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7 Feb 2021 [7:24]

Niente Ferrari in IndyCar
Una storia di sogni e... poco arrosto

Marco Cortesi

Ferrari non sarà in IndyCar. Che sorpresona, verrebbe da dire. Dopo il sasso lanciato dalle dichiarazioni di alcuni personaggi vicini all'orbita del costruttore e confermate da Binotto lo scorso maggio, l'ipotesi aveva più volte guadagnato visibilità ma è stata alla fine rimessa ufficialmente in freezer dallo stesso manager. Anche se sin da subito erano apparse chiare le contraddizioni su come un marchio di quel tipo potesse legarsi a situazioni di monofornitura delle vetture.

La vettura mai vista in movimento 
Dopotutto, Maranello ha sempre usato la minaccia delle "altre categorie" come forma di pressione nei confronti della dirigenza della Formula 1. Il caso più famoso, nel 1986, quando si arrivò perfino ad approntare una vettura, la 637, che venne perfino portata sulla Brickyard per essere immortalata (da ferma). Guardacaso, nel 1987 arrivò la firma del Patto della Concordia e la povera 637 non venne mai neanche testata. Oggi, il bluff è stato dichiaratamente sdoganato e viene quasi da sorridere a pensare che qualcuno potesse crederci. Allora però la cosa doveva sembrare piuttosto seria. 

Budget Cap? Si riparla di IndyCar
Nel 2009, stessa solfa. Squillo di trombe, apparizione di Luca Cordero di Montezemolo alla 24 Ore di Le Mans, con al seguito Stefano Domenicali, Amedeo Felisa e Piero Ferrari. E immancabili ammiccamenti anche all'IndyCar, oltre che al mondo endurance. Si parla addirittura di una LMP1 in fase di sviluppo e compaiono presunti prototipi. Nonostante le forme non c'entrino nulla con una LMP1, in tanti sono sicuri (in realtà erano quelli de LaFerrari). Allora, c'era di mezzo l'odiato budget cap voluto da Max Mosley. Tutti sanno com'è andata a finire, con il disastro personale e manageriale di Mosley che fece saltare l'idea. A fine 2009 arrivò la firma del Patto della Concordia, e di IndyCar ed prototipi non si parlò più. Almeno per 10 anni.

Una nuova Concordia e... nuovi venti di IndyCar
Si torna a parlare di pesanti limitazioni ai budget in Formula 1, anno domini 2018, e riparte il teatrino, con manifestazioni d'interesse più o meno velate. Si parla ancora di Le Mans e IndyCar. Cosa faremo con le risorse lasciate libere? Ma stavolta la cosa suona ancora più strana dato si parla, come detto, di un'IndyCar con limiti enormi allo sviluppo (monotelaio e monofornitura di cambio oltre al sistema ibrido per il futuro) e Ferrari è un costruttore realizza molto in casa. Nel 1956, ultimo anno in cui il cavallino apparve alla 500 Miglia, fu solo come motorista. Quindi, perché non sognare?

Poi, Maranello firma l'ottavo Patto della Concordia ad agosto e casualmente di colpo non se ne parla più. Le risorse che si temeva rimanessero libere, verranno riallocate (alla Haas). La cosa doveva essere stata abbastanza convincente, tanto da far impegnare il nuovo CEO IndyCar Roger Penske in una serie di trattative, e mettere in stand-by altre "piste" che ora sono state rispolverate. Certo, per essere creduto, un bluff dev'essere credibile, ed è stato messo ben in chiaro che l'opzione IndyCar è scartata "Per ora". Dopotutto, la scadenza del nuovo patto è già vicinissima (2025).

Cosa si farà per Le Mans?
Va detto che invece, per quanto riguarda Le Mans, l'opzione avrebbe molto più senso principalmente per il fatto che la classe GTE-Pro sta andando verso un'inesorabile fine mentre, dall'altro lato, ci sono molti clienti, anche dalle grandi disponibilità economiche, che sarebbero felici di entrare in un programma semiufficiale. Se si pensa alla LMDh come inizialmente ventilato, mettere il marchio Ferrari su un'Oreca o una Ligier farebbe rivoltare il Drake nella tomba, ma magari con Dallara sarebbe diverso anche se per ora si rimane nel campo dei sogni...

DALLARAPREMA