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16 Ago 2012 [19:21]

L'intervista - Naoki Hattori
Perché il Super GT ha successo

Dall'inviato Antonio Caruccio




Alla vigilia della prova di Suzuka del Super GT giapponese, Italiaracing ha incontrato Naoki Hattori. I più attenti appassionati di motorsport ricorderanno un suo timido tentativo di ingresso in F.1 nel 1991, con il team Coloni, quando fallì due tentativi di pre-qualifica a Suzuka ed Adelaide. Nato il 13 giugno 1966, Hattori ha poi corso a lungo nella F.Nippon, facendo anche una puntata nella americana CART alla fine degli anni Novanta, ed ora è entrato a far parte della GTA, promotore del suddetto campionato.

Hattori, che ruolo ha la GTA nella struttura del Super GT?
“GTA è il promotore del campionato e non l'organizzatore. La categoria nasce nel 1994 col nome di All Japan GT Series, per poi diventare Super GT. GT Associacion è composta da dieci persone fisse che lavorano tutto l’anno, mentre per le gare arrivano dei collaboratori e si raggiunge un totale di quaranta elementi”.

Per quanto riguarda invece la parte sportiva, chi stila i regolamenti?
“Tutto è soggetto all’approvazione della Japanese Automobile Federation, che è la federazione nazionale del motorsport giapponese. GTA propone il regolamento sia sportivo sia tecnico che viene poi presentato alla JAF”.

In Europa abbiamo visto, negli ultimi anni, scomparire la competizione tra costruttori ufficiali nei campionati GT, come anche il confronto tra gommisti. Voi invece state seguendo una politica diametralmente opposta. Qual è il segreto?
“Noi abbiamo tre Case ufficiali impiegate nel programma GT500 e quattro marche differenti di pneumatici. La monofornitura implica che la marca coinvolta sia uno sponsor del campionato, noi invece incrementiamo la competizione per delle nuove tecnologie, non solo per le gomme, ma soprattutto per i costruttori e per i fan che vogliono vedere la reale differenza in pista con la competizione aperta”.

Si parla sempre più della possibilità di una fusione tra DTM e Super GT. Conosciamo il punto di vista del DTM, cosa potete dire invece dalla parte del Super GT?
“Abbiamo avuto molti contatti per cercare delle buone idee per ridurre i costi nella costruzione delle vetture. Qualora questa cosa divenisse possibile, bisognerebbe trovare un’intesa tra ben sei costruttori, Lexus, Honda, Nissan, Mercedes, Audi e BMW e non è facile, anche perché abbiamo regolamenti sportivi completamente differenti. Trovato questo punto di incontro, bisognerebbe poi trovare dei punti in comune tra le due serie. Magari in futuro si potrebbe pensare ad avere qualche evento extra campionato che non sia né in Giappone né in Europa, magari in Asia o Medio Oriente, per valutare le possibilità, ma al momento non c’è nulla di concreto”.

Parlando invece di lei, in che modo supporta la GTA?
“Cerco di mettere a disposizione di GTA e dei piloti la mia esperienza. Essendo stato un pilota, riesco a mediare le loro necessità, ma ho imparato anche a capire che cosa serve per far funzionare un campionato”.

Qual è la sua impressione su piloti giapponesi nel contesto internazionale del motorsport?
“Per quanto riguarda i giapponesi è molto complicato essere un pilota. Io ho corso molto in Europa ed in America, per poi chiudere la mia carriera in Giappone nella Formula Nippon, godendo di una buona popolarità. Per altri piloti invece, è difficile. Ad esempio, Daijiro Kato, tragicamente morto con la Moto GP qualche anno fa, era famosissimo in Europa, ma molto meno nel nostro Paese”.

Cosa si potrebbe migliorare nel Super GT e nel motorsport in generale dal suo punto di vista?
“Se avessi la risposta sarei un uomo di grande fama e successo! È molto difficile, bisogna cercare di stimolare i tifosi ad essere interessati alle corse, creare gare avvincenti, ed allo stesso tempo fare in modo che un costruttore riceva dal proprio impegno agonistico non solo un ritorno di immagine, ma anche economico”.

Cosa pensa del rientro di Toyota in un palcoscenico come quello di Le Mans?
“Significa molto per il motorsport giapponese, perché un costruttore che ha fatto la sua storia nelle gare di durata è tornato a farsi largo tra i grandi. Inoltre, per tutto il Super GT è un grande successo perché molti piloti vengono a correre da noi come allenamento per la 24 Ore, dimostrando la grande competitività della nostra serie”.

Nel vostro campionato ci sono due piloti italiani, Ronnie Quintarelli ed Andrea Caldarelli. Qual è la sua opinione su di loro?
“Ronnie è diventato un protagonista non solo del motorsport in Giappone, ma nella vita del nostro paese in generale. Ha corso molto da noi e vinto altrettanto. È il campione uscente e nonostante un inizio sfortunato si è ripreso bene. Andrea è un debuttante, è arrivato in Giappone per la prima volta lo scorso anno, e sicuramente la barriera linguistica con gli ingegneri non va a suo favore. Dovrà fare molta esperienza ancora, magari in futuro potremo vederli lottare per la vittoria per la vostra gioia”.
TatuusDALLARA