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1 Set [10:22]

Hubert, il campione normale
che tanto piaceva a Prost e Renault

Jacopo Rubino

Le vacanze in Sardegna con la fidanzata Julie, un tour in bicicletta insieme agli altri ragazzi del vivaio Renault, per allenarsi e fare gruppo. Dopo la pausa estiva, per Anthoine Hubert questo weekend segnava la ripresa del cammino nella prima stagione in Formula 2. I momenti migliori, ovviamente, le vittorie nelle Sprint Race di Montecarlo e Le Castellet, la pista di casa. Con una coincidenza che adesso ha un sapore amaro: con lui sul podio, in seconda posizione, c'era Juan Manuel Correa.

Due mesi dopo, il pilota ecuadoregno è stato a sua volta coinvolto, con serie conseguenze, nella dinamica del tremendo incidente costato la vita ad Anthoine. Un botto violentissimo, di quelli che fanno subito temere per qualcosa di grave. Purtroppo è accaduto, con il papà Francois (ex rallysta) e il fratello minore presenti in pista. È uno shock per l'intera comunità del motorsport, che ha mostrato il proprio sostegno, per il paddock della F2, per gli avversari che condividevano le stesse ambizioni, gli stessi sogni, che non avevano mai conosciuto il dolore per la scomparsa di uno di loro. L'automobilismo ci ha ricordato di essere sempre uno sport pericoloso, nonostante gli enormi progressi in materia di sicurezza che negli anni hanno spesso scongiurato esiti tragici. Resta sempre qualcosa di imprevedibile.

La Francia perde un'altra promessa, dopo Jules Bianchi. Hubert era fra i pupilli della federazione nazionale, già capace di accompagnare verso il Mondiale i coetanei Pierre Gasly ed Esteban Ocon. Ed era supportato dalla Renault, che da quest'anno aveva deciso di inserirlo a tutti gli effetti nella sua Academy, di cui era ormai fra i volti di punta. E cosa ancora più significativa, si era guadagnato la stima e l'affetto di Alain Prost, consulente della squadra.

Questo 2019 in F2, pur in un team di seconda fascia come la Arden, aveva confermato le doti di Hubert: una certa intelligenza tattica, la capacità di gestire auto e gomme, di portare quasi sempre a casa il risultato. Così aveva vinto nel 2018 in GP3, diventando un nome da tenere d'occhio nella scalata alla F1. Noi di Italiaracing lo avevamo definito "un campione normale", per quell'aria da ragazzo della porta accanto, accentuata dagli occhiali. Tanti avversari o ex compagni in queste ore hanno ricordato la gentilezza, la solarità di Anthoine, che nel 2020 avrebbe avuto le carte in regola per essere un protagonista al vertice della Formula 2. E da lì ambire al salto nella serie regina, il grande obiettivo.

Sabato mattina, nella sua ultima story su Instagram, ha condiviso il passaggio delle F3 sul Raidillon. "C'è un posto migliore da osservare?", scriveva raggiante. Doveva essere semplicemente una radiosa giornata di motorsport. Ma a poche centinaia di metri, in quel maledetto secondo giro a Spa, si è purtroppo compiuto il suo destino.