Massimo Costa - XPB ImagesA volte basta soltanto una foto, una immagine rubata, per descrivere i momenti, le sensazioni, gli umori, che attraversano la mente di un atleta, che sia un calciatore, uno sciatore, un tennista, un centometrista. Nel nostro caso, un pilota.
Charles Leclerc, dopo l'ennesima delusione che ha dovuto sopportare a Zandvoort, un fine settimana durissimo culminato con l'incidente causato da Andrea Kimi Antonelli, si è seduto tutto solo su uno dei terrapieni che circondano il circuito.
Precisamente alla curva 3, quella del crash, che offre le spalle al paddock. Bastava un attimo per raggiungere la hospitality Ferrari, invece
Leclerc ha preferito starsene da solo, a pensare, rimuginare, ricordare magari tutte le occasioni perse, agli anni vissuti col team di Maranello inseguendo sempre vanamente la speranza di poter lottare concretamente per vincere il titolo mondiale. Opportunità mai verificatasi.
Su quel terrapieno, Leclerc ha anche
ricevuto un telefono dal suo fotografo personale, posizionato nei paraggi, Antoine Truchet. Charles ha composto un numero e con l'aria triste ha parlato chissà con chi. Si è sfogato probabilmente, forse con il manager Nicolas Todt, forse con la sua ragazza, magari con la mamma o uno dei due fratelli.
Non capita spesso vedere un pilota di F1, ritiratosi lungo il circuito, che si mette al telefono. Al contrario, accade nelle gare Endurance, dove i piloti hanno a bordo un cellulare per comunicare con il box perché, in caso di guasto, vengono aiutati dallo staff tecnico per cercare di risolvere il problema.
Leclerc non doveva risolvere alcun inconveniente tecnico a Zandvoort, ma soltanto esprimere il proprio disappunto a una persona lontana.
Sono sette anni che Charles corre per la Ferrari, è stato vice campione del mondo nel 2022, ma senza mai la prospettiva di poter raggiungere il leader Max Verstappen, si è piazzato terzo nel 2024, è andata peggio nelle altre stagioni.
Leclerc ha dimostrato in più di una occasione di avere una
guida funambolica all'occorrenza, l'ennesima prova domenica scorsa, quando ha compiuto una splendida manovra di sorpasso su George Russell. Ma non solo. In qualifica è senza ombra di dubbio uno dei piloti più veloci dell'intera Formula 1, forse il più rapido in assoluto, sicuramente più di Verstappen o Lando Norris, Oscar Piastri o Russell. Lo ha fatto vedere 27 volte, il numero delle pole conquistate spesso con monoposto non da assoluto.

Leclerc ha vinto soltanto otto Gran Premi: due nel 2019, nessuno nel 2020 e 2021, tre nel 2022, nessuno nel 2023, tre nel 2024, nessuno nel 2025. E per inteso, sui successi del 2019 a Spa e Monza, vige l'ombra di esserci riuscito con una
Ferrari irregolare, come poi è stato certificato dai commissari tecnici FIA. Certo, non per colpa sua.
Leclerc nel 2024 si è legato alla Ferrari fino al
2029, ma nel contratto vi sono clausole che possono permettergli di lasciare Maranello dopo il terzo anno se le prestazioni non corrispondono alle aspettative. In Ferrari, il monegasco è divenuto un simbolo, amato da milioni di tifosi e, dal punto di vista economico (aspetto che non va mai sottovalutato) è uno dei piloti più pagati, circa 25 milioni all'anno. Cifra da capogiro.
Ma questo non conta. Leclerc vuole lottare per vincere il mondiale e il 2026, con le nuove regole tecniche, è l'anno che dovrebbe modificare i valori in campo. Sarà proprio così? Non ci metteremmo la mano sul fuoco. Rimane il fatto che se anche la prossima stagione si rivelerà un campo minato per la Ferrari, Leclerc potrebbe seriamente cominciare a
guardarsi attorno.
Charles merita un team vincente, in grado di permettergli di correre con l'idea concreta di puntare al mondiale piloti. Non vuole rimanere una eterna promessa. Una specie di Jean Alesi, tanto amato dai ferraristi e poco altro. Ora c'è Monza, il circuito che lo ha visto primeggiare lo scorso anno.
Intanto, martedì a Milano è stato organizzato il
teatrino Ferrari con i suoi piloti Leclerc e Lewis Hamilton calati in mezzo alla folla e "costretti" a raccontare banalità, bugie, del tipo che a Monza si andrà per vincere. Certo, è quello lo spirito giusto di tutti i piloti e i team, ma la realtà appare ben diversa, anche se auguriamo a Charles o Lewis di poter compiere il miracolo. Appunto, un miracolo serve.
Evidentemente tra Ferrari e Sky
a
nulla è servita la lezione dell'altra festa a Milano, svoltasi nel pre campionato, quando si urlava nei microfoni che Leclerc o Hamilton avrebbero fatto faville nel Mondiale 2025. Charles non ha bisogno di queste manifestazioni pressoché inutili, dopo 167 Gran Premi disputati cerca concretezza, solidità, un progetto vincente. Lui ha dato tanto alla Ferrari, se non verrà ricambiato nel 2026,
sarà ora di cambiare aria.