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28 Ago 2020 [8:01]

Il sogno di Takuma Sato
Ciclista che voleva le corse

Marco Cortesi

Da poco archiviata la seconda vittoria nella Indy 500 Takuma Sato è arrivato alle corse per vie traverse. In cinque anni, è passato dal ciclismo agonistico alla Formula 1. Senza karting professionale, senza formazione o tradizione specifica. Quasi un miracolo, segnato dall'assoluta, incrollabile determinazione.

Se non si può con 4 ruote, vada di 2 (a pedali)
In realtà, Sato aveva sempre sognato di correre in auto, ma pur se sicuramente benestante (il padre è un importante avvocato) non ha mai potuto mettere in pratica i propri intenti. Troppo distante dal suo l'ambiente del motorsport in una società, quella giapponese, in cui la tradizione è fondamentale e in cui spesso i destini professionali si decidono in giovanissima età. Il padre, non è un grande appassionato, e avvia il figlio agli studi. Tuttavia, lo porta a vedere la Formula 1 a Suzuka, ed è lì che scatta la molla: vuole correre anche lui.

Per estensione, Sato a scuola si dedica al ciclismo, lo sport con ruote più veloce che poteva trovare. Al tempo, la sua scuola non aveva un programma di ciclismo: lo creò lui, convincendo tutti che sarebbe stata una buona idea. Il programma coinvolge un solo atleta. Lui. Nonostante tutto, diventa campione studentesco nazionale.

La borsa di studio Honda vinta al primo colpo
Mentre era a scuola, all'ultimo anno, gli occhi cadono su un giornale di corse, con un annuncio della scuola piloti di Suzuka: ecco come fare! Il limite d'età è però 19 anni, e lui, pur senza nessuna esperienza, sente che deve sbrigarsi. Da una parte, visto che non sono previsti colloqui e il suo curriculum sportivo - ciclismo a parte - è vuoto, insiste per chiedere un colloquio, smuovendo il mondo come è abituato a fare per avere l'unica speranza di essere ammesso. Dall'altra, inizia ad andare in kart, correndo in gare locali in Giappone.

La Honda (proprietaria di Suzuka) dopo aver intepellato la scuola di Sato, gli dà la possibilità di spiegare le sue ragioni, e si convince. Il ragazzo non ha esperienza ma è super motivato, ed è ammesso al corso. Alla fine delle sei giornate di test, tutte a Suzuka, Sato è il vincitore assoluto e conuqista una stagione pagata nella Formula 3 Giapponese per l'anno successivo.

Sapendo che non ce l'avrebbe potuta fare in un campionato vero di quel livello, Sato fa una gara e si imbarca per il Regno Unito, per completare la propria formazione in Formula Opel, debuttando nel 1999, a quasi 22 anni e a soli tre anni dal suo inizio sportivo, nella Formula 3 britannica. I risultati, sensazionali considerando l'esperienza, gli valgono quasi subito l'ingresso nel programma Honda.

In sei anni, dalla bici alla F1
Servono un altro paio di stagioni per "mettersi in bolla". Spesso, il modo di Sato per farlo è andare a muro. Con poco senso della misura, per via dell'inesperienza, deve comunque dare il massimo sin da subito e non resta che imbarcarsi in un percorso di tentativi-errori. Nel frattempo, l'adattamento alla realtà europea di uno che non aveva mai messo il naso fuori dal Giappone in 20 anni e non conosceva la lingua. Anche la capacità di adattarsi, gli sarebbe tornata utile in futuro.

Nel 2000, il debutto con Carlin e il terzo posto nel campionato F3 inglese. Nel 2001, il titolo nazionale con 12 vittorie su 25 gare ed il trionfo sia nel F3 Masters di Zandvoort che nel GP di Macao. In 5 anni, dall'essere un ciclista, Sato è diventato il più promettente pilota giapponese di sempre, e debutta in Formula 1.

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