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14 Giu 2022 [18:23]

Tifosi Ferrari impazienti: sui social
si è scatenato l'hashtag #Binottoout

Massimo Costa - XPB Images

#Binottoout. Il cosiddetto popolo del web ha lanciato la sua sentenza. Sono bastate tre gare andate storte ed ecco che l'hashtag che su Twitter va per la maggiore tra ieri e oggi (martedì) è quello che coinvolge il team principal della Ferrari Mattia Binotto. I tifosi ferraristi, arrabbiati e delusi per i pochi punti racimolati da Charles Leclerc negli ultimi cinque Gran Premi, per il ritiro di Baku che ha spento ulteriormente l'illusione di poter lottare ad armi pari con la Red Bull, si sono buttati sui social media chiedendo la testa di Binotto.

Si sa, in Italia si ragiona in termini calcistici. La squadra non vince, non "gira bene", e allora via l'allenatore. Ma la F1 non è il calcio, le prestazioni non cambiano da un giorno all'altro per il semplice cambio del timoniere. La F1-75 è una monoposto nata bene, figlia di uno studio avviato almeno un paio di anni fa, e i risultati in pista confermano che quanto svolto dietro le quinte in tanti mesi di lavoro, ha prodotto una vettura capace di lottare ad armi pari con la Red Bull e di conquistare la prima fila otto volte su otto Gran Premi, con sei pole realizzate.

Quindi, è innegabile che la squadra diretta da Binotto abbia saputo uscire dal tunnel in cui si era ficcata nel periodo 2019-2021, e questo è un dato di fatto. Ma nel rincorrere la prestazione, forse qualcosa è stato lasciato indietro per quanto riguarda l'affidabilità, come hanno evidenziato i ritiri a Montmelò e Baku di Charles Leclerc, attualmente la punta indiscussa della Ferrari e l'unico che può contrastare le due Red Bull-Honda in attesa che Carlos Sainz (pure lui bersagliato da qualche problema tecnico) trovi definitivamente il giusto affiatamento con la monoposto.


La Ferrari ha iniziato la stagione con un passo poderoso mentre la Red Bull di Max Verstappen nei primi tre Gran Premi si è dovuta ritirare due volte. Ma i tecnici motoristi di Christian Horner, sempre con gli occhi (e le mani) Honda di supporto anche se il costruttore giapponese ha ufficialmente lasciato la F1 alla fine dello scorso anno, sembra abbiano risolto rapidamente gli inconvenienti emersi, tanto che Verstappen dal quarto GP in avanti non si è più ritirato, così come Sergio Perez, KO soltanto alla prima gara.

Alla Ferrari è accaduto il contrario, andando in difficoltà quando la stagione ha cominciato ad entrare nel vivo della competizione. Ma è il caso di fare processi immediati all'intera Ferrari? E' giusto suonare il campanello di allarme e cercare di capire cosa sta accadendo, perché si stanno verificando questi intoppi (a cui aggiungiamo la pessima strategia di gara adottata a Montecarlo), ma invocare la sostituzione di Binotto pare al momento fuori luogo. Abbiamo criticato aspramente, in passato, alcune scelte, comportamenti, dichiarazioni, del team principal Ferrari. Ma in questa fase del campionato è giusto che la squadra sia compatta, non va certo buttato a mare il lavoro svolto fino ad ora.

Anche perché siamo all'ottava gara su ventidue, la Red Bull potrà incontrare nuovi problemi tecnici, la Ferrari potrà risolvere i suoi dilemmi motoristici. L'annata nasconde ancora tantissimi punti interrogativi tutti da scoprire. Sui social media, Binotto in queste ore è oggetto di insulti, offese, commenti maleducati che oramai coinvolgono con assiduità anche il mondo della F1 e non più soltanto il calcio. Segno dei tempi, del degrado dei tempi, meglio dire. Va detto che alcuni post sono anche simpatici e ironici, ma si tratta di una goccia in mezzo al mare delle offese.

Se una colpa la si deve fare alla Ferrari, come abbiamo scritto diverse volte, è quella di non avere mai puntato sulla stabilità, come ai tempi di Jean Todt. Dopo il team principal francese, dal 2008 a oggi si sono succeduti Stefano Domenicali (dimissionario nell'aprile 2014), Mario Mattiacci (dimissionato a fine 2014), Maurizio Arrivabene (2015-gennaio 2019), Mattia Binotto, in carica dal 2019. In 15 anni, la media ci dice che ogni 3 anni e mezzo (poco più) si è verificato un ribaltone. Nessuna squadra al top come Red Bull o Mercedes è stata così attiva nel cambio "dell'allenatore". E non è un caso che queste due squadre abbiano vinto il Mondiale dal 2010 al 2021.

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