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30 Ott 2008 [10:39]

IL Tema - Le contraddizioni
del Make Cars Green

Siamo entrati in una nuova era del motorsport. In Europa non basta più correre in pista per avere audience, perché ormai le gare automobilistiche più importanti si basano su questo per accontentare gli sponsor, ma bisogna correre in modo bizzarro. Da quest’anno è stata sdoganata la corsa in notturna. Prima la Moto GP a Losail in Qatar il 9 marzo, per la prima prova stagionale, poi la Formula Uno lo scorso 28 settembre a Singapore per la quindicesima gara stagionale.

Due prove emozionanti, con colpi di scena, come nel caso del sorpasso di Andrea Dovizioso su Valentino Rossi in Qatar, o il ritorno alla vittoria di Fernando Alonso e della Renault a Singapore. E anche gare molto affascinanti dal punto di vista dell’immagine, con i riflessi delle luci sulle moto, sulle auto, che rendevano dei veri gioielli le quaranta protagoniste di questo evento. Ci stiamo sempre più avvicinando ad un formato di gara all’americana, che privilegia lo spettacolo allo sport, in cui è l’incidente a creare la maggior attenzione, coadiuvato ogni tanto da sorpassi spettacolari. Come possono essere stati anche nella Formula Uno quelli pur rari di Lewis Hamilton a Kimi Raikkonen alla Source di Spa, nonostante il parere contrario dei giudici di gara, o il confronto tra Hamilton e Felipe Massa in Turchia.

Ma l’ordinario non è più fonte di proventi per i big boss di FIA e FOM, ai quali siamo veramente lieti di aggiungere la FOTA, perché si sentiva la mancanza di un’altra struttura che parli di denaro nel motorsport. Infatti c’è bisogno della pioggia per dare un po’ di brividi e bisogna creare strutture cittadine per emozionare, creare scenari notturni per sorprendere perché con le attuali monoposto non si sorpassa più. E anziché modificare queste, si creano nuove piste, come Abu Dhabi, l’ultima in ordine di arrivo. Lontano da tutti e da tutto.

Da qualche anno infatti, c’è la voglia di varcare nuovi confini, nuovi orizzonti, dettati ovviamente dalla maggior richiesta economica da parte degli organizzatori, che sta portando la Formula Uno verso mete sempre meno europee, dirottandosi verso Bahrain, Singapore, India, Russia e chissà dove. Ci stiamo abituando ad avere la Formula 1 sempre più a est mentre l'America del Nord, brutta e cattiva, è stata cancellata. Recentemente, la F.1 ha anche deciso di venire incontro alle necessità ambientali, con un progetto chiamato Make Cars Green, che vuole rendere le macchine in pista sempre più ecologiche, per incentivare la realizzazione di nuovi modelli.

Indubbiamente è vero che la FIA ha fatto qualcosa di buono verso la salvaguardia dell’ambiente, come l’istituzione di un campionato con monoposto spinte da Energie Alternative, di cui però nessuno parla perché non è di interesse, non è di richiamo mediatico. La Honda ha avuto una livrea ambientalista lo scorso anno, in cui rappresentava il pianeta terra, ma l’unico giovamento che il nostro pianeta ha avuto da quella monoposto sono stati i giri in meno percorsi da Jenson Button e da Rubens Barrichello quando si ritiravano o finivano doppiati sotto la bandiera a scacchi.

Nella recente presentazione del GP del Giappone al Fuji, abbiamo visto i quattro cavalieri dell’apocalisse, Raikkonen, Massa, Hamilton e Kovalainen, posare insieme al capo della Bridgestone Shoshi Arakawa, con lo striscione Make Cars Green. Viva allora le macchine che consumano poco e che salvaguardano l’ambiente (un giorno non molto prossimo saremo costretti ad usare altre fonti di energia che non sia il petrolio), ma è un controsenso fare un’iniziativa del genere dopo che si è appena disputato un GP in
notturna che ha consumato una quantità imbarazzante di elettricità per l’illuminazione permanente della pista. Il costo per questo splendido evento è stato di 1000 euro l’ora, che ha portato al consumo di oltre 2000 KW, con dei proiettori che sviluppavano una quantità superiore a quattro volte quelle di uno stadio.

Il sistema di illuminazione comprendeva 108.423 metri di cavi elettrici, 240 piloni di acciaio per un totale di 1500 proiettori. L’impianto è stato realizzato dall’azienda di Valerio Maioli. Non meno “sprecona” la Moto GP, che in Qatar ha pagato 15 milioni di dollari l’impianto per l’illuminazione notturna, realizzata dalla ditta americana Musco Sport Lighting. Nel Motorsport le gare in notturna non sono una novità, in USA sugli ovali si corre spesso al tramonto e oltre, ma è un problema di consumi e di quantità. In un tracciato come Le Mans che ospita la storica 24 Ore, è illuminata la pit-lane dove lavorano i meccanici, e si e no un paio di chilometri di pista. Analogo discorso a Spa-Francorchamps, dove muoversi di notte durante la corsa sembra di essere nel buio della foresta nera. Si va verso una Formula che utilizzerà dalla prossima stagione il Kers (forse), un sistema di recupero energia, ma che senso ha recuperare energia in pista, se poi andiamo a correre in posti in cui l’illuminazione della pista costa migliaia di Euro, o Dollari o Yen?

Antonio Caruccio
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