16 Ago 2005 [15:09]
INTERVISTA A JEAN-PAUL MARIE
"Abbiamo mantenuto le promesse
Eccezionale l'affluenza del pubblico
Jean-Paul Marie a Oschersleben è seduto nella hospitality Renault nel tentativo di ripararsi del freddo che la scorsa settimana ha avvolto il nord Europa. Il direttore della competizione e della comunicazione di Renault Sport Technologies appare quasi travolto dal successo che la World Series by Renault sta riscuotendo in giro per l'Europa. E' motivo di grande orgoglio per Marie in quanto è stato lui a decidere di cambiare il corso delle gare organizzate dalla Casa francese uscendo dallo stretto spazio del Super Racing Weekend dove, tra FIA GT e ETCC, la V6 e la 2.0 erano confinate ad orari impossibili, di scarsa visibilità. E' quindi nata l'idea di creare un weekend tutto Renault in unione con la RPM, la società spagnola di Jaime Alguersuari che dal nulla nel 2002 aveva inventato la World Series. La Renault ha così preso il pacchetto World Series, costruttore compreso, abbandonando per la categoria V6 la Tatuus a favore della Dallara. Questa la storia della nascita della World Series by Renault.
L'attualità ci porta a prendere atto che la promozione messa in atto nei Paesi dove si disputano le gare del campionato è stata superba considerando la risposta del pubblico, travolgente a Le Mans con 160.000 spettatori in due giorni, eccellente negli altri circuiti dove la media è sempre stata tra i 70.000-90.000 spettatori, Valencia a parte. Renault non mette in campo soltanto le gare, ma tutta una serie di attrazioni interessanti oltre a permettere l'ingresso nel paddock.
- Mister Marie, facciamo il punto della situazione?
"Posso tranquillamente affermare che abbiamo mantenuto le promesse fatte ai team manager lo scorso anno. Per quanto riguarda la promozione dell'evento e la risposta del pubblico non dico che siamo felici, ma strafelici. Una affluenza del genere, al primo anno di attività, è stata incredibile. Sono ancora frastornato dalla valanga di spettatori che è intervenuta a Le Mans! Vede, la F.1 è uno show fatto per la televisione non per gli spettatori. Noi invece portiamo la gente nel cuore delle corse, nel paddock, vicino ai piloti e alle macchine che altrimenti resterebbero solo un sogno, un qualcosa visto dalle tribune. Gli appassionati hanno apprezzato questa nostra apertura nei loro confronti ed è piaciuto anche l'allestimento dei vari stand che presentiamo nei circuiti".
- Le gare diventano quindi un qualcosa compreso nel pacchetto, non il momento più importante della giornata. Ma è impossibile che non siano emersi dei problemi.
"Certamente e il primo di tutti riguarda il Megane Trophy. Le vetture hanno riscontrato troppi problemi tecnici, ad ogni gara ne salta fuori uno. E per questo mi scuso pubblicamente con tutti coloro che a inizio anno hanno abbracciato la nostra iniziativa. Ma i nostri ingegneri stanno lavorando sodo per risolvere questi guasti e stiamo andando nella giusta direzione. Per quanto riguarda la V6 vi sono da registrare dei punti nel regolamento sportivo e tecnico, ma tutto sommato la situazione è tranquilla e positiva. Sono anche soddisfatto del paddock, nel senso che, almeno fino ad ora, non si sono create tensioni tra le squadre e si è instaurato un clima amichevole che non può che far bene alla crescita della categoria".
- Una bella eredità della precedente World Series quest'ultima. Una curiosità: cosa pensa il presidente di Renault, Carlos Ghosn, nel vedere che le due principali categorie che seguono la F.1 portano il marchio della sua azienda?
"Nessun problema, la separazione tra GP2 e World Series è decisamente netta. La Renault Sport Technologies promuove un evento da lei organizzato in toto, ovvero la World Series by Renault. La GP2 invece è promossa da Bernie Ecclestone e Bruno Michel, non è organizzata da Renault che funge esclusivamente da sponsor e fornitore. Nulla di più. Si fa tanto parlare di rivalità tra le due categorie, ma a mio avviso vi è una separazione molto chiara: ci sono degli step sanciti dalla potenza dei motori, quindi abbiamo la Renault 2.0, la V6 e la GP2".
- Volendo, tra Renault 2.0 e V6 c'è la F.3... Ma parliamo del futuro. Intanto, cosa offrirete al vincitore del campionato 2005?
"A novembre il nostro campione affronterà un test vero e proprio, non una prova di venti giri, di due giorni con il team Renault di F.1. Mi sembra una possibilità non da poco".
- Anche perché la Renault è pur sempre al comando del mondiale. Per quanto riguarda il calendario quali novità proporrete?
"E' ancora un po' presto, ma posso dire che nel 2006 vi sarà una tappa sul nuovo circuito di Istanbul mentre non andremo più a Valencia. Quest'anno si è reso necessaria una doppia gara in Spagna, la principale era quella sul circuito cittadino di Bilbao, perché era saltato Zandvoort. Continueremo con il progetto di una gara sola per Paese".
- Ci sono squadre che premono per entrare nella V6 del 2006, alcune anche italiane? Come vi comporterete? Amplierete il parco iscritti?
"No, non supereremo le trenta monoposto, come quest'anno, quindi avremo quindici team. Non escludo che vi possano essere nuovi ingressi. Il regolamento parla chiaro: se una squadra non rispetta quanto vi è scritto, ovvero il dovere di schierare ad ogni appuntamento entrambe le monoposto, allora è naturale che perde la priorità. Voglio aggiungere però che non rientrano in questo caso i team che nel corso della stagione si sono ritrovati con dei piloti squalificati".
- Trenta piloti in pista sono tanti, quindi è difficile avere trenta ragazzi di alta qualità. Solitamente, nelle formule, la pista crea due differenti classi, quest'anno la sensazione è che addirittura vi siano tre livelli... Non è il caso di spiegare che la V6 non è per tutti?
"Sono d'accordo e stiamo lavorando proprio per cercare di avere un parco piloti di buona qualità per il 2006. Però devo dire una cosa: sono le federazioni le responsabili del rilascio delle licenze. Indubbiamente l'inizio di stagione è stato difficile, con tanti incidenti, e per pura fortuna la tragedia è stata evitata. Ci siamo accorti che per alcuni piloti il salto dalla Renault 2.0 alla V6 è risultato particolarmente impegnativo, sia per la guida del mezzo che è velocissimo sia per quanto riguarda la professionalità, quindi dobbiamo provvedere a evitare per il futuro che si creino situazioni pericolose e imbarazzanti".
Massimo Costa