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7 Giu [15:05]

A Baku il Perez che serviva:
la Red Bull ha un'arma in più

Jacopo Rubino

A marzo, in occasione dei test invernali, Sergio Perez si era dato "cinque gare" di tempo per adattarsi alla Red Bull. La sesta, a Baku, l'ha vinta: coincidenze della Formula 1. Il messicano ha beneficiato del clamoroso ritiro di Max Verstappen, ma in Azerbaijan ha fatto tutto ciò per cui il team aveva scelto di ingaggiarlo: spalleggiare la caccia al titolo del compagno, portare punti pesanti per il Mondiale Costruttori, prendere le redini della situazione in caso di necessità, lottando contro le Mercedes. Qualcosa che ai suoi predecessori in quel sedile, Pierre Gasly e Alex Albon, non era quasi mai riuscito.

"È un valore aggiunto se perdi la tua vettura di testa e hai Checo lì pronto a vincere. È esattamente quello che cercavamo", ha infatti sottolineato il team principal Christian Horner. Continuando così, il rinnovo del contratto per il 2022 diventerebbe quasi scontato. Nel frattempo, Perez è risalito al terzo posto in classifica piloti e sta facendo la differenza in confronto al suo omologo Valtteri Bottas, in piena spirale negativa.

"Ho finalmente capito come guidare la macchina", affermava soddisfatto Perez dopo aver siglato il miglior tempo nelle prove libere del venerdì. Un errore in Q3 gli è costato qualcosa in griglia, chiudendo settimo, ma con un gran ritmo e con una strategia azzeccata si è trovato alle spalle della RB16B gemella. E da lì è stato impeccabile, tenendo sotto controllo il diretto rivale Lewis Hamilton. Poteva essere doppietta Red Bull, ma il cedimento del pneumatico di Verstappen ha riscritto il film della corsa: Sergio si è fatto carico delle maggiori responsabilità e non ha fallito la missione, conquistando una vittoria preziosissima a livello personale, ma anche per gli equilibri del campionato.

"Non potevo perdere a due giri dalla fine, così ho frenato più tardi possibile e ho visto Lewis bloccare e andare dritto", ha raccontato sul momento del restart decisivo, pur a corto di grip. "Abbiamo viaggiato al massimo dal primo giro e Lewis premeva dietro di me, non ho mai potuto respirare: è stata dura ma siamo rimasti concentrati. Il team ha fatto un lavoro incredibile e voglio ringraziare Dieter Mateschitz (il patron Red Bull, ndr) per questa grande opportunità e per avermi dato il sedile", ha affermato Perez. Fiducia ripagata, per adesso.

Il suo primo trionfo, nel rocambolesco Gran Premio di Sakhir 2020 con la Racing Point, è arrivato alla 194esima presenza in F1, il secondo "soltanto" alla 201esima: ecco cosa significa correre per un top team, e sfruttare l'occasione attesa per tutta la carriera.