13 Giu 2014 [17:24]
Ecco perché il no dei medici
ai quattro piloti incidentati
Da Le Mans - Alfredo Filippone
E’ quasi un bollettino di guerra quello stilato dopo le due giornate di prove alla 24 Ore di Le Mans. Sul fronte umano, sono quattro i piloti finiti in ospedale: Fernando Rees, Loic Duval, James Calado e Bert Curtis. Tutti choccati, ma integri e dimessi, a parte l'inglese della AF Corse. Duval è stato certamente il più fortunato, essendo uscito praticamente illeso dallo spaventoso volo alle curve Porsche di mercoledì sera. Non si sono viste le immagini, ma si sa da testimonianze oculari che la macchina, dopo essere decollata e aver impattato contro le reti (al di sopra dunque del muro), si è capovolta strisciando col tetto contro il muro che l’ha letteralmente scoperchiata trasformandola in una ‘spider’.
Vengono i brividi soltanto a pensare cosa abbia rischiato, per questione di centimetri, il pilota francese. Dimesso l’indomani alle 2 del pomeriggio, Duval ha trascorso qualche ora nel box Audi, dov’è stato accolto con una bella torta per festeggiare il compleanno... E’ poi tornato a casa dei genitori, “Guidando la propria auto…”, come ha tenuto a sottolineare il Dr. Ullrich. Calado (uscito con la Ferrari #71) è ancora in osservazione in ospedale per dolori alla testa. Per Curtis (che ha distrutto la Porsche Prospeed #79) solo spavento e choc, una bella botta alla caviglia per Rees, uscito mercoledì sull’Aston Martin #99, che ha subito dato forfait. I quattro piloti, comunque, non sono stati autorizzati a tornare alla guida.
Sull’argomento, abbiamo sentito le ragioni del delegato medico FIA, Alain Chantegrat, responsabile delle decisioni, che ci ha spiegato: “Dal momento in cui ci troviamo di fronte ad un pilota che ha perso conoscenza, anche se per brevi attimi, la prassi è di tenerlo in osservazione in ospedale almeno per una notte, e di non concedere il nullaosta a correre, anche se analisi e TAC sono ok, perché dei postumi (nuova perdita di conoscenza, convulsioni, ecc) possono ripresentarsi nelle 48 ore successive all’incidente, specie se il fisico è sottoposto a sforzo o tensione. So che è duro per i team, ma non possiamo assolutamente prendere alcun rischio.”