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6 Lug [10:07]

Meno affidabilità, meno certezze:
il via della F1 2020 ha emozionato

Jacopo Rubino - XPB Images

Per i Gran Premi di Formula 1, l'imprevedibilità è sempre un toccasana. All'apertura del Mondiale 2020 in Austria ha vinto una Mercedes, come da pronostico, ma l'incertezza non è mancata: "merito", fra virgolette, degli inconvenienti tecnici avvenuti in maniera superiore al solito, che hanno richiamato inoltre la safety-car a mescolare le carte. Può aver inciso il fattore "prima gara": il weekend di Spielberg è stato l'equivalente di Melbourne in una stagione normale, con problemi di gioventù ed errori tipici di quando si comincia, accentuati dal lungo stop per il Coronavirus. Per giunta si è ripartiti da un tracciato-centrifuga, che combina alte velocità, violente frenate ed elevate forze laterali. E forse si è aggiunto un pizzico di casualità. Sembrava di essere tornati nel tempo, a quando l'affidabilità non era granitica, per nessuna squadra, e qualche verdetto inaspettato poteva sempre accadere.

Le stesse Mercedes, velocissime, hanno rischiato grosso per anomalie al cambio: al muretto, in tensione, hanno chiesto sia a Valtteri Bottas che a Lewis Hamilton di evitare il passaggio sui cordoli e le loro vibrazioni, che potevano essere fatali alle W11. La casa tedesca alla vigilia ha omologato una power unit aggiornata, dovendo risolvere alcune fragilità viste durante i test invernali, ma le clienti Racing Point e Williams hanno comunque pagato dazio: Lance Stroll si è fermato privo di potenza, il britannico è stato tradito dalla pressione della benzina. Entrambi avevano tra le mani ottimi risultati, per i rispettivi standard.

E poi c'è la Red Bull, che nutriva sogni di vittoria e invece ha cominciato con un doppio ko: per Max Verstappen è avvenuto quasi subito, per Alex Albon nel finale. La causa, comune, è nell'impianto elettrico. La Honda sta investigando, forse ha esagerato nella ricerca di prestazioni aggiuntive. Un surriscaldamento ha invece costretto all'abbandono Daniel Ricciardo, per evitare danni peggiori alla sua Renault: l'aria rarefatta che si trova in Austria, su un circuito in altura, può aver pesato. Non farebbero quasi notizia le noie ai freni che hanno incontrato le Haas. Una storia che si trascina ormai da un paio di stagioni: per fortuna sia Kevin Magnussen che Romain Grosjean sono riusciti a scongiurare incidenti.

È stato un problema tecnico anche quello che ha visto protagonista Kimi Raikkonen: la ruota anteriore destra non si è sganciata per colpa dei meccanici al pit-stop, ma per una rottura del dado di fissaggio, hanno spiegato in Alfa Romeo Racing. "Non avevo avuto nessuna avvisaglia", ha sottolineato il finlandese. Origine diversa per il cedimento alla sospensione di Daniil Kvyat nel finale: è stata conseguenza di un contatto con Esteban Ocon, che lo aveva spinto fuori pista.

Il tutto ha lasciato solo 11 monoposto superstiti sotto la bandiera a scacchi, cosa ormai rara. Nicholas Latifi, l'unico rookie al via con una Williams cresciuta, ma pur sempre modesta, si è addirittura trovato a un soffio dalla zona punti. Per lui sarebbe stato come un trionfo. Per i colleghi, a partire dal "big" Verstappen, le battute a vuoto pesano invece più che mai, con un calendario di cui resta da scoprire la seconda metà e il numero effettivo di GP. Intanto, ci si prepara per l'evento-bis al Red Bull Ring: gli ingegneri sapranno scongiurare altri problemi tecnici, o l'incertezza sarà ancora presente?