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27 Apr 2005 [12:37]

Intervista a JOEL CAMATHIAS
«A Magny-Cours la nostra Saleen sarà competitiva»

Era lanciatissimo nel mondo delle monoposto Joel Camathias. Il pilota ticinese più alto (1.93 m) mai visto nei paddock delle corse automobilistiche si era distinto nella F.3000 e nella Euro 3000 Series eppoi aveva tentato la via americana nella Champ Car col team Coyne. Ma il budget era quel che era e più di tanto non si poteva ottenere con pochi test e materiali non freschi. Conclusa l'esperienza USA targata 2003, Camathias nel 2004 ha vissuto un anno quasi sabbatico a parte due apparizioni con le vetture GT. Lo scorso inverno, Joel si è guardato attorno e con l'umiltà che lo contraddistingue ha puntato il proprio obiettivo sul mondiale FIA GT entrandovi in punta di piedi, ben conscio che il 2005 sarebbe stato un anno di apprendistato:

«Potevo tentare di inserirmi in un team che schiera le Maserati, o cercare di guidare una Ferrari 550 o 575. Ma io sono sempre molto realista, sono abituato a ponderare le situazioni con la testa ben piantata sulle spalle. Nel 2004 praticamente non ho corso, le macchine e la tipologia delle gare GT non le conosco ancora bene e quindi mi sembrava stupido cercare di raggiungere un top team sapendo bene che ogni minimo errore lo avrei pagato caro. Sono ancora giovane, ho 24 anni, e quindi ritengo di avere una lunga carriera davanti a me e per forza devo giocare bene le mie carte. Mi sono così avvicinato al Graham Nash Motorsport e l'accordo è stato fatto. Con questa squadra, che mi mette a disposizione una Saleen, posso crescere con calma e utilizzare tutta l'esperienza di Paolo Ruberti, il mio compagno».

- Avevi tentato di entrare nella Grand Am?

«Ho svolto un test per il team Orbit e mi sarebbe piaciuto correre la 24 Ore di Daytona. Non voglio sembrare superbo, ma in quella prova ero risultato velocissimo. Troppo, tanto che i responsabili della squadra si erano spaventati. Mi hanno detto che per quel tipo di gare non serve l'istinto, che è quello di spingere a fondo il più possibile, ma che è indispensabile controllare le varie situazioni. Insomma, bisogna anche sapere andare piano. E così con me non hanno voluto rischiare. Ho capito la lezione ed è meglio che non sia nella Grand Am. Ogni piccolo errore sarebbe stato valutato negativamente, preferisco crescere e imparare la mentalità delle gare lunghe nel GT, in una squadra non ufficiale».

- Hai fatto un pensierino alla 24 Ore di Le Mans?

«Sono andato alla Courage. Dovevo fare un test sul circuito Bugatti di Le Mans, ma proprio non entravo nella loro barchetta e non se ne è fatto niente. Il problema dell'altezza mi infastidisce parecchio, ma che ci posso fare? Purtroppo tante possibilità sono svanite proprio per il mio 1.93. Ricordo che nell'inverno 2003 provai la Dallara-Nissan della World Series del team Saulnier. Ero a Jarama, nell'abitacolo ci stavo a stento e non offrii una grande prestazione. Lasciai perdere».

- Almeno con Ruberti non ci sono problemi di abitacolo visto che anche lui almeno a 1.80-1.85 ci arriva.

«Sì, con Paolo non ci sono problemi e l'abitacolo della Saleen è confortevole. Ho preso in mano la vettura americana direttamente nella gara di Monza. Prima avevo percorso appena sette giri. Però è andata bene, ho trovato il ritmo giusto ed abbiamo portato a casa un punto. E' stata una corsa di rodaggio per me e anche per la squadra. Gli era appena arrivata la seconda Saleen dagli Stati Uniti e c'era un po' di trambusto, ma domenica a Magny-Cours tutto sarà a posto e sicuramente saremo ancora più competitivi».

- Ti sei divertito anche con la Porsche 996 della Autorlando a Spa, nella Le Mans Endurance Series.

«Mi hanno chiamato per affiancare Moccia e Groppi e siamo saliti sul podio della classe GT2. La Porsche è una macchina sempre bella da guidare, anche se all'inizio, arrivando dalla gara di Monza con la Saleen, mi pareva incredibilmente lenta».
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