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2 Ago 2016 [15:05]

Williams e Toro Rosso
bocciano l'apartheid in F.1

Stefano Semeraro

È estate, fa caldo, anche nelle menti degli uomini della F.1 nascono idee bizzarre. Come quella di organizzare un campionato “indipendente” all'interno dell'attuale campionato mondiale con protagonisti sei team che hanno scarse o nulle possibilità di inserirsi nella lotta per l'iride, ovvero Force India, Williams, Toro Rosso, Sauber, Haas e Manor. L'idea, raccontata da Autosport, è venuta a Rob Fernley, il team principal della Force India, la condizione sarebbe stata di accettare un budget cap di 100 milioni di dollari (esclusi però marketing, hospitality e stipendio dei piloti), gareggiando comunque negli stessi Gran Premi dei “big” e raccogliendo punti mondiali, ma con un accordo a parte per i diritti televisivi.

Insomma, con le differenze del caso, una sorta di serie LMP2 a fianco delle LMP1 nel WEC. Peccato che l'idea sia stata stroncata già in partenza da due dei possibili aderenti, ovvero Williams e Toro Rosso, che hanno fatto sapere di non essere interessati. «Dal punto di vista della Red Bull non ha senso», ha spiegato Franz Tost, boss della Toro Rosso. «Finirebbe per essere come un società con due classi separate e se hai un budget cap di 100 milioni non puoi sviluppare nulla, quindi finisci inevitabilmente ultimo. Un budget cap in F.1 serve, ma deve essere valido per tutti». L'idea di un'apartheid del Circus, per ora, è abortita. Ma le ragioni che l'hanno generata restano da risolvere.
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