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13 Giu [16:09]

Le Mans - Finale
Storica tripletta Audi

“Questa è una gara che ti dà tanto e ti prende tanto. Credo che in questo week-end la Le Mans abbia aumentato la sua leggenda”. L’epigrafe a una delle più straordinarie, sofferte, combattute, emozionanti, 24 Ore degli ultimi venti anni, la Le Mans più veloce della storia (225,228 Km/h di media) e con la maggiore percorrenza (5410,713 chilometri, battuto il record che risaliva al 1971), la Le Mans della grande illusione e della terribile debacle della Peugeot, alla fine l’ha scolpita Tom Kristensen, l’uomo degli 8 trionfi, terzo con i compagni di sempre McNish e Capello sulla Audi numero 7, nel giorno del trionfo rocambolesco di Romain Dumas, Mike Rockenfeller e Timo Bernhard e del secondo posto della Audi numero 8, quella di André Lotterer, Benoit Treluyer e Marcel Flesser.

Un “triplete” della Casa tedesca che si aggiunge a quelli del 2000, 2002 e del 2004, ma che ha un sapore particolare perché arrivato alla fine di una settimana in cui tutti, dal mercoledì al minuto prima della partenza, avrebbero scommesso sull’en-plein della Casa del Leone. La Peugeot, che aveva firmato la pole con Bourdais e si era presa le prime tre posizioni in qualifica, la Peugeot veloce, troppo più veloce, tanto da soprendere e atterrire i grandi rivali della Audi fin dal primo minuto. La Peugeot che dopo essere scattata in testa con tutte le sue vetture se le è viste letteralmente esplodere in pista, una dopo l’altra, fino alla fiammata finale che ha tolto di scena anche l'ultima 908 Peugeot, quella affidata alla Oreca, anche lei tradita dal motore quando era lanciata all’inseguimento di Capello e dello scalino più basso del podio, in difesa dell’onore francese.

Facendo sciogliere in lacrime e singhiozzi quasi infantili prima Olivier Quesnel, il grande boss della Peugeot Sport, poi quel vecchio e nobile combattente di Hugues de Chaunac, il patron dell’Oreca. E infine, ma questa volta si è trattato di lacrime di gioia, persino l’austero Wolfgang Ullrich, il capitano di tutti i nove successi (in 11 anni) della Audi sulla Sarthe. La vittoria dell’affidabilità e dell’esperienza sulla velocità pura, come impone il dna dell’Endurance. E come ha riconosciuto Quesnel stesso : “Noi eravamo pià veloci, ma meno affidabili. E quello che conta alla fine è la vittoria, non la velocità massima”. Parole sacre, qui a Le Mans.

Eppure dopo due ore dall’inizio della gara, la Peugeot già sognava un arrivo in parata, un podio migliore di quello che l’anno scorso aveva accolto una schiacciante doppietta. Alle 17,45 era arrivata la prima doccia fredda, il ritiro di Lamy per la rottura di una sospensione, con Bourdais, il ragazzo di Le Mans, già con il casco in mano nei box, che scoppia a piangere. Dopo una notte in cui le Audi non avevano mollato, continuando a inseguire come segugi, alle 7 di mattina il fumo e le fiamme che uscivano dalla Peugeot in testa alla gara, guidata in quel momento da Franck Montagny, avevano gettato nello sconcerto le tribune. Il dramma francese si è completato a due ore dalla fine, quando anche il motore della terza Peugeot, che Anthony Davidson stava spingendo oltre il limite in una rincorsa disperata, ha salutato la compagnia. Poi, a 24 giri dalla fine, la definitiva Waterloo, con la rottura della 908 Oreca di Duval.

“E’ stata la mia Le Mans più difficile”, ha riconosciuto Ullrich. “Peugeot ci ha dato veramente filo da torcere. Mercoledì ci siamo resi conto che loro ero molto più veloci di noi, giovedì grazie a un lavoro durissimo abbiamo iniziato a migliorare. Alla vigilia della gara abbiamo ripensato al 2008, quando eravamo 5 secondi più lenti eppure riuscimmo a vincere. La strategia che abbiamo scelto era difficile, imponeva pochi pit-stop e nessun errore. Alla fine abbiamo avuto solo una macchina in garage, quella di Kristensen, e non per colpa sua. E abbiamo vinto”.

Da tutti i nove piloti Audi festanti sul podio arriva lo stesso messaggio: è stata la vittoria dello spirito di squadra e della tenacia. “Abbiamo diviso tutte le informazioni fra di noi”, spiega Bernhard, “e lo dimostra il fatto che abbiamo viaggiato tutti sugli stessi tempi. Il momento più difficile? Svegliarmi alle 3 di notte”. Dumas, il francese dell’equipaggio vincitore non crede ancora nella vittoria “Nella più magica delle 24 Ore”, Rockenfeller racconta che sognava questo momento “Fin da quando salii sul podio nella GT, grazie al team per avermi dato chance dopo un primo anno disastroso”.

McNish ammette: “All’inizio la velocità della 908 ci aveva shoccato, l’unica era inventarsi qualcosa di diverso”. Treluyer conferma: “Per battere le Peugeot l’unica tattica era attaccare”. Capello scrive la sentenza: “Hanno aperto tutto, cercando di dare il 101 per cento, e a volte facendo così paghi un conto salato. Mai all’inizio della gara avremmo sognato un finale così, ma quando ho visto che le Peugeot cedevano ho capito che la speranza c’era, l’ultima ora l’ho vissuta scarico, con il terrore di commettere un errore stupido. Per me è un podio in più, importante per la mia storia in Audi. Peccato che l’incidente di Kristensen ci abbia tolto la chance di lottare per la vittoria”.

Si riferisce alla collisione fra il danese, in quel momento alla guida della migliore delle Audi, e la BMW di Andy Priaulx, alle sette e mezzo di sera. Una mossa sbagliata di Priaulx, un rallentamento improvviso in fase di sorpasso, Kristensen che per schivarlo esce e sbatte il musetto. “Alla fine si è scusato”, sospira Tom, “Mi ha detto che era la sua prima volta qui. E’ un pilota che stimo, con lui avevo girato la pista in bici, l’incidente è stato brutto per entrambi, ma non voglio infierire. Le corse sono fatte così”. Soprattutto questa corsa. L’amante bellissima e terribile che tanto dà, e tanto toglie".

dall'inviato Stefano Semeraro

La classifica finale

1 - Rockenfeller-Bernhard-Dumas (Audi R15) - Audi - 397 giri
2 - Lotterer-Fassler-Treluyer (Audi R15) - Audi - a 1 giro
3 - Kristensen-McNish-Capello (Audi R15) - Audi - a 3 giri
4 - Ayari-Andre-Meyrick (Oreca-AIM) - Oreca - a 28 giri
5 - Leventis-Watts-Kane (HPD ARX-01C) - Strakka - a 30 giri
6 - Primat-Mucke-Fernandez (Lola Aston Martin) - Aston Martin - a 32 giri.
7 - Lahaye-Moreau-Charouz (Pescarolo-Judd) - OAK - a 36 giri
8 - Newton-Erdos-Wallace (Lola-HPD) - RML - a 39 giri
9 - Nicolet-Hein-Yvon (Pescarolo-Judd) - OAK - a 56 giri
10 - Ojjeh-Greaves-Chalandon (Ginetta-Zytek) - Bruichladdich - a 56 giri
11 - Lieb-Lietz-Henzler (Porsche 997) - Felbermayr - a 59 giri
12 - Farnbacher-Simonsen-Keen (Ferrari F430) - Farnbacher - a 61 giri.
13 - Berville-Canal-Gardel (Saleen S7R) - Larbre Competition - a 66 giri
14 - Holzer-Westbrook-Scheider (Ferrari F430) - BMS - a 70 giri
15 - Grégoire-Policand-Hart (Corvette C6.R) - Alphand - a 70 giri
16 - Fisichella-Alesi-Vilander (Ferrari F430) - AF Corse - a 74 giri
17 - Narac-Pilet-Long (Porsche 997) - IMSA - a 76 giri
18 - Bruneau-Rostan-Meichtry (Radical SR)-Judd) - Race Performance - a 76 giri.
19 - Muller-Farfus-Alzen (BMW M3 E92) - BMW - a 77 giri
20 - Amaral-Pla-Hughes (Ginetta-Zytek) - Quifel - a 79 giri
21 - Van Splunteren-Hommerson-Machiels (Porsche 997) - Prospeed - a 80 giri
22 - Nygard-Enge-Kox (Aston Martin DBR9) - AMR Young - a 86 giri
23 - Salini-Salini-Gommendy (WR-Zytek) - Welter - a 89 giri
24 - Felbermayr-Felbermayr-Konopka (Porsche 997) - Felbermayr - a 93 giri.
25 - Brabham-Franchitti-Werner (HPD ARX-01C) - Highcroft - a 101 giri
26 - De Pourtales-Noda-Kennard (Lola-Judd) - KSM - a 106 giri
27 - Coronel-Dumbreck-Bleekemolen (Spyker C8) - Spyker - a 117 giri
28 - Drayson-Cocker-Pirro (Lola-Judd) - Drayson - a 144 giri

Ritirati
Salo-Perez Companc-Russo (Ferrari F430) - AF Corse - Non partiti
Mansell-Mansell-Mansell (Ginetta-Zytek) - Beechdean - Incidente
Lewis-Willman-Burgess (Lola AER) - Autocon - Cambio
Gentilozzi-Dalziel-Goossen (Jaguar XKRS) - Jaguar RSR - Problema elettrico
Bourdais-Lamy-Pagenaud (Peugeot 908) - Peugeot - Sospensione ant. destra
Cioci-Perazzini-Pirri (Lola-Judd) - Racing Box - Rottura fissaggio triangolo sosp.
De Doncker-Leinders-Palttala (Ford GT) - Marc Vds - Uscita di pista
Bergmeister-Law-Nieminen (Porsche 997) - Flyng Lizard - Panne meccanica
Schell-Da Rocha-Zollinger (Norma-Judd) - Pegasus - Cambio
Priaulx-Muller-Werner (BMW M3 E92) - BMW - Meccanica
Gachnang-Frey-Allemann (Ford GT) - Matech - Incendio
Bell-Sugden-Miller (Aston Martin Vantage) - JMW - Incidente.
Belicchi-Boullion-Smith (Lola-Judd) - Rebellion - Uscita di pista
Melo-Kaffer-Bruni (Ferrari F430) - Risi - Cambio
Andretti-Jani-Prost (Lola-Judd) - Rebellion - Cambio
Bouchut-Tucker-Rodrigues (Audi R10) - Kolles - Uscita di pista
Mutsch-Grosjean-Hirsch (Ford GT) - Matech - Motore
Montagny-Sarrazin-Minassian (Peugeot 908) - Peugeot - Motore
Jousse-Maassen-Goueslard (Corvette C6.R) - Alphand - Motore
Beretta-Gavin-Collard (Corvette C6 ZR1) - Corvette - Incidente.
Magnussen-O'Connell-Garcia (Corvette C6 ZR1) - Corvette - Motore
Krohn-Jonsson-Van de Poele (Ferrari F430) - Risi - Motore
Yogo-Yamanishi-Iiri (Lamborghini Murcielago) - JLOC - Cambio
Gené-Wurz-Davidson (Peugeot 908) - Peugeot - Motore
Ragues-Mailleux-Ickx (Lola Aston Martin) - Signature - Uscita di pista
Albers-Bakkerud-Jarvis (Audi R10) - Kolles - Cambio.
Panis-Lapierre-Duval (Peugeot 908) - Oreca - Motore
Turner-Barazi-Hancock (Lola Aston Martin) - Aston Martin - Motore