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26 Set [16:26]

Giovinazzi, una carriera pazzesca
Decisivo il supporto di Gelael

Massimo Costa

Ecco il carrettino che nel giorno fantastico dell'annuncio del ritorno in pianta stabile di un pilota italiano in F1, si carica di personaggi autorevoli che reclamano la loro parte di merito. Stiamo parlando ovviamente di Antonio Giovinazzi, nominato pilota ufficiale Sauber per il 2019. Un ragazzo cresciuto in Puglia, a Martina Franca, in una famiglia normalissima, col babbo Vito che ne ha appoggiato i primi passi nel karting spinto da una simpatia e una passione fuori dal comune.

Ma Giovinazzi, oggi non sarebbe dov'è se non fosse piovuto dal cielo un omone indonesiano, sorridente, gioviale, ricchissimo, con una sfrenata passione per il motorsport. Non si chiama Sandokan, ma Ricardo Gelael, papà del pilota Sean che ai tempi del karting ha coltivato una sincera amicizia con Antonio. Non sfuggita agli occhi di Ricardo che con uno slancio di altri tempi, ha cominciato a sostenere economicamente l'allora giovanissimo italiano. In cambio, aiutare il piccolo Sean a raggiungere, o quanto meno avvicinare, il suo livello.

È iniziata così la carriera in monoposto per Giovinazzi, col sostegno di un indonesiano. Roba da non crederci. Il re del fritto, come lo chiamano, colui che ha fatto suo il marchio KFC per il suo Paese oltre che Pepsi Cola e altro ancora. Era il 2012 quando Antonio ha cominciato ad essere il riferimento di Sean nella Formula China. Antonio fa la differenza subito, travolge tutti al debutto in monoposto: sei vittorie e il primo posto finale in campionato con il buon Gelael quarto. Prova anche a correre in Italia Antonio, nella F.Abarth, grazie alla BVM di Giuseppe Mazzotti e subito sconvolge gli equilibri mettendo a segno a Monza due primi posti e un secondo. Ma finisce lì, nonostante l'incredibile debutto nessuno del Bel Paese decide di sostenerlo a dovere.

Ma per fortuna ci pensa Gelael che fa debuttare Giovinazzi nel FIA F3 e lo sistema con Sean nel team inglese Double R. Non è la scelta migliore, la squadra è qualche gradino sotto i top team in campo europeo, ma permette ad Antonio di piazzarsi secondo nel British F3, dietro a Jordan King. È però un campionato minimale, ridotto a quattro appuntamenti, ma l'italiano si mette in evidenza. L'anno seguente, il 2014, Ricardo Gelael decide che è tempo di salire in una squadra leader e piazza i due rampolli da Trevor Carlin. E tutto cambia: Antonio vince due corse ed è sesto in un campionato vinto da Esteban Ocon. Gelael è diciottesimo.

Arriva il 2015, Ricardo opta per Sean il salto di categoria portandolo nella World Series Renault, sempre con Carlin. E tiene Giovinazzi in F3, con Carlin, con l'intento di puntare al titolo. Benché Antonio firmi sei vittorie e si imponga nel Masters di Zandvoort, è secondo in campionato dietro a Felix Rosenqvist. Per Giovinazzi si aprono anche le porte dell'Audi che gli fa disputare una tappa del DTM a Mosca mentre Carlin a fine anno lo fa salire sulla Dallara GP2. Qualcosa inizia a muoversi.

La chiusura del programma Audi LMP1 si riflette negativamente su Giovinazzi che sembrava prossimo a entrare nel DTM con la Casa tedesca. I piloti rimasti liberi infatti vanno ad occupare i pochi sedili vuoti del DTM a discapito dei nuovi arrivati. Giovinazzi e Carlin allora, si accordano per una quarta stagione nella F3 europea, ma cambia il regolamento FIA che vieta a un pilota di rimanere nella serie per più di tre anni. Non ci saranno più vincitori alla Rosenqvist, ma infuriano le polemiche: è una regola fatta per favorire Lance Stroll.

Giovinazzi sembra a piedi, ma interviene Gelael che lo mette, assieme a Sean, su una Oreca nella Asian Le Mans Series nelle gare di Buriram e Sepang. I due amici fanno faville vincendo entrambe le corse. Intanto, entra in gioco il manager Enrico Zanarini mentre dalla sua fattoria pugliese pure Cesare Fiorio lancia consigli già da qualche tempo. Si decide allora di far salire Giovinazzi in GP2 con Gelael che si rivela nuovamente fondamentale per supportare il ragazzo (anche Sean sale in GP2), mentre Zanarini riuscirà a inserirlo nell'orbita Ferrari. Il team scelto è quello della Prema al debutto in GP2 e c'è un retroscena da raccontare: il team principal René Rosin aveva già firmato Arthur Pic (oltre a Pierre Gasly), e non ci pensa due volte a sacrificare il fratello dell'ex pilota di F1 Charles quando capisce che può avere Giovinazzi. È la svolta.

Antonio da rookie ottiene in GP2 cinque vittorie e tre piazzamenti da podio lasciando tutti di stucco per gare memorabili come quella di Baku. Giovinazzi se la gioca ad armi pari con rivali più esperti della categoria, in particolare con Gasly, al secondo anno nella GP2 e protetto Red Bull. Il campionato si decide tra i due compagni di squadra Prema e alla fine la spunta il francese nell'ultima gara della stagione. Peccato. Giovinazzi, però, ha convinto tutti. Il salto in F1 pare immediato con la Sauber, ma ecco il primo shock. Il sedile di un team motorizzato Ferrari va a un pilota Mercedes: Pascal Wehrlein.

Giovinazzi accusa il colpo e non si perde d'animo. Farai un anno di panchina gli dicono. Del resto anche Gasly se ne deve andare in Giappone, nella Super Formula, come era toccato anche a Stoffel Vandoorne. Intanto Gelael si fa da parte. Il tedesco Wehrlein, però, si infortuna nella Race of Champions. Salta i test pre campionato, la Sauber fa girare a Montmelò Antonio che è la riserva Ferrari e lavora duro al simulatore. Wehrlein a Melbourne dopo le libere non ce la fa e così la Sauber chiama in fretta e furia Giovinazzi, presente in Australia. Che fa un gran debutto: sedicesimo in griglia, dodicesimo al traguardo. Wehrlein non ce la fa e quindi l'italiano corre anche in Cina. Ma in qualifica picchia e lo farà anche nei primi giri del bagnatissimo Gran Premio. Errori gravi, ma che a un rookie possono capitare.

Wehrlein torna a tempo pieno e Giovinazzi si siede nuovamente in panchina anche se proverà la Haas in sette turni liberi del venerdì. Non male. Finisce la stagione, il suo nome è il primo della lista Sauber, ma succede l'impensabile. La Ferrari promuove nel team svizzero il neo campione F2 Charles Leclerc, che non si fa un anno di panchina, come sarebbe stato logico. Giovinazzi si fa ancora da parte con signorilità. In gennaio, affronta due giornate di test Formula E col team DS Virgin a Marrakech. La cosa non avrà un seguito.

Nei test F1 del maggio 2018 a Montmelò, Antonio si alterna nei due giorni tra Sauber e Ferrari, altrettanto fa a Budapest. Con AF Corse partecipa alla 24 Ore di Le Mans con una 488. Torna in azione nei weekend dei Gran Premi nelle FP1 del venerdì con la Sauber a Hockenheim e Budapest. Intanto prosegue il lavoro al simulatore, un grande aiuto per Vettel e Raikkonen. Le ultime settimane per Giovinazzi sono state terribili, il suo futuro in F1 pareva nuovamente incerto. Se Leclerc non fosse salito in Ferrari, il posto in Sauber per lui non si sarebbe aperto, come alternativa potevano esserci buone chance con la Toro Rosso. Alla fine, per fortuna, tutto è andato per il meglio e finalmente Giovinazzi potrà disputare con serenità una stagione piena nel Mondiale F1 con la Sauber dei progettisti italiani Simone Resta e Luca Furbatto.