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12 Ago 2008 [14:50]

IL TEMA - Crescerà mai in Italia
un giovane talento come Bianchi?

Accadrà mai di vedere un pilota italiano che, dopo appena un anno e mezzo di corse in monoposto, è in grado di vincere una importante competizione internazionale quale per esempio è il F.3 Masters? Lo aspettiamo da anni, nel frattempo dobbiamo registrare sempre e comunque i successi degli altri. L'ultimo in ordine di tempo, quello di Jules Bianchi, rookie nella F.3 Euro Series, campione della F.Renault francese nel 2007, la sua prima stagione in monoposto.

Un risultato eccezionale quello di Bianchi. Che non viene da Marte, non è un extraterrestre, ma è nato e cresciuto dall'altra parte delle Alpi. Un talento, senza dubbio, figlio di una programmazione intelligente, quella che manca da quest'altra parte delle Alpi. Forse da noi i talenti non nascono più o forse non li si fa correre nelle categorie giuste quando muovono i primi passi. Come ho scritto in una inchiesta apparsa su Autosprint, è incredibilmente deprimente che la F.BMW Europe non presenti neanche un pilota italiano e che la Eurocup F.Renault ne abbia appena quattro. E stiamo parlando delle due categorie propedeutiche maggiormente impegnative nel nostro continente e continuamente seguite dagli osservatori dei programmi Junior che contano.

Tanti disputano giustamente la F.Renault italiana, poi si perdono compiendo scelte errate, la prima: la fretta di cambiare categoria. Certamente, tra questi ce ne sono parecchi che non hanno il talento necessario per emergere, è normale e fisiologico. Ma che delusione dover notare che l'albo d'oro della F.Renault tricolore non ha mai ospitato un pilota italiano. Che tristezza notare che chi si è imposto nella F.Azzurra o nella F.3 tricolore è svanito nel nulla, brutalmente risvegliato dalla realtà dopo aver vissuto inutili illusioni.

Ad un giovane pilota, serve subito un confronto internazionale con i migliori kartisti del mondo, e questo lo si può fare solo nella F.BMW Europe o nella Eurocup di F.Renault. Poche storie. Lo dicono i fatti, non il sottoscritto. Chi perde anni tra F.Azzurra e F.3 italiana, troverà parecchie difficoltà in futuro e soprattutto non verrà considerato come si deve dai team che contano, dagli osservatori. Guardate Davide Rigon. Un talento, ma distrutto da una serie di errori, da parte di chi lo ha gestito, che andrebbero raccolti e mostrati ai futuri manager e genitori che si cimentano in questo mondo a quattro ruote affinché non li ripetano.

Nei giorni scorsi un collega di Autosport inglese, col quale scambio e-mail da ultrà con poco successo, mi ha sbertucciato mostrandomi la pochezza dei piloti italiani ai vertici delle gare internazionali. Sottolineando che Edoardo Mortara, l'unico che ci può salvare assieme (in prospettiva) ad Andrea Caldarelli, in realtà non sarebbe neanche poi tanto italiano, ma svizzero in quanto nato e cresciuto a Ginevra. E che proprio per questo è forte... Il massimo dello sberleffo. Come reagire col collega londinese davanti a questa inconfutabile realtà? Abbozzando che in fondo i migliori costruttori (Ferrari, Dallara e Tatuus) li abbiamo noi. Che schieriamo degli ottimi team in serie prestigiose. Ma sul fronte piloti, sbandiamo e andiamo in crisi.

E lo dimostra quanto accaduto al recente Masters. A parte Mortara, italiani assenti. Intimoriti dal rimediare figuracce. Uno come Roberto Merhi, spagnolo di 17 anni, che corre in F.Renault ed ha disputato qualche gara della F.3 nazionale, ha affittato una monoposto del team britannico Hitech e si è buttato nella mischia. Lo stesso ha fatto Daniel Ricciardo via Red Bull. Coraggio, piena coscienza dei propri mezzi, voglia di una sfida sempre maggiore. Questi gli ingredienti che devono avere i piloti, quelli con la P maiuscola.

Non capiamo per esempio, perché Matteo Chinosi (che pure ha già orgogliosamente corso nella F.3 inglese) o Nicola De Marco, entrambi rispettivamente leader dei campionati tedesco e spagnolo di F.3, non abbiano giocato la carta del Masters. O perché un Edoardo Piscopo dopo il brillante Masters del 2007 non ci abbia riprovato. O perché Mirko Bortolotti che da tre anni corre in Italia evitando ogni sfida internazionale, non si sia dato da fare per trovare una vettura. Ma chi li consiglia? Non c'è risposta. Certo, tutti risponderanno che non avevano budget. Per carità... ma queste sono gare che si programmano in primavera quando c'è lo spazio per inserire nel pacchetto anche gare come il Masters. O Macao, altra nota dolorosissima per gli italiani.

Il problema è la mancanza di cultura automobilistica. Si preferisce vincere dove il terreno è facile da conquistare, ma dove poi ai fini della carriera quelle coppette a nulla servono. Dicono che siamo severi con i piloti italiani. Come non esserlo, soprattutto con quei genitori che ne rovinano la carriera? Qualcuno ci ha criticato perché abbiamo sospinto a gran voce Pantano, 29 anni, verso la F.1. Lo definiscono vecchio. Certo, non appartiene al baby boom, ma chi c'è dietro a Pantano? Chi abbiamo che può ambire alla F.1, categoria che da anni ormai ospita solo piloti ampiamente meritevoli e di gran classe. Forse Luca Filippi, che ha però dimostrato difficoltà nella tenuta psicologica, forse Marco Bonanomi, che però non compie il tanto atteso salto in avanti. Ronnie Quintarelli ormai è trapiantato in Giappone, ma sarebbe stato sicuro protagonista dalle nostre parti.

Poi? Chi abbiamo ancora nelle categorie importanti? Davide Valsecchi non è ancora pronto e dopo l'incidente di Istanbul è da ricostruire. Pasquale Di Sabatino si sta formando e costruendo con fatica per rimediare a quel salto sbagliato compiuto dalla F.Renault italiana alla World Series Renault nel 2006. I tanti italiani presenti nella Formula Master sono tutti fuori dalla top ten della classifica generale. E questo spiega molto. Rimane Edoardo Mortara, unica luce ben presente nel nostro buio cielo, incredibile leader della F.3 Euro Series che al via della stagione non ha presentato nessun altro pilota italiano. Una ulteriore dimostrazione della crisi culturale del nostro Paese.

Un'altra luce è quella di Andrea Caldarelli, ben impostato e pilota del Toyota Driver Program nella F.Renault. Chinosi e De Marco promettono, ma li vorremmo vedere in un confronto europeo. Piscopo ha compiuto scelte strane ed ha perso praticamente un anno. Rigon ha superato la beffa del mancato ingresso in GP2 (per tutto l'inverno gli han fatto credere che doveva correre lì...) ed ora cerca spazio nella Superleague dove ha subito mostrato il suo valore. E qui Toccacelo ha fatto vedere una volta di più che l'età non conta e che sa andare sempre molto forte in monoposto.

Chi abbiamo dimenticato? Fabio Onidi, leader della Euroseries 3000, se la cava bene con monoposto potenti, ma la categoria presenta nove iscritti, che spesso cambiano, ed è difficile dare una reale valutazione. Ed è un vero peccato non avere visto Onidi in una F.3 europea. Fabrizio Crestani è un oggetto oscuro, Michele Faccin e Daniel Zampieri, sono troppo altalenanti in F.Renault, benché qualche lampo di classe lo lascino intravedere di tanto in tanto. C'è un 15enne che sta facendo molto bene, Alessandro Kouzkin. Ma aspettiamo il prossimo anno. Poi i giovani che si cimentano nella F.3, come Bortolotti, Francesco Castellacci (che con coraggio nel 2007 era nella serie inglese), Marco Zipoli, Salvatore Cicatelli e via via tutti gli altri. Qual è il loro reale valore? Quando valicheranno, o rivalicheranno, le Alpi lo scopriremo.

Ma la situazione generale, non è rosea. Aspettiamo sempre che nella penisola nasca un Bianchi o un Maki e che possibilmente si tenga lontano dalla Csai, dai presunti manager e non viva a Ginevra...

Massimo Costa

Immagine Ideaplan
gdlracingTatuus