13 Gen 2005 [0:58]
INTERVISTA A GIORGIO PANTANO
“Se rimarrò senza F.1
mi attira molto la GP2”
Tre stagioni di alto livello in F.3000, poi il sospirato debutto in F.1, con la Jordan. Un sogno finalmente realizzato. Pareva fatta. Ma Giorgio Pantano ha vissuto un 2004 tribolato ed ora si ritrova nella scomodissima e antipatica posizone di sempre: a dover lottare per trovare un volante.
- Punto e a capo. Ancora una volta…
“Eh sì, eccoci qua. Cosa farò nel 2005? Ho ancora un paio di possibilità per rimanere in F.1, ma non è semplice. La Jordan è una delle opzioni, ma dipende dalle condizioni. Se è come nel 2004, meglio lasciare perdere. Un ruolo di terzo pilota non mi interessa. Quindi, sto anche guardando ad altre categorie. La Champ Car è senza dubbio interessante, ma non nascondo che mi attira la nuova Formula GP2. La macchina è accattivante, non c’è l’elettronica e 600 cavalli sono tutti da gestire. C’è quindi spazio per il pilota, uno bravo può fare la differenza. Ma se mai correrò nella GP2, deve verificarsi con un top team che mi permetta, ogni volta che entro in pista, di lottare per la vittoria”.
- Poi c’è il discorso Midland.
“E’ ancora un po’ presto, ma è una delle possibilità da non scartare”.
- Il 2004 doveva essere un anno indimenticabile, il coronamento di un sogno e invece… è proprio tutto da buttare?
“La stagione non è stata negativa. Certo, se mi devo dare un voto in base ai risultati ottenuti scrivo un bel cinque! Ho commesso degli errori, di inesperienza, che in fondo ci possono anche stare. Si poteva fare qualcosa di più, ma a volte si sono verificati dei problemi che mi hanno impedito di dare il meglio di me. Questo 2004 mi è anche servito per capire meglio il mondo della F.1, i suoi meccanismi, le persone. Devo dire che il quadro non è molto positivo. I rapporti umani sono inesistenti, se vuoi parlare con qualcuno diventa un dilemma perché sono tutti rinchiusi nei loro motorhome, sempre impegnatissimi, nascosti. E’ impossibile instaurare un semplice rapporto di amicizia. Quando superavo i cancelli per entrare nel paddock non nascondo che mi pareva di entrare in una prigione”.
- Il tuo compagno, Heidfeld, è ora velocissimo nei test che sta svolgendo con la Williams. Questo dovrebbe dare lustro alla tua stagione.
“Le persone della F.1 non hanno ben capito il valore di Heidfeld. Ho subito visto che Nick è fortissimo, ma molti lo davano incredibilmente per finito. Sbagliavano. Ed ora, che guida una Williams, la gente si sta ricredendo. Nei primi GP del 2004, Heidfeld mi ha battuto sempre, ma da Imola le cose sono cambiate ed ho tenuto il passo del tedesco. Credo di non avere nulla da invidiare ad Heidfeld”.
- E’ stato un anno difficile da punto di vista del budget, con le ultime gare saltate oltre all’episodio del GP del Canada, non disputato per beghe col management.
“Sì, e proprio a Montreal si erano verificate le condizioni per andare a punti… Sfortuna, che devo dire. Nello stesso tempo però, mi ritengo fortunato per avere una famiglia come la mia. Mi hanno aiutato tantissimo spendendo un sacco di soldi perché gli sponsor che dovevano appoggiarmi proprio non si sono visti. Verso la fine della stagione non c’erano più le condizioni per continuare, i miei genitori avrebbero dovuto spendere altri soldi per essere al via degli ultimi GP e non ne valeva la pena. Poi il team non si era sempre comportato bene, così ho lasciato perdere”.
- Sei ancora alla ricerca di un manager che, ci auguriamo, una volta tanto non ti crei problemi?
“Lo sto cercando, ritengo che sia una figura fondamentale per un pilota. Sto parlando con Julian Jakobi, spero che l’operazione vada in porto”.
Massimo Costa
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Intervista raccolta l’11 gennaio 2005