Michele Montesano - DPPI Images
La corsa che non ti aspetti. Al termine della 6 Ore del Fuji, 100ª gara della storia del FIA WEC, a risuonare sul podio è stata la Marsigliese. A cantare l’Inno francese tutta la squadra Alpine che ha acclamato la vittoria del terzetto Charles Milesi, Paul-Loup Chatin e Ferdinand Habsburg. Proprio sul circuito giapponese, esattamente un anno fa, il costruttore francese aveva centrato il suo primo podio con la A424 LMDh nel Mondiale Endurance.
Oggi, a distanza di 12 mesi, Alpine è riuscita a conquistare un meritato successo chiudendo davanti ai connazionali di Peugeot. Jean-Eric Vergne, Mikkel Jensen e Paul Di Resta, hanno tagliato il traguardo al secondo posto precedendo, di appena cinque decimi, la Porsche 963 LMDh di Laurens Vanthoor e Kevin Estre. La gara, difficile per Ferrari, mantiene aperta la lotta al titolo, che si deciderà nell’ultimo appuntamento stagionale della 8 Ore del Bahrain.
Tre gli interventi della safety-car, cinque le Full Course Yellow, diversi incidenti e numerose penalità, di certo non ci si è annoiati nel corso della 6 Ore del Fuji. La 100ª gara della storia del WEC ha offerto una trama ricca di colpi di scena, incluso il finale a sorpresa con un podio che, allo spegnimento dei semafori, era tutt’altro che prevedibile. Infatti, nella prima frazione di gara le Cadillac hanno comodamente dominato la scena. Will Stevens, scattato dalla pole, ha gestito le operazioni seguito da Sebastien Bourdais. Proprio il francese si è reso protagonista di un testacoda, fortunatamente innocuo, nel giro di formazione.
Ad animare la corsa, le lotte di centro gruppo, come il lieve contatto tra Habsburg e Sebastien Buemi. Ad avere la peggio è stato proprio lo svizzero, che ha forato la posteriore sinistra della sua Toyota, mentre all’alfiere della Alpine è stato comminata una sanzione di cinque secondi. I detriti dissimenati in pista, hanno spinto la direzione gara a esporre dapprima la Virtual Safety Car e poi, come da regolamento, chiamare l’ingresso della vettura di sicurezza.
Nonostante le concitate fasi, Cadillac ha mantenuto il comando con Stevens. Al contrario, Bourdais si è fatto beffare da Di Resta, salito in terza posizione grazie all’ottima strategia del muretto box Peugeot. La gara è quindi proseguita lineare fino allo scoccare della seconda ora, iniziata letteralmente con il botto. Raffaele Marciello, appena subentrato a Kevin Magnussen, nell’evitare la Porsche 963 LMDh di Nico Pino, che ha inspiegabilmente rallentato in piena accelerazione, ha perso il controllo della sua BMW andando a sbattere violentemente contro le barriere all’uscita della curva 8.
Nulla da fare per Marciello, costretto alla resa con l’avantreno della sua M Hybrid V8 LMDh pesantemente danneggiato. La Virtual Safety Car, prima, e la safety-car dopo, hanno visto i team affrettarsi ad effettuare le soste ai box cambiando, nuovamente, la classifica. Dopo quasi mezz’ora di neutralizzazione, la corsa è ripresa con Nico Varrone, subentrato proprio a Pino, al comando delle operazioni seguito dalla Peugeot di Vergne, e dalla Toyota di Nick De Vries. A uscirne penalizzate sono state entrambe le Cadillac scivolate fuori dalla zona podio.
Fiutato il colpaccio, Vergne ha iniziato il pressing nei confronti di Varrone. I due hanno dato vita a un intenso duello fin quando il francese della Peugeot è riuscito ad avere la meglio e conquistare la leadership. Ma, ancora una volta, la safety-car ha rivoluzionato la classifica. Protagonista Tom Gamble che, uscito dai box, è stato tradito dalle gomme fredde perdendo il controllo della sua Aston Martin Valkyrie. Andato in testacoda, il britannico ha poi centrato l’incolpevole Vantage GT3 di Zach Robichon. Gamble non ha potuto far altro che parcheggiare la sua Valkyrie a bordo pista.
Ad approfittare di questo incidente sono state sia la Peugeot che la Alpine, le ultime a rientrare ai box prima della neutralizzazione. Ciò ha permesso, alla ripartenza, di trovare Jensen al comando seguito da Milesi. Il muretto Alpine è così riuscito a scalare la classifica, nonostante un’ulteriore penalità di cinque secondi per un’infrazione commessa ai box. A mettersi nella scia delle due vetture francesi, è poi stata la Porsche di Estre, dando vita ad una sfida a tre per la vittoria della 6 Ore del Fuji.
Nel corso dell’ultimo pit-stop, Alpine ha tirato fuori un altro asso dalla manica optando per una strategia tanto rischiosa quanto potenzialmente decisiva. A differenza dei rivali, sulla A424 LMDh sono stati sostituiti solamente due pneumatici risparmiando secondi preziosi. Milesi è quindi uscito dai box al primo posto davanti alla Peugeot di Jensen, mentre la Porsche è stata costretta a una sosta più lunga dovendo scontare una penalità di cinque secondi per aver commesso un’infrazione nel pit-stop precedente.
Milesi ha quindi dovuto dar fondo a tutta la sua sensibilità nel gestire le gomme fin sotto la bandiera a scacchi. Missione riuscita anche grazie al duello che ha visto Jensen e Vanthoor lottare per il secondo gradino del podio. A spuntarla è stata la Peugeot, che ha preceduto le due Porsche Penske di Estre-Vanthoor e di Mathieu Jaminet e Julien Andlauer, quarti al traguardo. A completare la top-5 la 9X8 LMH di Malthe Jakobsen, Loïc Duval e Stoffel Vandoorne, quest’ultimo al suo commiato con Peugeot.
L’unica Aston Martin Valkyrie superstite, guidata da Marco Sørensen e Alex Riberas, si è classificata sesta. Dopo l’ottimo avvio, a rallentare la gara è stato un drive through per aver infranto le procedure in Full Course Yellow. Ciò non toglie l’ottima prestazione della vettura inglese, al suo miglior risultato nel WEC dal debutto a oggi. Solamente settima la Cadillac scattata dalla pole di Stevens, Norman Nato e Alex Lynn. Ottavia piazza per la Toyota, con il terzetto composto da Nyck De Vries, Mike Conway e Kamui Kobayashi, mentre la BMW superstite ha chiuso nona.
Capitolo a parte per la Ferrari. Nel box del Cavallino Rampante sapevano già che ci sarebbe stato da soffrire, in quanto la 499P mal si adattava al terzo settore del Fuji, il più lento e guidato. Inoltre il BoP ha penalizzato le Ferrari anche sul lungo rettilineo. Ciò nonostante la prima frazione di gara è stata tutto sommato buona, con entrambi gli equipaggi che hanno militato a ridosso della top-5. Al contrario la seconda metà della corsa ha visto le 499P man mano sprofondare.
Dopo aver guadagnato addirittura la zona podio, il terzetto Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen nelle ultime due ore è scivolato indietro chiudendo undicesimo. Peggio ancora per Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado, solamente quindicesimi dopo aver ricevuto due drive through per aver ‘collezionato’ troppi track limits. Così la miglior Ferrari è stata quella griffata AF Corse di Robert Kubica, Yifei Ye e Phil Hanson, decima al traguardo nonostante uno squarcio sulla fiancata rimediato già nei primi chilometri della 6 Ore del Fuji.
Nella LMGT3 anche in Giappone si è ripetuto il copione già visto ad Austin. A tagliare per primo il traguardo è stata la Ferrari di Alessio Rovera, Simon Mann e François Heriau. Tuttavia il terzetto di AF Corse è stato penalizzato di cinque secondi a fine gara, per un’infrazione commessa al pit-stop, cedendo la vittoria della 6 Ore del Fuji a Charlie Eastwood, Rui Andrade e Tom van Rompuy. Merito all’equipaggio della Corvette del TF Sport che si è reso protagonista di una bella rimonta in una gara che ha visto numerosi cambi al vertice e duelli serrati.
Prestazione da incorniciare anche per le BMW del team WRT. Augusto Farfus, Yasser Shahin e Timur Boguslavskiy hanno completato il podio precedendo la M4 GT3 di Valentino Rossi, Ahmad Al Harty e Kelvin van der Linde. Quest’ultimo aveva anche accarezzato l’idea di poter vincere, prima di dover effettuare uno splash proprio sul finale. Top-5 per la Porsche 911 GT3 dei leader di classe Riccardo Pera, Richard Lietz e Ryan Hardwick.
Sesta piazza per la Ferrari 296 GT3 di Davide Rigon, Francesco Castellacci e Thomas Flohr. A seguire l’Aston Martin Vantage GT3 divisa da Mattia Drudi, Ian James e Robichon, con quest’ultimo uscito miracolosamente indenne dal contatto con la Valkyrie di Gamble. Alle spalle della Aston Martin ha chiuso la Corvette di Daniel Juncadella, Jonny Edgar e Ben Keating, con l’americano protagonista di un ottimo primo stint.
A completare la top-10 la Mercedes Iron Lynx di Maxime Martin, Martin Barry e Lin Hodenius e la Lexus di Ben Barnicoat, Arnold Robin e Finn Gehrsitz. Dopo aver illuso nella prima frazione di gara, le McLaren 720S GT3 dello United Autosports sono sprofondare fuori dalla zona punti. Male anche le Ford Mustang GT3 del Proton Competition con Dennis Olsen, in equipaggio con Stefano Gattuso e Giammarco Levorato, costretto alla resa quando occupava il terzo posto.
Domenica 28 settembre 2025, gara
1 - Chatin-Habsburg-Milesi (Alpine A424) - Alpine - 202 giri
2 - Di Resta-Jensen-Vergne (Peugeot 9X8) - Peugeot - 7"682
3 - Estre-L.Vanthoor (Porsche 963) - Penske - 8"167
4 - Andlauer-Jaminet (Porsche 963) - Penske - 16"083
5 - Duval-Jakobsen-Vandoorne (Peugeot 9X8) - Peugeot - 18"542
6 - Riberas-Sorensen (Aston Martin Valkyrie) - Aston Martin - 39"761
7 - Lynn-Nato-Stevens (Cadillac V-Series.R) - Jota - 43"567
8 - Conway-Kobayashi-De Vries (Toyota GR010 Hybrid) - Toyota - 45"031
9 - Rast-Frijns-S.van der Linde (BMW M Hybrid V8) - WRT - 50"362
10 - Kubica-Ye-Hanson (Ferrari 499P) - AF Corse - 58"989
11 - Fuoco-Molina-Nielsen (Ferrari 499P) - Ferrari AF - 1'10"878
12 - Jani-Pino-Varrone (Porsche 963) - Proton - 1'14"826
13 - Bamber-Bourdais-Button (Cadillac V-Series.R) - Jota - 1 giro
14 - Gounon-Makowiecki-Schumacher (Alpine A424) - Alpine - 1 giro
15 - Pier Guidi-Calado-Giovinazzi (Ferrari 499P) - Ferrari AF - 1 giro
16 - Buemi-Hartley-Hirakawa (Toyota GR010 Hybrid) - Toyota - 2 giri
17 - Van Rompuy-Andrade-Eastwood (Corvette Z06) - TF Sport - 17 giri
18 - Rovera-Heriau-Mann (Ferrari 296) - AF Corse - 17 giri
19 - Shahin-Boguslavskiy-Farfus (BMW M4) - WRT - 17 giri
20 - Rossi-Al Harthy-K.van Der Linde (BMW M4) - WRT - 17 giri
21 - Hardwick-Pera-Lietz (Porsche 911) - Manthey - 17 giri
22 - Flohr-Castellacci-Rigon (Ferrari 296) - AF Corse - 17 giri
23 - Drudi-James-Robichon (Aston Martin Vantage) - HoR - 18 giri
24 - Keating-Edgar-Juncadella (Corvette Z06) - TF Sport - 18 giri
25 - Berry-Hodenius-M.Martin (Mercedes AMG) - Iron Lynx - 18 giri
26 - Robin-Gehrsitz-Barnicoat (Lexus RC F) - Akkodis ASP - 18 giri
27 - Leung-Gelael-Sato (McLaren 720S) - United Autosports - 18 giri
28 - Sousa-Tuck-Barker (Ford Mustang) - Proton - 18 giri
29 - Frey-Gatting-C.Martin (Porsche 911) - Iron Dames - 18 giri
30 - Cottingham-Baud-Saucy (McLaren 720S Evo) - United Autosports - 18 giri
31 - Umbrarescu-Schmid-Lopez (Lexus RC F) - Akkodis ASP - 18 giri
32 - Gilbert-Hanafin-Rueda (Mercedes AMG) - Iron Lynx - 19 giri
33 - McIntosh-Barrichello-Hasse Clot (Aston Martin Vantage) - R.S.Leman - 19 giri
Giro più veloce: Alex Lynn 1'28"236
Ritirati
Gattuso-Levorato-Olsen (Ford Mustang ) - Proton
Tincknell-Gamble (Aston Martin Valkyrie) - Aston Martin
Marciello-Magnussen-D.Vanthoor (BMW M Hybrid V8) - WRT