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30 Mag 2025 [12:14]

Tanti ‘olè’ in Spagna per Palou,
ma manca un ricordo per Campos

Alfredo Filippone

Come era prevedibile, il successo di Alex Palou a Indianapolis ha trovato vasta eco in Spagna, dove la fantastica carriera in America del catalano è stata sempre seguita, più per dover di cronaca che per consapevolezza dei meriti. L’aver sbancato la 500 Miglia, però, è ben altra cosa, e Alex ha avuto l’onore di finire in prima pagina anche dei media non specializzati e dei telegiornali. La stampa ‘mainstream’ non se l’è sempre cavata bene nello spiegare cos’è l’Indycar, se è vero, per esempio, che l’incauto redattore di un pur autorevole quotidiano, probabilmente impressionato dal numero di miglia percorse, ha sottotilato che Indy è “la più prestigiosa gara americana di durata” (!).

Nei concitati giorni del dopo-gara, un pur presissimo Palou è riuscito a condividere le sue impressioni anche con la stampa di casa: “Da quando è finita la gara, non ho avuto un minuto. Domenica notte, per il nervosismo e la stanchezza, ho dormito pochissimo, mi sono svegliato alle tre, e da lunedì sono in un media tour indiavolato. Segno che non è una vittoria come le altre, ma non ho ancora avuto un attimo per rendermi conto di cosa significa. So però che sono felicissimo come non mai.” Il fatto di essere il primo spagnolo a vincere a Indy “è un extra di cui andare fiero, ma non sarei meno contento anche se fossi il cinquantesimo a esserci riuscito.”

A chi gli chiedeva del festeggiamento in famiglia in mondovisione, con la moglie Esther e la piccola Lucia, di due anni, ha ammesso che “averle con me in quel momento è stato meraviglioso. Ovviamente, la piccola non avrà capito molto di cosa stesse succedendo, ma tutto quel festante trambusto sembra averla divertita. Il latte? Era fresco e dolce, buonissimo!” Palou ha detto anche cose interessanti circa il suo futuro agonistico. In primis, che la 24 Ore di Le Mans, scoperta lo scorso anno, è nei suoi piani: “E’ una corsa fantastica, quest’anno non potrò esserci, ma sicuramente ci tornerò e proverò a vincerla”.

E poi si è pronunciato anche sulla Formula 1, che forse da buon europeo non ha smesso di sognare, nonostante il polemico naufragio della trattiva con la McLaren due anni fa. Ora che in America ha conquistato tutto e non ha più nulla da dimostrare, ci riproverà? Alla TV spagnola ha dato una risposta ambigua ma interessante: “La F1 è sempre una porta aperta, anche se al momento tanto socchiusa da far passare pochissima luce.”



Fra i tanti e giustificati ‘olè’, una cosa non abbiamo ancora letto o sentito sulla stampa spagnola. Magari ci penserà la stampa specializzata, che ha cadenze settimanali o mensili; nel frattempo lo facciamo noi: in queso momento di euforia, ci sembra doveroso ricordare Adrián Campos sr. Perchè fu proprio il compianto e grande team manager a dargli la prima chance in monoposto. Correva l’anno 2014 e Alex, diciassettenne della provincia barcellonese, nato in una famiglia normalissima, non aveva i mezzi per debuttare in formula pur avendo vinto tutto coi kart in Spagna.

Lo notò Adrián che si fece in quattro per farlo correre in Euroformula, dove Alex arrivò terzo, vincendo al Nürburgring, in Ungheria e a Montmeló, foto sopra, L’anno dopo se lo portò in GP3 e lo fece debuttare anche in F2 a fine 2017. La via non era spianata del tutto, perchè Alex dovette emigrare in Giappone prima del felice approdo negli Stati Uniti, ma chi ha creduto in lui per primo è stato Campos, incredibile personaggio passato da dignitoso pilota con la valigia in F.1 a talent scout impareggiabile (Alonso è l’esempio più lampante), e team manager generoso, sempre poronto a dare una prima chance a chi valeva e sempre pronto a lasciar andare i diamanti scoperti quando altri potevano offrire loro un futuro migliore. Domenica sera, lassù, con la modestia di sempre, avrà sorriso felice pure lui.


 
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