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31 Dic 2019 [21:03]

Ghosn è fuggito in Libano
una vicenda sempre più da thriller

Alfredo Filippone

Il ‘caso Ghosn’ aveva già tutti gli ingredient di un thriller politico-economico internazionale, ma si tinge ancor più di giallo: l’ex-potente patron di Renault-Nissan, arrestato in Giappone nel novembre del 2018 con l’accusa di essersi concesso retribuzioni occulte milionarie e di malversazioni varie nella gestione dell’azienda, ha abbandonato gli arresti domiciliari a Tokyo cui era costretto dallo scorso aprile, dopo 130 giorni di dura detenzione in prigione, ed è ‘riapparso’ ieri 30 dicembre, libero e a sorpresa, in Libano, il paese d’origine della famiglia e di cui ha la cittadinanza (oltre a quelle francese e brasiliana).

Da Beirut, Ghosn ha rilasciato una breve dichiarazione, piuttosto incendiaria: “Non mi sottraggo alle mie responsabilità e alla giustizia, ma non voglio più essere ostaggio di un sistema giudiaziario come quello giapponese, parziale e basato sulla presunzione di colpevolezza. Ora sono libero di esporre le mie ragioni e lo farò pubblicamente nei prossimi giorni”.

La notizia, in ogni caso, è un ‘coup de théâtre’ clamoroso nell’intera vicenda, anche perchè Ghosn stava pienamente collaborando con la magistratura giapponese alle fasi preparatorie del processo. Lo slittamento dell’inizio del procedimento da aprile a settembre 2020 deve aver precipitato la decisione di farlo uscire dal Giappone (dove rischiava una condanna severissima), approfittando probabilmente di un certo rilassamento delle misure di sorveglianza in questo periodo di ferie. Secondo alcune fonti, sia i servizi giudiziari giapponesi che gli stessi avvocati nipponici di Ghosn si sono accorti della sua scomparsa vedendo in tv la notizia del suo arrivo a Beirut. Per i nipponici, in ogni caso, una figuraccia da manuale.

Resta da capire chi e come ha organizzato la rocambolesca ‘esfiltrazione’ di Ghosn, che ha certamente richiesto una puntigliosa pianificazione e forse anche complicità altolocate. Ghosn, limitato nei contatti con l’esterno e negli spostamenti, sorvegliato in permanenza e senza accesso ai suoi tre passaporti, ha di certo beneficiato di amici efficienti e con risorse, che hanno organizzato il blitz, i voli privati (si sa solo che a Beirut è giunto dalla Turchia) e i documenti (nuovi o falsi) con cui eludere i controlli in aeroporto, magari “travestito” o con falsa identità. Un’operazione de ha film, che ha sicuramente matrice libanese.

E’ presumibile che Ghosn rimanga al sicuro a Beirut e abbia poco interesse a tornare in Francia, dove non ha più appoggi, è inquisito e creerebbe solo imbarazzo alle autorità francesi e a Renault, che negli ultimi mesi si sono prodigate non poco per smussare la diatriba col Giappone e salvare l’Alleanza Renault-Nissan.

Ora la curiosità è tutta per cosa dirà Ghosn, con una sola certezza: ce ne sarà per tutti... Nella foto: l’ingresso dell’abitazione della famiglia Ghosn a Beirut

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