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5 Lug [15:56]

Il crollo di McLaren e Williams
Ecco perché sono nobili decadute

Da Silverstone - Massimo Costa - Photo 4

Hanno fatto la storia della F.1, quella vera, pesante, fatta di campionati del mondo costruttori e piloti finiti in bacheca uno sopra l’altro, di armadi e scaffali ricolmi di coppe, di cicli vincenti che parevano senza fine. McLaren e Williams erano la F.1, l’orgoglio della Gran Bretagna, dell’intero movimento automobilistico d’oltre manica. Tutti volevano unirsi a loro: i migliori piloti, i motoristi più importanti come Honda, Renault, Mercedes, BMW, Ford, Peugeot, gli ingegneri, i meccanici. Essere parte di McLaren e Williams era uno status, nobilitava il curriculum, la carriera.

Ayrton Senna e Alain Prost, Nigel Mansell e Mika Hakkinen, Jacques Villeneuve e Nelson Piquet sono soltanto una piccola parte dei grandi campioni che hanno stretto la mano a Ron Dennis e Frank Williams firmando un contratto. Otto mondiali costruttori la McLaren, nove la Williams; dodici mondiali piloti la McLaren, sette la Williams. Basti pensare che tra il 1984 e il 1994 il mondiale costruttori se lo sono divisi queste due squadre che contano 182 singoli successi (la McLaren) e 114 (la Williams). Ora faticano a centrare la metà degli schieramenti di partenza. Come è possibile? Cosa è accaduto? Sembra uno scherzo, una classifica letta a rovescio, invece è tutto vero.

La squadra che da Ron Dennis è passata nelle mani di Zak Brown (era definito un mago del marketing, ma di sponsor importanti non se ne sono mai visti…) non riesce più a risollevarsi dopo tre anni disastrosi col motore Honda. Nonostante questa stagione la MCL33 sia spinta dalla power unit Renault, nonostante un buon avvio stagionale e piloti di valore come il due volte iridato Fernando Alonso e la promessa belga Stoffel Vandoorne, da tre corse la McLaren non prende punti ed è ferma a quota 40. Che è già tanto rispetto alle recenti, precedenti, stagioni. Ma il giocattolo sembra essersi rotto. La mancanza delle prestazioni derivanti dal non competitivo motore Honda nel triennio 2015-2017, ha come bloccato la crescita della squadra. E’ stato infatti molto difficile capire se gli sviluppi aerodinamici e meccanici effettuati in tutti questi mesi fossero validi o no.

In F1 si vive di cicli, servono anni per raggiungere il massimo livello possibile, ma basta un campionato storto per tornare velocemente al punto di partenza. Dopo di che, una volta perso il passo, ricostruire un pacchetto vincente è molto complicato, serve tempo e pazienza. Proprio quella che, a volte, gli investitori non hanno e allora tutto diventa sempre più difficile. La McLaren sta vivendo un momento di sbandamento non solo sportivo, ma anche interno. Il personale tecnico, qualificato, che lavora a Woking, nella riunione post Canada tenuta dai responsabili del team, in primis Eric Boullier, ha ritenuto inaccettabili le mancate motivazioni derivanti dal periodo negativo che stanno attraversando. Riassumendo, non si sa il motivo per cui la MCL33 non è competitiva. Ed è finita con Boullier che ha rassegnato le dimissioni.

In molti hanno invocato il ritorno di Martin Whitmarsh, storico team manager ai tempi di Dennis, cacciato proprio da quest’ultimo nel 2014. Da quell’anno, il team è precipitato sempre più in basso. Ma al suo posto ci sarà un ex pilota di grande esperienza nella Indycar come Gil De Ferran, che però mai ha corso in F1. Ma poco conta. C’è poi stata la minaccia di proclamare un clamoroso sciopero. E’ accaduto che alcuni tecnici interni, dopo aver lavorato duro per settimane sia stato ricompensato con una barretta di cioccolato. Non è uno scherzo. Al Daily Mail, un dipendente volutamente anonimo per chiari motivi, ha dichiarato: "Abbiamo lavorato 24 ore al giorno, sette giorni su sette per rispettare la scadenza. Ci siamo riusciti. Una settimana dopo le barrette sono state date come bonus a tutto lo staff coinvolto. I supervisori erano imbarazzati nel distribuirle. Lo stesso è avvenuto lo scorso anno dopo aver assemblato la macchina”.

In questo clima si può intuire perché il team McLaren stia precipitando nelle ultime file. E domenica, Alonso ci ha messo il suo carico criticando via radio tutto e di più, proprio come era abituato a lamentarsi ai tempi della Honda. Le polemiche non mancano anche alla Williams, ormai feudo di Lawrence Stroll. L’accusa interna è che al magnate canadese sia stato lasciato il completo controllo della squadra, portando suoi uomini a discapito di altri. Gli sponsor non si trovano, la Martini a fine anno lascerà, parte del personale se ne è andato, il tanto acclamato ingegnere Paddy Lowe uscito dalla Mercedes (dove si lavora con ben altri budget e colleghi di alto livello) calato in un contesto minore, non ha fatto la differenza, e per il momento ha fallito. Di mezzo ci vanno i giovani piloti Lance Stroll e Sergey Sirotkin, vittime di errori e situazioni che non possono certo controllare. McLaren e Williams, nobili decadute, riusciranno a risollevarsi? E soprattutto, in una F.1 dove per crescere occorrono costantemente supporti economici notevoli, chi mai si prenderà la briga di sponsorizzare due team che sono nelle ultime file?