4 Giu 2004 [2:09]
INTERVISTA A GIORGIO MONDINI
"Vi spiego come ho migliorato me stesso!"
Giorgio Mondini è secondo nel campionato di F.Renault V6. La prima domanda che siamo posti per mesi è la seguente: il pilota della Eurointernational è italiano o svizzero? La seconda, invece, è: si tratta dello stesso Mondini del 2003 e del 2002? Ebbene sì. Il ragazzo nato a Genova, cresciuto in Svizzera, che dopo la maturità classica studia ora in un'università americana a Ginevra e trascorre lunghe giornate a Viareggio nella super centro di Formula Medicine è il Mondini che tutti conoscevamo. Una crescita agonistica incredibile la sua, inattesa, ma non del tutto. Giorgio infatti ha iniziato a correre soltanto a 20 anni direttamente nella F.Renault europea senza prima aver mai gareggiato nel karting. Le qualità c'erano, i difetti pure. Serviva qualcosa, o qualcuno, che mettesse un po' di ordine. Ce lo spiega direttamente Mondini:
- Giorgio, sei italiano o svizzero?
"C'è un po' di confusione su questo punto. Sono nato a Genova da padre italiano e madre tedesca, ma poi sono cresciuto in Svizzera. Però mi sento italiano in tutto per tutto. Diciamo che sono... italo-svizzero. Là si parla molto di me e forse è stato perché ho iniziato a correre in auto con il team Jenzer".
- Ok, ti adottiamo anche perché quando vinci l'inno è quello di Mameli... Come mai hai iniziato a correre soltanto a 20 anni?
"La passione c'è sempre stata e di tanto in tanto andavo a girare in karting con mio padre, ma non ho mai fatto agonismo. Ho però partecipato a diversi corsi di scuola guida per monoposto. Prima da Morrogh con le F.Ford a 14 anni, poi il corso Csai con le F.3 a 16 e infine a Magny-Cours con delle F.Renault. Ma per iniziare a correre veramente ho dovuto aspettare i 20 anni. Prima mia madre voleva che mi concentrassi esclusivamente sulla scuola e così quando ho preso la maturità classica, in Svizzera, ho potuto iniziare a sognare".
- Però i libri non ti mollano. Ora c'è l'Università...
"Esatto, l'università americana. Sono al terzo anno di economia e commercio e il primo l'ho fatto a Londra, poi a Ginevra. Ma spero di continuare gli studi a Roma".
- Beh, non solo le corse ti portano in giro per l'Europa. Diventerai un grande manager...
"Sinceramente spero di divenire un grande pilota".
- Lo speriamo anche noi. E' stata dura debuttare subito nella F.Renault a livello europeo?
"Beh, dura è dire poco. Però il 2001 ero rilassato, tutto quel che veniva era una vittoria per me. Se ottenevo il 16° tempo o il 20° andava benissimo. L'importante era esserci e maturare esperienza. Nel 2002, sempre col team Jenzer, puntavo a qualcosa di più, invece non è stato facile. Mi ero illuso dopo che ero andato bene nella Winter Series della F.Renault italiana, ma i risultati in campo continentale non sono stati positivi. Non è per fare del vittimismo, ma non mi trovavo molto bene con la monoposto e tutto il team era ovviamente concentrato su Jani, che era il numero uno".
- Poi cos'è successo?
"Ho conosciuto Antonio Ferrari della Eurointernational, il quale mi ha invitato a partecipare alla Winter Series americana di F.Renault. Mi sono trovato subito ottimamente sia con la vettura sia con i tecnici e allora ho deciso di saltare direttamente nella nuova, era il 2003, F.Renault V6 3.5 con il team di Ferrari".
- Un salto rischioso?
"Non particolarmente. Il livello era alto ed io dovevo adattarmi a tutto. Poi ci sono stati problemi extra corse con la famiglia e un incidente stradale a Monte Carlo dove ho riportato ferite alla fronte e lo stiramento dei muscoli dell'avambraccio. Non guidavo io, ero passeggero, ma non avevo la cintura di sicurezza... Per recuperare mi sono affidato alle cure del dottore Ceccarelli ed è stata la svolta. A Formula Medicine mi hanno trasformato sia dal punto di vista fisico e mentale. Nel 2003 ho chiuso la stagione in crescita e in campionato mi sono piazzato settimo. Nell'inverno ho lavorato duro con Ceccarelli e i risultati si sono visti. Sempre tra i primi nei test pre campionato e benissimo nelle prime gare tanto che ora sono secondo in classifica generale. Naturalmente alla base di tutto c'è il gran lavoro della Eurointernational e il bel rapporto con il tecnico della mia vettura".
- Dov'è che sei migliorato?
"Magari ero veloce nelle prove libere, ma quando era il momento della qualifica mi perdevo. Per la tensione, perché esageravo. Ho trovato la giusta serenità e i risultati sono arrivati come d'incanto. Diciamo che ora riesco a esprimere le qualità che mi appartenevano ma che non sfruttavo, e sono diminuiti i difetti. Che ho ancora. Devo infatti lavorare su di me ancora molto, ma siamo sulla buona strada".
- L'umiltà è una dote, e non ti manca. Due vittorie a Magny-Cours e tanta sfortuna a Brno...
"Ho ancora tanta rabbia per il ritiro di Brno. Ero primo, tranquillo, quando si è rotto il cambio. Un guasto inusuale e inatteso che mi ha privato di punti importanti. Comunque la classifica è buona e sono pronto a lottare fino alla fine per la vittoria nel campionato".
- Dove vuole arrivare l'italo-svizzero Mondini?
"Chi lo sa. Intanto bisogna ottenere risultati, altrimenti nessuno ti nota. Cercherò di ottenere il meglio da questo 2004 per poi vedere se c'è qualcuno che mi prenderà in considerazione per la prossima stagione. Intanto ci sono già dei movimenti attorno a me. Ho ricevuto qualche proposta per correre nella nuova Formula GP2, sia dalla mia attuale squadra sia da altre. Vediamo, prima voglio capire come sarà questa categoria. Non nascondo che ambisco a tentare di giocare la carta del tester per un team di F.1, ma immagino che sarà dura. Penso anche alla Champ Car o alle ruote coperte come il DTM o il GT. Sono amico di Matteo Bobbi e spesso ci diciamo: sarebbe forte correre assieme. Chissà".