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24 Dic 2020 [15:05]

La Haas archivia il caso Mazepin,
ma la F1 doveva essere più severa

Jacopo Rubino

Una cosa è certa. Nella prossima stagione di Formula 1, Nikita Mazepin sarà il pilota meno apprezzato in griglia, visti i comportamenti tutt'altro che edificanti tenuti fino a qui. Da due settimane in Rete circola l'hashtag #WeSayNoToMazepin ("diciamo no a Mazepin"), coniato dopo il video diffuso su Instagram in cui, da passeggero in auto, il futuro pilota della Haas palpava il seno una ragazza sul sedile posteriore. Che fosse una sua amica, vera o presunta, è del tutto irrilevante. Sulla piattaforma di change.org è stata inoltre creata una petizione che ha raccolto quasi 45 mile adesioni: non provocherà il licenziamento, ma certifica quanto il russo sia poco gradito.

La squadra, in replica al fermento, ha diffuso una breve nota ufficiale nella giornata di ieri (23 dicembre): "La Haas riafferma che Nikita Mazepin e Mick Schumacher formeranno la coppia piloti per il Mondiale 2021. Secondo la precedente comunicazione in merito alle azioni di Nikita Mazepin del 9 dicembre, la questione è stata trattata internamente e non saranno fatti ulteriori commenti".

Erano infatti circolate voci, più o meno attendibili, sull'ipotesi di una sostituzione con Pietro Fittipaldi, riserva già schierata nei GP di Sakhir e Abu Dhabi in luogo dell'infortunato Romain Grosjean. Gestito così, comunque, il caso viene risolto mettendo la polvere sotto il tappeto, anche se il filmato era stato inizialmente definito "ripugnante" dalla stessa Haas. Mazepin nel frattempo ha resettato il suo profilo Twitter, quasi fosse un nuovo inizio, dopo il messaggio di scuse in cui ha promesso di imparare la lezione e di tenere "uno standard più elevato, come pilota di F1". A quelle parole, magari scritte da un addetto stampa, dovrà seguire la conferma reale.

Della vicenda, però, sorprende il silenzio di FIA e Liberty Media: non sono andate oltre il supporto al team americano, a cui è stato delegato il controllo completo della materia. Ma serviva qualcosa di visibile, altrimenti il rischio è di svuotare di significato la campagna "We Race As One", pro-inclusione, su cui la F1 ha (giustamente) insistito per tutto l'anno. O la commissione FIA per sostenere le donne nel motorsport, o l'accordo con la W Series come categoria di supporto nel 2021. La coerenza si manifesta proprio quando le buone intenzioni vanno applicate, e non solo quando si annunciano.

Lewis Hamilton, oggi il volto più popolare del Circus, nel 2010 fu richiamato dalla Federazione dopo essere stato colto dalla polizia di Melbourne nel compiere alcuni burnout sulle vie cittadine, oltre ad essere convocato in tribunale. "C'è incompatibilità fra lo status di persona modello e un'infrazione sulla strada. Un pilota è un guidatore come gli altri", disse all'epoca il presidente Jean Todt, da sempre sensibile al tema della sicurezza stradale.

Nel periodo di lockdown, Kyle Larson è stato invece sospeso dalla sua scuderia (Ganassi) e dalla Nascar per un epiteto razzista usato in un evento virtuale. Lo hanno scaricato pure gli sponsor, che non volevano essere ancora associati alla sua immagine. Firmando con Mazepin, la Haas si è assicurata la dote milionaria dell'azienda di famiglia, la Uralkali, ma adesso rischia di rovinare la propria reputazione. A lungo termine può diventare un problema persino maggiore.

L'essere figlio di un facoltoso padre, che ha agevolato la sua scalata alla F1, è il minore dei "peccati originali". Mazepin non è certo l'unico nel motorsport ad aver goduto di questo vantaggio economico, e in fondo i suoi risultati nei campionati addestrativi sono stati sufficienti, se non buoni. Sono peggio alcuni precedenti commenti online di stampo razzista e omofobo, il pugno dato in faccia a Callum Ilott nel 2016, ai tempi dell'Europeo F3, un atteggiamento in pista che lo ha portato, nell'ultima stagione di Formula 2, a un punto di penalità dalla squalifica automatica. Guadagnarsi la stima del pubblico, se davvero a Nikita importa, sarà compito difficile e non basterà essere capaci al volante. Figuriamoci di quello femminile, sempre più numeroso.

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