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3 Mar [14:25]

Leclerc a cuore aperto:
"Devo lavorare sulla costanza in gara"

Massimo Costa - XPB Images

In una intervista a cuore aperto apparsa oggi sulla Gazzetta dello Sport, Charles Leclerc si racconta. Il ragazzo monegasco spiega di non essere particolarmente preoccupato di rappresentare la squadra e il marchio a quattro ruote più conosciuto nel mondo: «Timori per essere alla Ferrari? No, nessuno spavento. Anzi, l’orizzonte lungo mi dà tranquillità. E poi guidare per la Ferrari è un onore e sapere che lo farò fino al 2024 compreso, mi fa molto piacere. Avverto la responsabilità, ma è la stessa che sentivo l’anno scorso al primo anno con Maranello. È sempre così quando si sale in questo abitacolo o si veste anche solo una maglietta rossa».

La popolarità di Leclerc è balzata a livelli impensabili rispetto ad appena un anno fa: «Con il mondo esterno è ora tutto molto più difficile perché la gente vuole conoscerti, tutti vogliono diventare tuoi amici, me ne sono accorto in fretta. Reagisco provando a mettermi dentro una bolla, di cui fanno parte la mia famiglia e gli amici di sempre. Si possono perdere facilmente i punti di riferimento, così resto sereno e non mi monto la testa. Conta il giusto equilibrio con le persone che mi sono sempre state vicine».

Chi sono allora le persone di riferimento, sempre importanti per un pilota:  «Papà lo è stato per il Motorsport, anche perché aveva corso in F.3. Mamma lo è nella vita normale, siamo uniti. Mi aiuta nelle cose semplici: cucinare, lavare, specie all’inizio quando sono andato a vivere da solo. Parliamo di tutto. E poi c’è il mio manager Nicolas Todt, so di poter contare su di lui nel privato e come professionista che fa bene il suo lavoro. Questo mi tranquillizza e mi consente di concentrarmi solo sulla guida».

Non sono mancati gli episodi curiosi nella ancora breve carriera in Ferrari di Charles, come quando dopo la vittoria di Monza un tassista non lo aveva riconosciuto: «Eh, quello mi è piaciuto perché ha detto “Che gara ha fatto oggi quel ragazzino!”, senza sapere chi fossi. Non mi aveva riconosciuto ed è stato bello sentirlo parlare così di me, era sincero. A volte avere così tanta gente intorno può essere stancante, ma lo vedo sempre come qualcosa di positivo, senza i tifosi non ci sarebbe questo sport. E poi nei momenti difficili sono loro a darti morale, non lo dimentico mai».

Leclerc pur essendo giovanissimo ha dovuto sopportare il dolore per la perdita di persone a lui molto care e vicine: «Ho vissuto il dolore per la morte di Anthoine Hubert a Spa come quello per papà e Jules Bianchi: fai i conti con la perdita, inizi ad abituarti, ma non è dimenticanza. Sono persone che restano nel cuore. Le tengo dentro perché mi ricordano come e grazie a chi sono arrivato in F.1, direttamente e indirettamente mi sono state d’aiuto. Anthoine e io abbiamo iniziato in kart, ci spingevamo, siamo cresciuti insieme a Pierre Gasly, Esteban Ocon. Su papà e Jules non c’è nemmeno da ricordare tutto l’aiuto che mi hanno dato, sono figure sempre nel cuore e nella mente».
 
Leclerc parla poi dei test e delle aspettative per la stagione 2020. Ma tutto appare un rebus: «Siamo contenti del nostro lavoro e di ciò che abbiamo imparato. Sulla differenza di prestazione rispetto ai rivali, però, dobbiamo aspettare Melbourne. Non mi ero posto aspettative per i test. L’anno scorso eravamo partiti a razzo, eravamo contentissimi, poi la prima gara ha dimostrato che non avevamo ben capito dove fossimo. Quest’anno l’approccio è diverso, ci concentriamo su di noi, anche se Mercedes e Red Bull sono molto forti. Il programma è stato importante per crescere, conoscere meglio l’auto ed essere pronti per Melbourne. L’obiettivo era mettere più carico e ci siamo riusciti, nelle curve strette abbiamo più aderenza a scapito di un po’ di scorrevolezza sul dritto. Se è l’equilibrio corretto lo scopriremo solo alla prima gara».

Leclerc parla degli avversari Hamilton: «Lewis è veramente forte, ammiro la sua consistenza in gara, il saper tirar fuori sempre il 100%. Ognuno ha punti di forza, ma se c’è qualcosa su cui vorrei lavorare è proprio la costanza in gara. Con lui c'è un buon feeling, non saprei il motivo. Forse Lewis apprezza e sente che lo rispetto. Alla fine credo che tra sportivi il rispetto sia il sentimento corretto. A Monza, dopo la ruotata alla Roggia mi ha detto una parolaccia, ma in termini non negativi, magari non era contento, ma me l’ha detto scherzando, sapendo che questi duelli fanno parte del gioco».

E di Verstappen cosa ne pensa: «E' molto migliorato. In kart 10 anni fa la storia era diversa, ora siamo cresciuti. Le nostre battaglie si spingono al limite, ma questo le rende più belle per lo spettatore. La rivalità è intensa perché siamo cresciuti insieme, è una battaglia più aggressiva rispetto a quella con Lewis, la percepisco, mi adatto e divento più aggressivo anch’io. Ma fuori dalla pista il rispetto per Lewis e Max è identico».

Leclerc fa anche un tuffo nel passato: «Avrei voluto vivere il duello tra Villeneuve e Arnoux nel GP di Francia del 1979, con tutti quei sorpassi e contro sorpassi, essere protagonista di uno spettacolo così. Il mio momento indimenticabile è stato a Monza col team felice sotto al podio e mia mamma, che quel giorno non aveva il pass per il paddock, e l’ha vista in tribuna. Poi, non dimentico un abbraccio con papà dopo una gara di kart, non era nemmeno così decisiva. Ma quel momento non lo dimenticherò mai».