2 Lug 2005 [0:16]
PROCESSO MELANDRI
Sante Ghedini e la Ferrari spa
condannate per la morte di Alfredo
Sette anni. Sette anni di lotte, processi, ricordi, momenti difficili e impossibili da sopportare. Ma alla fine la battaglia condotta dalla famiglia di Alfredo Melandri, pilota romagnolo deceduto sul circuito del Mugello mentre svolgeva dei test al volante di una monoposto di F.3 Dallara-Opel della RC Motorsport, contro l'autodromo toscano è stata vinta. Il padre del compianto Alfredo ha sempre sostenuto che la via di fuga (107 metri) della prima curva dopo l'arrivo, la San Donato, quel tragico 2 marzo 1998 non rispondeva alle norme di sicurezza richieste in quanto il terreno non aveva consentito alla Dallara di Melandri di ridurre la velocità. Alfredo, che per cause mai comprese non riuscì ad impostare la curva, uscì di pista, finì nella via di fuga incriminata percorrendola tutta e colpì le gomme poste dinanzi a un muretto. Nell'urto, il pilota riportò gravi lesioni alla testa e dopo otto giorni di coma in ospedale, morì.
Ebbene, la sentenza emessa da Alessandro Nencini, giudice del Tribunale di Firenze, è la seguente: il direttore dell'autodromo del Mugello, Sante Ghedini, è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa) per la morte di Alfredo Melandri, 25 anni. Il giudice ha anche condannato Ghedini al pagamento di una provvisionale di circa mezzo milione di euro in favore dei familiari del pilota, costituitisi parte civile. Insieme a Ghedini, come responsabile civile, è stata condannata al pagamento in solido della provvisionale anche la Ferrari spa, proprietaria dell'autodromo.
Dopo la morte di Melandri, il direttore del circuito finì sotto processo per omicidio colposo. Il pm Alessandro Crini aveva chiesto due anni e quattro mesi di reclusione, escludendo per Ghedini le attenuanti generiche, concesse invece dal giudice. L'assoluzione del direttore del circuito era stata chiesta dagli avvocati difensori Eriberto Rosso e Vittorio Rossi secondo i quali non solo non c'era la prova che la via di fuga non fosse stata fresata, ma neppure che la eventuale mancata fresatura fosse la causa della morte del pilota. In ipotesi i due difensori avevano chiesto per il loro assistito le attenuanti generiche, la cui concessiore farà scattare la prescrizione del reato fra un mese. La famiglia Melandri era rappresentata dagli avvocati Pierguido Soprani, Marco Martines, Angelo Bartolotti e Carlo Taormina, che avevano citato come responsabile civile al processo la Ferrari spa, rappresentata dall'avvocato Nicola Pisani.
Nella foto, la curva San Donato del circuito del Mugello
Massimo Costa