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19 Dic [14:57]

L'anno zero di
Sainz e della McLaren

Massimo Costa

Adesso la scena è tutta per loro. Con il ritiro dal Mondiale F.1 di Fernando Alonso, la Spagna si aggrappa alla famiglia Sainz. Ormai è prassi che per dodici mesi, padre e figlio tengono in scacco tutti quanti. Carlos junior da febbraio ai primi giorni di dicembre, ovvero dai test pre campionato a quelli finali di Yas Marina, Carlos senior invece, si accontenta di un mesetto o poco più, il tempo di lasciare le proprie tracce sulle strade sudamericane della Dakar. A dire il vero, il “vecchio” della famiglia dopo il grande successo nella scorsa edizione della massacrante maratona fuoristrada al volante della Peugeot, aveva dichiarato il definitivo ritiro dalle corse alla “tenera” età di 56 anni. L’erede non ci credeva troppo, ma chi lo ferma quello… e non si sbagliava. Dopo qualche mese di noia (del resto Steve McQueen non diceva che la vita era una noiosa attesa tra una gara e l’altra?), il due volte campione del mondo rally è rapidamente tornato sui suoi passi e tra breve lo vedremo nuovamente al via della Dakar, questa volta con la Mini X-Raid.

Non li ferma nessuno i Sainz. Carlos junior è, assieme a Sebastian Vettel, uno dei pochissimi fuoriusciti dal gruppo dei piloti Red Bull che è stato capace di costruirsi una propria carriera. Seguendo i suoi passi, da quest’anno ci proverà anche Daniel Ricciardo che, coincidenze della vita, prenderà il posto di Sainz alla Renault. Per entrambi però, il percorso non sarà facile. Ma se Ricciardo beneficerà dell’ottimo lavoro svolto nel team diretto da Cyril Abiteboul proprio dal ragazzo di Madrid nel corso della stagione da poco conclusa, Sainz si ritrova in una McLaren sperduta, scioccata dal disastroso 2018 nonostante la power unit Renault che avrebbe dovuto proiettare il team di Woking quanto meno a giocarsi il quarto posto nella classifica costruttori.

Carlito non si preoccupa, sembra destinato a risolvere problemi. Ha tenuto in piedi la Toro Rosso quando nel 2017 Daniil Kvyat si stava avviando verso il licenziamento da parte di Helmut Marko, ha contribuito a risollevare la Renault quest’anno, ora avrà un compito mica da ridere da affrontare. La MCL33, come per la Williams la FW41, è una monoposto che ci si vergognerà ad esporla nel museo delle monoposto del passato. Non c’è niente da tenere di quella vettura, afflitta da un problema aerodinamico grave che si trascinava da qualche tempo e che probabilmente ha contribuito a confondere in passato anche i tecnici della Honda, sui quali gravavano tutte le colpe. E invece...

Dalla McLaren si è saputo che già ad aprile si era pensato di costruire una nuova vettura, una MCL33B, ma il progetto avrebbe comportato enormi spese e la monoposto sostitutiva sarebbe stata pronta soltanto dopo l’estate. Troppo tardi. Ci si domanda ora se gli ingegneri McLaren hanno compreso la natura del problema che portava la MCL33 a perdere carico aerodinamico nelle curve, questo sostanzialmente il buco nero. Il presidente esecutivo, nonché azionista, della squadra di Zak Brown, lo sceicco Mohammed bin Essa Al Khalifa, ha rivelato nei giorni scorsi che gli ingegneri hanno ben chiare le cause del disastro e che dunque si sente certo che nel 2019 sarà tutta un’altra musica.

Anche grazie al progettista James Key, sottratto alla Toro Rosso non senza polemiche col team faentino, le cose potranno cambiare radicalmente. Sainz può tirare un sospiro di sollievo, la MCL34 nascerà su base completamente diversa e per la prima volta si troverà ad essere il leader indiscusso della squadra. Come compagno di squadra infatti, avrà il debuttante Lando Norris, vice campione della Formula 2, protetto direttamente da Brown che è anche il suo manager. Carlos non se ne preoccupa, pur sapendo che da certi rookie possono sempre arrivare sorprese, come gli è capitato in Toro Rosso quando ebbe a che fare con Max Verstappen nel 2016, cavandosela piuttosto bene. Ed è pronto a ripartire da zero con tutto il team, ormai stanco, esausto, di vagare senza uno scopo ben preciso nelle ultime posizioni dopo aver perso la bussola.

Per la McLaren sarà una sorta di anno zero e in fondo anche per Sainz, che ha un contratto di due anni e non nasconde che le ambizioni sono elevate: quelle di farsi apprezzare da Brown e di riportare la squadra che fu di Ron Dennis a lottare ad armi pari con Mercedes, Ferrari e Red Bull. No, non nel 2019, ma quanto meno nel 2021 dopo essersi guadagnato un prolungamento del contratto. Sainz nella stagione scorsa con la Renault ha totalizzato 53 punti, il suo ex compagno Nico Hulkenberg 69. Un paio di ritiri di troppo hanno fatto la differenza. Lo spagnolo ha anche spiegato quali fossero i problemi cronici della RS18:

“Quando arrivavo al limite, iniziavo a percepire un poco di instabilità in frenata. E’ andata così per tutto il campionato e non era facile trovare il corretto bilanciamento. Spesso mi sono trovato in confusione nel scegliere il giusto assetto, occorreva fare dei compromessi, ma posso dire che in qualifica non potevo mai essere al cento per cento per poter togliere via quel paio di decimi che mi sono sempre mancati. Non era come con la Toro Rosso, quando riuscivo a dare tutto. In gara è stato diverso, ho fatto ottimi Gran Premi, ma mi rimane il rammarico per non aver mai potuto esprimere il mio potenziale in qualifica”.

Autosprint