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21 Mar [11:26]

La Ferrari si riscopre leader:
premiati due anni di fatiche

Jacopo Rubino

Una partenza da sogno. Anzi, ripartenza: per la Ferrari la doppietta al Gran Premio del Bahrain apre un nuovo capitolo, interrompendo un digiuno di vittorie che durava da 910 giorni. L'ultimo successo, anche allora fu 1-2, risaliva alla gara di Singapore del 2019. In mezzo, il Cavallino ha dovuto attraversare il deserto, metaforico ma ben più esteso di quello attorno al circuito di Sakhir: il 2020 è stato un incubo, con una macchina sbagliata e un motore fiacco, il 2021 non consentiva miracoli, nonostante il trend in risalita. Nel frattempo la squadra si è riorganizzata, non rivoluzionata, per farsi trovare pronta di fronte all'occasione offerta dalle regole tecniche 2022. E oggi possiamo dirlo: il compito è stato svolto benissimo, meglio del previsto, meglio, fin qui, di chiunque altro.

Che la F1-75 fosse una macchina promettente era già parso chiaro durante i test, ma la Red Bull e il campione in carica Max Verstappen erano sempre accreditati dei gradi di favoriti. Un po' di diritto, un po' per quanto osservato in pista. Il weekend ha evidenziato tuttavia qualcosa di diverso, al di là del doppio ko dei rivali: una Rossa velocissima sul giro secco, efficace sul passo gara, un'arma micidiale nelle mani di Charles Leclerc.

Lo staff tecnico ha interpretato in modo ottimale la nuova aerodinamica a effetto suolo, ma forse impressiona ancor di più l'enorme passo avanti compiuto dalla power unit, che ha messo le ali pure alle clienti Haas e Alfa Romeo. Non è stato da meno il lato box, attento nella lettura della corsa, e con cambi gomme da primi della classe, come non accadeva da parecchio. Il ritiro di Verstappen ha poi spalancato le porte al massimo risultato possibile, con Carlos Sainz ad agguantare il secondo posto, e il punteggio pieno nel Mondiale Costruttori dà subito un bel vantaggio da gestire.

"Per vincere in Formula 1 bisogna essere perfetti e lo siamo stati tutti: i piloti, la F1-75, gli ingegneri con le strategie e i meccanici, impeccabili nei pit-stop", ha infatti sottolineato il team principal Mattia Binotto. "Vedere come la squadra abbia saputo massimizzare ogni occasione mi riempie di orgoglio. È bello vedere che siamo tornati a lottare per il primo posto, il nostro obiettivo di questa stagione. La gara di riflette la bontà quanto è stato fatto in due anni".



Gli avversari avevano ragione a temere questa Ferrari, che si è presentata al via del campionato in una forma invidiabile. Ora arriveranno altre piste, il cammino è lunghissimo e il Gran Premio d'Arabia è già alle porte, ma la sensazione è che il trionfo in Bahrain sia figlio di presupposti solidi. Sembrano esserci tutti gli ingredienti per rivedere lo scettro della F1 a Maranello, per fermare un digiuno iridato che dura da un'eternità.

Ovviamente è presto, troppo presto per cantare vittoria (quella finale), ma intanto è giusto riconoscere i meriti di un gruppo, a trazione italiana, costretto a mandar giù molti bocconi amari, di cui Binotto insiste però di non aver "mai dubitato". Proprio lui che, mentre veniva criticato, persino preso in giro, stava a quanto pare seminando bene. La "sua" analisi dei dati, espressione ormai che lo identifica, questa volta sarà decisamente piacevole.