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19 Nov [23:27]

Il terzo posto di Sainz è la
perla in una stagione esaltante

Massimo Costa

Conquistare il tanto atteso primo podio nel Mondiale F1 e non salirci, non viverlo. La vita a volte sa essere beffarda e crudele. Carlos Sainz, al suo 101esimo Gran Premio, ha conquistato il miglior risultato in carriera venendo classificato al terzo posto sul circuito di San Paolo grazie anche alle incredibili vicissitudini accadute nel finale, ma glielo hanno comunicato quando la festa sul podio si era già consumata e sul suo terzo gradino vi era salito l’usurpatore Lewis Hamilton.  A determinare lo sconvolgimento della classifica, proprio il sei volte campione del mondo, reo di aver speronato Alexander Albon mentre cercava di passarlo per prendersi la seconda posizione a due giri dal traguardo.

Una manovra errata di Hamilton, tanto che lui stesso, a fine corsa e con grande onestà, ha voluto scusarsi pubblicamente con il giovane pilota Red Bull ammettendo la propria colpa. Un gesto che non è da tutti. Dunque, lo stesso pilota Mercedes sapeva che si sarebbe beccato una penalità, anzi, quasi la invocava. Ma i commissari sportivi (per la precisione Tim Mayer, Jose Abed e gli ex piloti Emanuele Pirro e Max Wilson) non hanno ritenuto di agire con immediatezza creando un podio fasullo perché sull’accaduto hanno voluto ascoltare i piloti, Hamilton e Albon.

E così, Sainz non ha potuto godersi il primo podio in carriera e che la coppa è stata consegnata a un pilota il quale sapeva già che, di lì a poco, l’avrebbe dovuta cedere allo spagnolo. In un mondo che fa della velocità il suo credo e il suo business, appare quanto meno poco professionale che non si sia presa una decisione corretta a pochi istanti dal contatto tra Hamilton e Albon. Sainz, essendo persona intelligente, non se l’è presa più di tanto: “E’ più importante avere la terza posizione”, ha detto mentre si aggirava per il paddock in attesa di sapere se gli sarebbe stata recapitata la prima coppa conquistata in F1.

Sainz sta disputando un 2019 incredibile, è lui il “campione del mondo 2019” della speciale classifica riservata ai piloti che non appartengono ai team Mercedes, Ferrari e Red Bull. Questa volta è stato preceduto dalla Toro Rosso di Pierre Gasly, ma poco cambia. Il ragazzo di Madrid partiva dall’ultima fila per un problema alla power unit sofferto dopo appena due giri della Q1. Non ha segnato neanche un riferimento cronometrico. A San Paolo sarà dura per noi, aveva detto alla vigilia, considerando il tracciato di Interlagos poco favorevole alle caratteristiche della MCL34. E invece, guarda cosa è saltato fuori… Il team McLaren le ha azzeccate tutte su Sainz: strategie delle gomme, chiamate al pit-stop, poi quel pizzico di fortuna con le due safety-car entrate nel momento giusto per lui. E così si è ritrovato quinto, poi quarto negli ultimi due giri dovendo lottare ruota ruota con Kimi Raikkonen, infine terzo a tavolino.

Già la quarta posizione gli sarebbe andata bene, perché quest’anno aveva collezionato ben tre quinti posti e quattro sesti come migliori risultati. Quarto ci era arrivato una sola volta in carriera, a Singapore 2017 con la Toro Rosso. Il primo (non) podio è arrivato in una gara certamente pazza, ma nella quale lui si è fatto trovare ancora una volta pronto per portare alla McLaren il maggior numero di punti possibili. L’ultima volta che il team di Wokiing ha portato nella sede una coppa è stata nel 2014, nel Gran Premio di Australia quando Kevin Magnussen si era piazzato secondo e Jenson Button terzo. Due coppe, per la verità. Poi, più nulla. Quasi sei anni di digiuno dal podio per una McLaren che aveva conquistato il primo podio nel GP di Spagna del 1968 con Denny Hulme, secondo al traguardo. Che sia l'inizio della riscossa?