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31 Mag [15:48]

Il budget cap ha salvato la F1,
il gran lavoro di Liberty Media

Massimo Costa - XPB Images

La spinta decisiva, duole dirlo, è arrivata dal Coronavirus. La crisi economica portata dal Covid-19, ha accelerato in maniera esponenziale quelle che erano le proposte messe sul tavolo da Liberty Media per creare una F1 del futuro maggiormente sostenibile, ma che i team come da consuetudine tendevano a rinviare, a contestare, guardando soltanto alle convenienze del proprio orticello.

Superato il duro colpo ricevuto a Melbourne con la cancellazione del GP di Australia avvenuta il venerdì pre gara, quando tutta la F1 (che evidentemente pensava di vivere in una bolla che la rendeva immune da ciò che accade nel mondo), si è improvvisamente svegliata ritrovandosi vulnerabile con un contagiato nel team McLaren, di ritorno dall'Australia, Ross Brawn ben supportato da Liberty Media, ha cominciato a disegnare con maggior convinzione i propri piani.

Non c'era più tempo da perdere. Storditi dalle drammatiche conseguenze innescate dal Covid-19 , che in un primo momento gli inglesi, con zero lungimiranza, avevano bollato come un problema del continente, i team guardavano al 2020 con la crescente paura di ritrovarsi a non disputare neppure un Gran Premio, con conseguenze economiche devastanti.

E così, mentre il 90enne Bernie Ecclestone, per l'ennesima volta non perdeva l'occasione per starsene in silenzio, dichiarando che la F1 avrebbe fatto bene a non correre, portandola al fallimento evidentemente, Liberty Media prendeva con decisione la situazione in mano. Senza farsi prendere dall'angoscia, Chase Carey e Ross Brawn hanno dettato le regole con grande determinazione e senza peli sulla lingua hanno fatto capire, a chi non voleva intendere, che era giunto il momento di essere uniti come mai prima e di cambiare una volta per tutte le regole economiche, sportive, tecniche.

Il messaggio è stato ampiamente ricevuto anche da chi, come Ferrari, Mercedes o Red Bull si è sempre messo di traverso davanti ai tentativi di modificare lo status. L'alternativa era quella di correre tra di loro. Il punto focale dell'operazione Liberty Media era il budget cap. Occorreva dare un taglio definitivo alle spese folli, di 400 milioni per una stagione, raggiunte più di un decennio fa con la presenza dei vari costruttori come BMW, Toyota, Ferrari, Renault eccetera.

Costi che non sono mai calati negli anni seguenti e vano è stato il tentativo dell'allora presidente FIA Max Mosley, di introdurre nel 2010 il budget cap. Nulla ha fatto il successore di Mosley, Jean Todt, il quale ha invece esasperato ulteriormente la situazione introducendo, con il beneplacito dei costruttori, la svolta dei motori ibridi, le terribili power unit che richiedevano e richiedono sviluppi colossali.

Secondo il poco lungimirante presidente della FIA, sarebbe stata la soluzione per attirare tanti nuovi prestigiosi marchi in F1, ma il fallimento è sotto gli occhi di tutti. Solo la Honda è entrata nel Mondiale, vivendo tre stagioni di inferno e soltanto la testardaggine e l'orgoglio giapponese non li ha convinti al ritiro. Osservando le difficoltà di Honda e Renault, gli enormi investimenti in denaro richiesti per rendere competitiva la power unit, costruttori come Audi, BMW, Porsche e chissà quanti altri ancora, si sono ben guardati dall'entrare in F1. E intanto, anno dopo anno, le squadre cosiddette minori arrancavano con il fiatone tra l'indifferenza delle istituzioni, leggi FIA e la FOM di Ecclestone.

Liberty Media ha dunque voluto a tutti i costi che si arrivasse ad ottenere il budget cap. E ci è riuscita. Una grandissima vittoria. Poi, ha spostato in avanti, al 2022, i nuovi regolamenti tecnici, congelando gli sviluppi delle monoposto per il 2021, che dovranno essere quelle del 2020. Altra grande mossa strategica che andrà a bloccare i costi progettuali per una nuova vettura. E nel 2022, grazie al nuovo regolamento tecnico le monoposto saranno (almeno queste sono le intenzioni) maggiormente competitive l'un con l'altra mentre le terribili power unit diverranno più umane. Abolite le MGU-H dal 2025, meglio tardi che mai, sviluppi bloccati a partire dal 2023. Tutte cose dettate dal senso comune.

Nell'ambiente, però, c'è uno zoccolo duro, dotato di paraocchi inamovibile, che continua a sbandierare che la F1 deve essere sempre e comunque la massima espressione della tecnologia. Se la fanno e se la dicono, come si suol dire, incuranti delle innumerevoli e inutili sciocchezze viste nel corso degli anni, dei tanti, troppi, soldi buttati. Ricordiamo gli studi alle gallerie del vento e le conseguenti spese folli per le varie bandelle e bandelline delle ali anteriori per guadagnare mezzo centesimo, ma forse neanche quelli in realtà, perché poi la differenza vera la fanno la gestione delle gomme e il pilota. Per colpa di queste insensate diavolerie tecniche, la F1 si è ritrovata sull'orlo del fallimento totale, ma molti ancora non lo capiscono facendo finta di non sapere che al miliardo di persone che segue i Gran Premi, l'interesse è rivolto ai piloti, al gesto in pista, poi forse chiede che macchina stava guidando l'idolo di turno.

Nel contempo, Liberty Media ha lavorato giorno e notte per stilare un calendario. Sembrava impresa impossibile, utopia pura. Ma Chase Carey non si è mai arreso. Si è fatto sentire con i Governi, con gli organizzatori dei circuiti, ha deciso di aprire la cassaforte venendo incontro alle esigenze economiche dei circuiti, privati dall'incasso dei biglietti in quanto non potranno avere il pubblico sulle tribune. Carey ha fatto sforzi inimmaginabili per costruire un calendario dignitoso, accettando doppie gare, come quelle di Spielberg e Silverstone, cercando di mantenere le trasferte in Asia e nelle Americhe. Si è vista già una bozza nei giorni scorsi del calendario 2020, tra poche ore dovrebbe esserci quella definitiva.

Liberty Media, grazie al budget cap e a un futuro della F1 che appare quanto mai sostenibile, ha letteralmente salvato la Renault, che altrimenti si sarebbe ritirata. Ha fatto cambiare idea a Gene Haas, che probabilmente avrebbe salutato la compagnia a fine 2020 tornando ad occuparsi soltanto della Nascar, ha permesso alla McLaren di sopravvivere e di guardare al futuro con maggiore tranquillità, ha consentito alla Sauber sponsorizzata Alfa Romeo di respirare in compagnia di Alpha Tauri. E non solo, perché ora, sapendo che gli investimenti economici sono uguali per tutti, nuove squadre potranno affacciarsi alla F1 con maggiore serenità, considerando anche che il budget cap andrà a diminuire ulteriormente nel corso degli anni.

Il tempo, come sempre galantuomo, ci dirà se le soluzioni di Liberty Media avranno realmente prodotto le attese tanto sospirate. Sulla carta, inutile nasconderlo, appaiono decisamente positive. Così come appare divertente l'idea di far disputare una gara al sabato per determinare la qualifica del secondo GP di Austria in calendario. E' una stagione, quella 2020, dettata dall'emergenza e nell'emergenza è anche giusto tentare di scoprire nuove vie, fare esperimenti. Se non ora quando? Dunque, ben venga la corsa del sabato, poi se si rivelerà un disastro, verrà accantonata. Ma è giusto provarci.