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27 Ott 2009 [17:34]

L’INTERVISTA
Berro: “La mia nuova sfida alla Lotus”

Una puntata a Dubai per chiudere il rapporto con i promotori della Speedcars Series, poi un altro paio di giorni a Bordighera, gli ultimi di relax. Lunedì prossimo, per Claudio Berro inizia una nuova, esaltante avventura. A Northwick, nella leggendaria sede della Lotus. Come direttore delle attività sportive del gruppo creato da Colin Chapman. Può anche stare con le infradito ai piedi, il ligure che lasciò l’università per essere copilota a tempo pieno. Ma in pantofole, proprio no. Ha bisogno di fare, di mettere a profitto la sua ormai trentennale esprienza nel mondo delle corse. E difatti la trattativa è stata spedita: un paio di incontri e il contatto s’è trasformato in contratto.

- Il titolo è gratificante, ma quali saranno i tuoi compiti?

“Dany Bahar, l’amministratore delegato della Lotus Cars, crede nelle corse e vuole che il marchio torni a brillare. Per farlo, bisogna individuare in quale genere di competizioni impegnarsi e il mio primo impegno sarà proprio valutare i pro e i contro delle varie possibilità. Sarà una corsa contro il tempo, ma sono convinto che ce la faremo. Sì, sono certo che saremo protagonisti già nella prossima stagione, a prescindere dalla scelta strategica che verrà presa”.

- Non basta il progetto F.1 che Paul Gascoyne sta portando avanti?

“Useranno il marchio Lotus, ma la Casa, almeno nell’immediato futuro, non sarà direttamente coinvolta nell’operazione”.

- C’è già un’idea sulla quale cominciare a concentrarsi?

“Per ora, di idee ne abbiamo tante. Ci stiamo guardando intorno a tutto campo e nessuna fra le tante opzioni è stata scartata: la Lotus potrebbe correre negli Stati Uniti, nell’IndyCar con una monoposto o con una biposto nella gare riservate ai prototipi da questa e dall’altra parte dell’Atlantico. Come potrebbe puntare al FIA GT in cui corrono auto strettamente imparentate con quelle che vengono costruite a Northwick e che rappresentano il core-businees dell’azienda”.

- Non hai nominato i rally, eppure la tua carriera è iniziata proprio con essi. E nei primi Anni 80 hai corso e vinto insieme a Federico Ormezzano con la Talbot Lotus...

“Bell’auto, quella che vinse il mondiale costruttori nell’81 e con Guy Frequelin e Jean Todt sfiorò il titolo piloti. Ed era nata da un’intuizione di Des O’Dell e da una delle tante trovate geniali di Chapman che, dovendo fornire un motore, tagliò in due un otto cilindri. Bei ricordi a parte, la Lotus non ha in produzione un modello dal quale derivare una vettura che possa gareggiare nei massimi campionati. Però..."

- Però?

“Però la casa-madre, la Proton, ha già un’interessante Super2000 curata dalla Mem. E se ci chiederanno un appoggio, non lo negheremo di certo”.

- I trofei monomarca organizzati in questi anni avranno un seguito?
“Certamente sì. Anzi, proprio partendo da una base che s’è dimostrata ottima, verranno ulteriormente incentivati”.

- L’impegno si annuncia tosto; al momento del sì non hai esitato neppure per un attimo?

“E perché mai avrei dovuto? La Lotus è una leggenda delle corse ed entrare a farne parte è la cosa migliore che potesse capitarmi. Certo, ci sarà parecchio da fare, ma le sfide non mi hanno mai spaventato, né quando correvo, né dopo, quando ho lavorato per la Peugeot Italia, la Ferrari, la Maserati e l’Abarth. Per come la vedo io, piuttosto, aiutano a mantenere giovani!”.

Guido Rancati
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