4 Nov 2007 [12:32]
Intervista a Francesco Castellacci
Dalla F.Azzurra alla F.3 inglese. Non si può nascondere che Francesco Castellacci abbia avuto una buona dose di coraggio nell'affrontare il campionato nazionale di F.3 più difficile al mondo pur avendo poca esperienza nel mondo delle monoposto. Una stagione affrontata tra l'altro con un motore Mugen non competitivo come i Mercedes.
Come è stato l'approccio al Campionato Inglese F.3?
"L'anno nel F.3 britannico era finalizzato principalmente per maturare esperienza da professionista e per farmi conoscere a livello internazionale, in quello che è il campionato più difficile in Europa. Lo scorso anno sono andato a Macao per prendere contatti con tutte le squadre. Mi sono incontrato con Alan Docking, siamo entrati in buoni rapporti e la proposta è sembrata giusta. Ho vissuto in Gran Bretagna da solo, con il team, da febbraio, cercando di imparare tutto quello che potevo per passare dal karting e dalla F.Azzurra ad un livello professionistico. Ero il primo pilota italiano dopo molto tempo ad affrontare la categoria, e mi sono trovato bene".
Come giudichi la tua esperienza?
"Nella prima parte della stagione mi mantenevo intorno al ventesimo posto, mentre nelle corse successive sono spesso riuscito ad entrare nella top-15, con 32 macchine in pista. Non mi potevo aspettare ovviamente la top-10, composta da piloti con molta più esperienza, che conoscevano vettura e piste. Inoltre tutti i piloti d'alta classifica avevano motori Mercedes, mentre per motivi di budget la mia vettura era motorizzata Honda, e davvero non c'era nulla da fare per poterli impensierire. Il mio obiettivo era quello di essere davanti ad entrambi i compagni di squadra, e diventare il pilota di riferimento del team".
Cosa ti ha impressionato di più della serie britannica?
"Le piste inglesi, che sono pazzesche ed insegnano molto. Per la maggior parte sono degli ex aeroporti, con i muri molto vicini alla pista rispetto a quel che si trova in Italia, con poche vie di fuga, e spesso con forti saliscendi e curve cieche, come Oulton Park e Brands Hatch. Il tracciato di Thruxton, che è proprio costruito attorno ad un aeroporto, si affronta con il gas completamente aperto per il 75% del giro. Si affrontano curvoni anche da 250 Km/h, con ai lati l'erba alta e subito il guard-rail: quasi dei circuiti cittadini. Ho imparato molto dai piloti di testa nelle prove libere e nelle qualifiche, cercando di seguire le loro traiettorie, visto che ovviamente hanno corso su quei circuiti anche con le formule minori".
A proposito di circuiti cittadini, com'è stata l'esperienza di Bucarest?
"Era la mia prima volta su un cittadino: in gara 2 ero riuscito a portarmi all'undicesimo posto prima di essere centrato, in safety-car, da una vettura del team Raikkonen che ripartiva dopo un testacoda. Tutto sommato mi sono trovato bene, anche a livello di organizzazione; oltretutto c'era tantissima gente a vedere le gare... La pista era bella, adatta alla Formula 3, con grandi frenate, chicane e comunque con una discreta sicurezza".
A cosa stai lavorando per la prossima stagione?
"Conto molto sul fatto di poter sfruttare questa esperienza, con tutto quello che ho imparato, tutti i chilometri che ho fatto, per cercare di essere protagonista in un campionato di livello leggermente inferiore. Per fare un altro anno in Inghilterra avrei bisogno di un budget molto più alto, in modo da arrivare in un team di grande livello, mentre nel primo anno di F.3, senza conoscere la macchina e le piste, forse non sarei nemmeno riuscito a sfruttare le potenzialità del Mercedes. Sono molto interessato al Campionato Italiano F.3. Penso che il progetto che si sta portando avanti, anche grazie a CSAI e Minardi, sia molto positivo, con la prospettiva dell'ingresso di Fiat come motorista e di nuove macchine al via".
Marco Cortesi