Massimo CostaSiamo arrivati a livelli di VAR nel calcio. Si guarda al centimetro, se non al millimetro, non per valutare un fuorigioco in una partita di calcio, ma per giudicare se un pilota in piena frenata è avanti o meno rispetto all'avversario. Si guarda all'ala, al punto di corda, agli specchietti. Il tutto mentre le vetture arrivano nel punto sotto esame in piena velocità.
Certo, serve una regola per definire di chi è la colpa per eventuali contatti in quelle situazioni, ma l'attuale codicillo ci sembra scritto da un burocrate dell'ufficio del catasto, con tutto il rispetto per tali impiegati. Abbiamo visto nel corso della stagione contatti, e non ci riferiamo alla sola F1, con piloti spinti fuori pista perche tentavano un sorpasso all'esterno dell'avversario, ma puniti perché dietro all'asse del rivale.
Dunque, non veniva penalizzato il pilota che spingeva l'avversario fuori pista con tanto di contatto, ma colui che tentava il sorpasso. Una interpretazione bizzarra, vista in F4, in Regional, in F3, in F2, in F1, ma che segue le linee guida scritte dalla FIA.
Il caso Oscar Piastri-Andrea Kimi Antonelli a San Paolo, ha scatenato le proteste dei piloti. L'australiano si era gettato con veemenza all'interno dell'italiano, il quale aveva chiuso fin troppo la linea. Le vetture sono entrate in collisione e a rimetterci è stato Charles Leclerc, che si trovava all'esterno, colpito di rimbalzo dalla Mercedes di Antonelli.
Piastri è stato subito penalizzato per tale manovra, non per la sua aggressività, ma per la regola dei centimetri... Non si è guardato al fatto che Antonelli avesse chiuso la porta, nonostante all'esterno vi fosse non poco spazio tra sé e Leclerc. Niente da fare, i commissari sportivi leggono il regolamento come burocrati dell'agenzia delle entrate (colleghi di quelli del catasto) e Piastri è stato punito.
Leclerc fin da subito ha ritenuto che il colpevole principe dell'incidente fosse stato Antonelli, il quale a sua volta, ripensandoci, aveva ammesso che in effetti poteva stare più largo e classificando il tutto come incidente di gara. Nella riunione piloti pre Las Vegas, il metro di giudizio dei commissari sportivi FIA è finito sotto la lente di ingrandimento ed è stato preso come esempio proprio l'episodio di San Paolo.

A sollevare il problema è stato
Carlos Sainz, direttore della GPDA, che ha così spiegato il suo punto di vista: "Penso che abbiamo urgente bisogno di risolvere la questione, perché per me, il fatto che Oscar abbia ricevuto una penalità lì in Brasile, è inaccettabile, onestamente, per la categoria in cui operiamo e per essere l'apice del motorsport. Penso che chiunque abbia visto una gara, sappia che non è affatto colpa di Oscar".
"Chiunque altro abbia effettivamente guidato una macchina da corsa sa che non avrebbe potuto fare nulla per evitare un incidente in quella situazione. Aggiungo che non ho capito la mia penalità di Zandvoort e non ho capito perché Bearman abbia ricevuto una penalità quando ci siamo scontrati a Monza, dove era colpa mia. E poi la situazione in Brasile, quindi quest'anno ci sono stati non uno, ma diversi incidenti che, per me, sono ben lontani da dove dovrebbe essere lo sport."
Come intervenire allore? Prima del prossimo GP in Qatar, i piloti incontreranno la FIA per parlare di tale questione. Sanzi ha proseguito: "Chiediamo ai commissari di applicare queste linee guida nel modo più rigoroso possibile, ma di non considerarle come qualcosa di... netto e netto. Non sono sicuro quale sia la soluzione. Penso che debba essere discussa tra tutti noi. Per me è molto chiaro che, dopo quello che ho visto in Brasile, qualcosa non funziona se dobbiamo giudicare una penalità di 10 secondi per un pilota che non ha avuto alcuna colpa per ciò che ha fatto."
"Ogni volta che c'è un bloccaggio, il commissario lo interpreta immediatamente come una situazione fuori controllo. Ma non è così, un bloccaggio non significa avere perso la vettura, si può raggiungere comunque il punto di corda. Alla manovra di Kimi a San Paolo, Oscar ha reagito frenando forte, ma non era fuori controllo".
Sainz poi, torna sul punto che da anni i piloti richiedono in concerto con i team, ma inascoltati. Ovvero, la presenza fissa, ad ogni gara del mondiale, di commissari sportivi ben preparati, che invece cambiatno praticamente ad ogni gara: "Con buoni commissari e con un servizio costante durante tutto l'anno, svilupperemmo un'intesa tra di noi e tutto sarebbe più semplice a mio avviso".
"Penso che se avessimo tre persone fisse e conoscessimo il modo con cui applicano le penalità, creando così una memoria su come tendono a valutare le situazioni in pista, anche senza linee guida, sapremmo quando è colpa di qualcuno o di un altro. Non ho la soluzione perfetta. La vedo come una possibilità. Credo che non abbiamo mai corso con gli stessi commissari, è l'unica cosa che non abbiamo mai provato e che potenzialmente attuerei."