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31 Gen 2019 [16:08]

Hartley: un 2018 sotto pressione,
ma uscendo di scena "orgoglioso"

Jacopo Rubino - Photo4

Non c'è traccia di Brendon Hartley nell'elenco iscritti della Formula 1 2019. Non confermato in Toro Rosso, mentre il compagno Pierre Gasly è stato promosso in Red Bull, il neozelandese è al lavoro per trovare una nuova sistemazione agonistica. "Sono fortunato ad avere un paio di opportunità", ha raccontato, "voglio qualcosa che mi metta alla prova, che mi possa rendere felice. La porta in F1 non è chiusa definitivamente, e l'esperienza che ho accumulato in un anno mi rende più preparato per qualsiasi occasione si presenti".

Di sicuro, per Hartley il campionato vissuto a tempo pieno nel Circus, dopo l'esordio nel 2017 ad Austin, è stato molto impegnativo. Anche a livello mentale. L'inizio in salita, complice una grossa dose di sfortuna ("ho pensato al mio connazionale Chris Amon"), ha presto messo in discussione il suo sedile. Dal weekend di Montecarlo, proprio lì dove chiudendo gli occhi sognava di correre da bambino, e dove peraltro abita, è stato continuamente sotto la lente di ingrandimento. "Al mercoledì i media mi hanno fatto tante domande sul futuro, la parte peggiore è stata scoprire che c'era un po' di verità nelle voci che giravano. Faticavo a credere che se ne parlasse così presto", ha raccontato il due volte iridato del WEC nell'ultimo numero della rubrica che ha tenuto per Formula1.com. Si parlava ad esempio di Lando Norris pronto a subentrare in corsa, direttamente dalla F2.

"Sapevo che andando a muro la mia carriera in F1 avrebbe potuto concludersi in un paio di giorni. Ogni sessione per me pesava molto di più, ogni risultato era in esame e tutto poteva essere usato contro di me. È un tipo di pressione che non avevo mai avvertito, ma il modo in cui ho reagito è fra le cose di cui vado più fiero nella stagione. Credo sia comunque giusto dire che i ragazzi della squadra, dai meccanici agli ingegneri, mi hanno sempre supportato".

Poteva andare diversamente? Il grande rimpianto sono i punti persi in Bahrain per un contatto ricevuto al primo giro mentre Gasly, incredibilmente, chiudeva quarto. Nonostante qualche buon risultato, a cominciare dal fantastico sesto posto in griglia a Suzuka, "quella sensazione di essere sotto esame non è mai andata via. Ma è così, ogni atleta professionista deve conviverci, e trovare come renderla un fattore positivo. Sono diventato sempre più esigente con me stesso, curandomi meno di quanto venisse scritto o detto, avevo un lavoro da svolgere, ma dovevo ricordarmi che fosse bello. A fine stagione, con più fiducia nei miei mezzi, le cose venivano in maniera più naturale. Ero regolarmente al livello del mio compagno".

Per Hartley, le sensazioni migliori in macchina sono quelle avvertite nel giro secco in qualifica, al massimo del potenziale velocistico: "Non le dimenticherò mai, so di essere un privilegiato". Fra i bei ricordi c'è anche il sostegno ricevuto sui vari circuiti ("in Giappone i fans Honda mi hanno fatto sentire una rockstar"), e quello dei neozelandesi: "Cercavo sempre le nostre bandiere durante la parata. Siamo una piccola nazione, dall'altro capo del globo, ma ci potete trovare dappertutto. Supportiamo sempre ciò che è nostro".

La comunicazione dell'appiedamento è arrivata un'ora dopo il traguardo di Abu Dhabi. "Non mi è stato detto molto, era chiaro che il piano era di escludermi da Monaco". Poi, l'abbraccio con la moglie Sarah, che si è fatta scappare qualche lacrima, i consigli dell'amico e mentore Mark Webber ("lo ascolto sempre con attenzione"), i saluti alle persone nel box: "Dir loro addio è stata fra le cose più difficili che abbia mai fatto". E infine l'uscita dal paddock: "Il sentimento era lo stesso con cui sono entrato, orgoglio".
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