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20 Ago [9:29]

Ricciardo sprona la Renault:
"Serve più fiducia in noi stessi"

Jacopo Rubino

Per la Renault è una pausa estiva di riflessioni, per un salto di qualità che non arriva. Adesso, è Daniel Ricciardo a prendersi sulle spalle la squadra, recitando il ruolo di motivatore: "Dobbiamo soltanto restare fiduciosi e tenere alto morale, perché siamo forti a sufficienza. Continuo a credere che abbiamo tutti gli strumenti e la macchina per ottenere i risultati, ad esempio, che sta raccogliendo la McLaren", ha raccontato agli inglesi di Sky Sports F1.

Colpo di mercato del 2019, l'australiano sta vivendo un campionato ancora più impegnativo di quanto potesse immaginare. E la stessa Renault, che sognava di avvicinare i top-team Mercedes, Ferrari e Red Bull, vede persino allontanarsi il quarto posto nel Mondiale Costruttori raggiunto nel 2018. Ora lì c'è proprio la McLaren, "solitaria" con 82 punti utilizzando la stessa power unit. Scavalcata addirittura dalla Toro Rosso, la casa francese è invece scivolata sesta a 39, a mani vuote nei Gran Premi di Germania e Ungheria.

"Penso che al momento la McLaren riesca a concretizzare il risultato su più circuiti rispetto a noi, ma la mia sensazione è che quando iniziamo bene il weekend rimaniamo poi davanti", ha spiegato Ricciardo. "Probabilmente si tratta di capire meglio da dove partiamo, e di avere più sicurezza in noi".

Questione di testa, insomma, più di di tecnica. O forse sono aspetti intrecciati. "Come piloti siamo tutti talentuosi, a questo livello, ma conta la mentalità. Lo stesso è per il team, i meccanici e gli ingegneri. Se sono convinti di poter crescere, metà del lavoro è già compiuta". Ovviamente, centrare buoni risultati aiuta a innescare il circolo virtuoso. "In Canada ho davvero pensato che le cose fossero cambiate. Ci siamo qualificati quarti e tutti erano felici, ma non come se avessimo vinto il titolo. Era come se ci sentissimo dove dobbiamo essere".

Ricciardo, proveniente dalla Red Bull, sa bene cosa significhi far parte di una scuderia di vertice. E per spiegarlo, è tornato agli inizi di quella parentesi: "La cosa principale di cui mi resi conto, è che in Red Bull si sentivano dei vincenti. Non è arroganza, solo una certa fiducia, o orgoglio, che arrivando in Renault non ho avvertito allo stesso modo. Ci sono dei buoni motivi, ma stiamo cercando di recuperare".