionati dove si spendeva almeno la metà del budget. Ed è qui che vuole arrivare la FIA. Sarà un bluff questa F.2? Inizieranno manovre sotterranee con i team GP2 per convincerli a entrare in F.2? O verranno comunque coinvolte altre strutture altamente professionali presenti in campionati come World Series Renault, F.3 Euro Series, A1 Grand Prix, Formula Master?

Massimo Costa
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