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7 Gen [14:50]

Arrivabene e la gestione Vettel,
Binotto si trasfomerà come fece Brawn

Stefano Semeraro - Photo 4

Che un cambiamento fosse necessario era nell’aria, che arrivasse adesso, e con questo esito, non se l’aspettava nessuno, almeno fuori da Maranello. L’avventura in Rosso di Maurizio Arrivabene si conclude dopo quattro anni da team principal Ferrari. I bilanci non sono mai banali da tirare e la ricerca di un capro espiatorio spesso mischia e confonde le colpe. Nel suo caso, però, le voci in passivo sono più di quelle in attivo.

La Ferrari è tornata molto competitiva, è vero; ma soprattutto per merito di chi le vetture, specie quella della scorsa stagione, le ha progettate, costruite e sviluppate. La SF71H a lungo è stata la migliore monoposto della stagione. Se il titolo non è arrivato le colpe, come al solito, non sono soltanto di una persona, e Sebastian Vettel ha grandi responsabilità, da mettere a fianco alla straordinaria reazione della Mercedes e alla classe suprema di Lewis Hamilton.

Chi doveva gestire umanamente il campione però, era Arrivabene, che in tutti questi anni, almeno all’esterno, non ha dato l’impressione di avere in mente una strategia vincente. Sul piano della comunicazione è sempre stato un uomo a una dimensione: tutto va bene, noi lavoriamo e non badiamo alle chiacchiere, siamo i migliori e alla fine si vedrà. Purtroppo non è stato così. E se alla fine il siluro è arrivato anche all’interno dell'azienda, i suoi metodi, la sua mentalità che a chi stava fuori spesso appariva un po’ antica, schematica, poco trasparente oltre che banale, non devono essere stati apprezzati fino in fondo.

Ha perso il braccio di ferro con Mattia Binotto, che è stato il vero referente di Sergio Marchionne fin quando l’ex presidente ha avuto le forze per gestire la squadra. Con l’arrivo di un altro uomo Philip Morris, Luis Camilleri, si era pensato che Arrivabene potesse consolidare la sua posizione, e in un primo tempo è stato così. Di nuovo però, da parte sua, sono arrivati errori abbastanza evidenti sul piano comunicativo. La difesa a spada tratta, ma molto generica, del lavoro della scuderia, e l’attacco alla macchina, ai tecnici, agli ingegneri, quando la corsa al titolo si è complicata. Non la soluzione migliore, non quella che ci si aspetta da un capo, da un punto di riferimento.

Viene quasi da pensare all’ultimo Mourinho, quello incapace di gestire lo spogliatoio e pronto a sparare sui giocatori, il contrario esatto del Mourinho vincente che era capace di fare scudo attirandosi tutte le critiche. Arrivabene forse sarebbe stato un team manager in altre epoche, quando era più facile nascondere le magagne e il confronto con i colleghi degli altri team, sul piano mediatico, dialettico, non era così punitivo. E forse i suoi limiti di questo tipo sarebbero passati in secondo piano in tempi felici, fatti di tante vittorie e poche polemiche, quando già solo vestire una tuta rossa era garanzia di autorevolezza (e autorità).

Per gestire la Ferrari oggi, fra mille difficoltà, con tante variabili, e l’obbligo costante, feroce e stressante di vincere, serve probabilmente un profilo diverso, più moderno, meno ancient regime. Non sono certo tutte sue le colpe per i titoli mancati - che però non è mai arrivato a giocarsi all’ultima gara, diversamente da quanto era successo con Domenicali e Alonso -, ma non può neanche sentirsi vittima di una epurazione ingiustificata.

Ora tocca a Mattia Binotto, che forse in questi mesi ha iniziato a studiare da team manager, che ha probabilmente la mentalità ‘da vincente’ che piaceva a Marchionne, e che proprio per vincere ha deciso di restare in Ferrari, nonostante le offerte che, a quanto sostengono in parecchi, sono arrivate dalla concorrenza più illustre. Le competenze per un ruolo che non ha certo bisogno di meno professionalità specifiche, di meno capacità, sottigliezza e duttilità intellettuale di altri, Binotto può continuare a costruirsele, avendo in mente una figura come quella d Ross Brawn, che da ingegnere e progettista ha saputo adattarsi, crescere, ed essere vincente anche con addosso una divisa diversa. Auguri comunque, se sarà confermato in questo ruolo non avrà davanti un compito facile.