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1 Ott [0:13]

Ferrari e gli ordini di squadra,
ma la storia della F1 è fatta di dualismi

Massimo Costa

C'è tensione in Ferrari? Normale quando si hanno due piloti veloci, ambiziosi e una monoposto che è tornata vincente. Da una parte, un quattro volte campione del mondo di nome Sebastian Vettel che non ci sta a recitare il ruolo di pilota in via di pensionamento, non più veloce in qualifica, soggetto a commettere clamorosi errori. Dall'altra parte, un giovane emergente di grande qualità, Charles Leclerc, che ha colto sei pole nel 2019, più di tutti, ed ha dimostrato al suo secondo anno di F1 di poter ottenere qualsiasi risultato.

Il team principal Mattia Binotto, sta cercando di gestire come meglio si può la situazione. Dall'inizio del campionato, le varie strategie messe in atto hanno penalizzato più Leclerc che Vettel , ma il vero punto di rottura si è verificato a Monza, in qualifica. In quella occasione, nel Q3, tra l'altro molto confuso, il neo arrivato in Ferrari non ha permesso a Vettel di prendergli la scia nel momento clou, come da accordi precedenti e come il tedesco aveva fatto nel primo push. Tante scuse, baci e abbracci, ma Vettel deve essersela segnata, convinto che Leclerc abbia fatto il furbetto in quella situazione. E dunque, chi la fa l'aspetti, nelle corse funziona così. Da sempre.



A Singapore, si è verificata una condizione che ha favorito Vettel, ma non voluta dal team. Leclerc, autore della pole, conduceva la gara, ma è stato Vettel ad essere chiamato ai box per primo per il cambio gomme. Non si voleva fare l'undercut su Leclerc, ma proteggere Sebastian da Max Verstappen e tentare il sorpasso su Lewis Hamilton. E invece, Vettel si è inventato un paio di giri da... Vettel, velocissimi, che hanno fregato Leclerc nel momento del suo pit-stop. Il monegasco infatti, per un battito di ciglia, è rientrato in pista dietro al compagno di squadra.  



A Sochi invece, la strategia per mettere subito entrambe le Ferrari davanti, era quella di permettere a Vettel, terzo sullo schieramento di partenza, di prendere la scia di Leclerc per passare Lewis Hamilton, secondo in qualifica, alla prima curva. In tal caso, Vettel sullo spunto doveva passare anche lo stesso Leclerc, che però avrebbe riavuto la posizione. Il punto è che Vettel, una volta al comando, nel 1° giro ha preso subito un bel margine di vantaggio, aumentato al secondo passaggio. Ed Hamilton era lì, dietro a Leclerc. Sarebbe probabilmente accaduto un pasticcio se Vettel avesse rallentato per farsi passare da Charles, Hamilton poteva approfittarne con facilità.

Vettel ha continuato a spingere forte, invitando anche Leclerc a farlo, ma il divario aumentava. Come mai il giovane pilota della Ferrari non aveva la forza per segnare gli stessi tempi di Vettel, che pare rigenerato dopo aver toccato il fondo a Monza? Leclerc ha cominciato a lamentarsi in maniera esagerata, tanto da ricordare il peggior Fernando Alonso. Davanti a lui invece, Vettel freddo come un robot viaggiava al massimo. Gli uomini del team Ferrari hanno mantenuto la calma, capendo subito che non era il caso di rischiare che Hamilton traesse profitto dal loro gioco di squadra. Che hanno rimandato al pit-stop. Undercut per Leclerc ed eccolo che si è ritrovato davanti.



Tutto a posto quindi? Per quanto riguarda gli ordini di squadra verrebbe da dire di sì, era certamente impensabile prevedere il problema alla power unit di Vettel, lo stop in pista richiesto dal team, la virtual safety car e tutto quello che ne è conseguito, con le Mercedes che hanno colto al volo l'occasione per cambiare gli pneumatici e passare al comando del Gran Premio. Un colpo di sfortuna, certamente non preventivabile. Su alcuni media e soprattutto in TV è parso di assistere a qualcosa di inatteso: la regola prima, fomentare la rissa, cosa che normalmente appartiene a un altro genere di sport, il calcio. Creare la polemica facile, esagerarla, spingerla oltre i limiti della decenza, anche quando non c'è, a questo si è dovuto assistere.

Nel dopo gara, Leclerc ha continuato però, a fare la vittima. Un confronto sano si renderà necessario tra la squadra, Vettel e Charles. Quest'anno non è in gioco il campionato del mondo e quindi ci si può anche permettere qualche scaramuccia, ma se la Ferrari proseguirà su questa via, se anche nel 2020 si dimostrerà così competitiva, sarà meglio mettere alcune cose in chiaro. Di certo, Vettel non vuole abdicare e Leclerc non intende fare il paggetto del vecchio campione.

Insomma, niente di nuovo. La scelta della Mercedes di avere a fianco di Hamilton un pilota veloce, ma regolare e "tranquillo" come Valtteri Bottas non è stata fatta a caso dopo le precedenti furibonde litigate in pista tra il campione inglese e Nico Rosberg (foto sotto). In Ferrari si era trovato l'equilibrio perfetto con Vettel e Kimi Raikkonen, simile a quello tra Hamilton e Bottas, ma in fondo era giusto cambiare per mettere un "pungolo" al tedesco dopo la debacle del 2018.



L'attuale situazione a Maranello può ricordare quella tra Alonso e Felipe Massa (per un breve periodo a dire la verità) o andando più lontano, ai dissidi tra Alain Prost e Nigel Mansell, o alla spaccatura tra Gilles Villeneuve e Didier Pironi dopo il mancato rispetto dell'accordo del francese a Imola 1982, oppure tra Niki Lauda e Clay Regazzoni, che se la cantavano non poco. Meglio andava tra Michael Schumacher e Rubens Barrichello, col brasiliano costretto anche a vere e proprie umiliazioni dall'allora team principal Jean Todt.



Non vanno poi archiviati i recenti bisticci in Red Bull tra Max Verstappen e Daniel Ricciardo, e sempre a casa di Christian Horner, i litigi tra Vettel e Mark Webber alla Red Bull sfociati anche in incidenti (foto sotto). La sfida furiosa in McLaren che ha visto contrapposti due fenomenali piloti come Ayrton Senna e Prost ha fatto la storia e molte stagioni dopo, sempre Alonso e Hamilton hanno fatto nuovamente impazzire Ron Dennis (foto sopra). Rammentiamo anche alla Williams, Mansell e Nelson Piquet che non si sopportavano, e sempre in Williams la guerra tra Alan Jones e Carlos Reutemann o quella più soft in Lotus che contrapponeva Ronnie Peterson a Mario Andretti. 



Accade sempre così quando si hanno due piloti carismatici, veloci, di grande personalità, sotto lo stesso tetto. E' la normalità, anzi, il bello della competizione. E, come diceva qualcuno, vinca il migliore.