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31 Lug 2009 [10:47]

Il ritorno di Michael Schumacher
e quella Ferrari senza coraggio

L'audience in calo, nomi nuovi alla ribalta che hanno disorientato il pubblico che abitualmente segue la F.1. L'idea di riportare il "vecchio" per rialzare l'interesse ha sicuramente ricevuto il battesimo di Bernie Ecclestone. Già domenica sera, 26 luglio, concluso il GP di Ungheria, vi era la certezza che Michael Schumacher avrebbe rimpiazzato Felipe Massa. Per la gioia dei "media" e di tutto il circus. La scelta del sette volte campione del mondo di rimettersi in gioco dopo due anni e mezzo di pausa è decisamente coraggiosa. Perché non è più un ragazzino, perché dimostra di avere una forza interiore e un amore per la velocità che non ha confini.

Schumacher ha detto che torna alla guida della Ferrari per gratitudine nei confronti del team di Maranello. Parole dolci e sensibili. Sicuramente c'è anche questo dietro al ritorno di Schumacher, ma correre in auto non è come scendere su un campo di basket. La gratitudine va ben ponderata quando si rischia la vita e a spingere il tedesco a riprovarci è la consapevolezza che la F60 è tornata competitiva. Il secondo posto di Kimi Raikkonen a Budapest ne è la prova. Poi c'è la voglia di confrontarsi con i nuovi fenomeni Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, mai incontrati in carriera. Rimane il fatto che il presidente Ferrari Luca di Montezemolo, e tutto lo staff, ha operato una scelta conformista. Poco coraggiosa.

Poteva essere l'occasione, considerando che la rincorsa al mondiale è da tempo svanita, per guardare al futuro e, una volta tanto, azzardare il lancio di un giovane pilota, come fece l'inarrivabile Enzo Ferrari con Gilles Villeneuve. Per esempio, Montezemolo poteva buttarsi su quel Nico Hulkenberg che tanto ricorda Schumacher. Prenderlo ora che non costa nulla, strapparlo alla Williams oggi piuttosto che rincorrerlo fra cinque anni spendendo milioni di euro. Sempre se Hulkenberg confermerà quel di buono che sta dimostrando. Ma si sa che la Ferrari non osa mai e preferisce prendere piloti già formati da altri. Come è stato con Schumacher, con Irvine, con Barrichello, con Massa e con Raikkonen. E come sarà con Alonso.

C'è anche il rischio di creare una frizione all'interno della squadra. La chiamata di Schumacher sembra un gesto disperato perché non si è convinti degli attuali piloti. Il carisma di Schumacher potrebbe infatti fare ombra a Raikkonen e Massa, mettere in discussione le loro scelte tecniche, il loro modo di lavorare. Una soluzione morbida poteva essere quella di premiare, finalmente, Luca Badoer. Il fedelissimo al marchio Ferrari, già scavalcato da Mika Salo dieci anni fa, ancora una volta non è stato preso in considerazione, al pari dell'altro tester Marc Gené. Viene lecito chiedersi perché ci si affidi a Badoer per i collaudi se poi non lo si utilizza, quando necessita, per i GP. Come invece fece la Williams proprio con Gené quando Ralf Schumacher si infortunò o la McLaren con Wurz e De La Rosa per rimpiazzare Montoya.

Massimo Costa

Nella foto, Michael Schumacher (Photo 4)
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