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11 Nov 2019 [15:41]

La vittoria di Rebellion a Shanghai
è ciò di cui il WEC ha bisogno?

Mattia Tremolada

Era dal 19 agosto 2018 che Toyota non perdeva una gara del Campionato Mondiale Endurance (WEC). Nella 6 Ore di Silverstone della “Superseason”, entrambe le TS050 Hybrid erano state squalificate per una non conformità del pattino inferiore ai test di flessione, cedendo la vittoria alla Rebellion di Gustavo Menezes, Thomas Laurent e Mathias Beche, che precedette sul podio la vettura gemella e la Dallara-BR1 di SMP.

Il team svizzero si è ripetuto nella 4 Ore di Shanghai, ottenendo un successo che è stato celebrato dagli appassionati e da alcuni media come una vera e propria impresa, con tanto di lacrime ai box di Hugues de Chaunac, fondatore di Oreca e costruttore delle Rebellion R13. Ma questa vittoria è stata veramente un’impresa?

Alla vigilia dell’appuntamento cinese, terzo round stagionale del WEC, la FIA ha imposto la massima penalizzazione alle Toyota, rallentandole di 2.74 secondi rispetto alla gara precedente del Fuji (vinta con 2 giri di vantaggio proprio su Rebellion) e di oltre 5 secondi rispetto allo scorso anno, con la diminuzione del diametro dei restrittori al flusso di carburante e dell’energia disponibile. Il circuito di Shanghai, con il lungo rettifilo opposto ha accentuato la penalità delle Toyota, rendendo alle vetture giapponesi molto difficili i sorpassi nei confronti delle LMP2 (che hanno tutte avuto una velocità di punta maggiore rispetto alle TS050 ibride) e persino nei confronti delle GT.

Tanto che Nicki Thiim nella conferenza stampa di venerdì sera ha dichiarato: “Ho battagliato tre o quattro giri con la Toyota Aygo, o come si chiama”, mentre anche Ho Pin Tung è apparso confuso dopo le prove libere ai microfoni di Sportscar365: “E' una situzione strana. Quando c’è una Toyota alle tue spalle vedi che è più veloce in certi tratti, ma sul rettilineo non riesce a sorpassarti. C’è stato un momento in cui ne ho tenuta dietro una per quattro giri, nonostante non cercassi affatto di chiudere la porta o ostacolarla”. Non solo, Sebastien Buemi ha lamentato di faticare a far lavorare le gomme nella giusta finestra girando così lentamente rispetto alle potenzialità della vettura.

Il successo di Rebellion è quindi risultato artificioso, con situazioni imbarazzanti in pista, come il duello tra Kamui Kobayashi e Norman Nato, con la Dallara di Cetilar Racing che non sapeva dove spostarsi, perché mentre la Rebellion è passata di slancio, la Toyota è rimasta alle sue spalle, creando una situazione inaspettata per il pilota LMP2. Negli scontri ravvicinati con le altre auto della classe regina, il propulsore ibrido mostrava un ottimo spunto in accelerazione, poi sembrava che il pilota inserisse il cruise control in quinta marcia, perdendo fino a 50 km/h da Ginetta e Rebellion alla fine del rettifilo.

È davvero di questo che ha bisogno il campionato? Serve un balance of performance che falsi le gare come nel WTCR per ravvivare il Mondiale Endurance? A nessuno che non facesse parte del team Toyota è piaciuto vedere i giapponesi vincere tutte le gare per due anni consecutivi, ma lasciare che FIA e ACO decidano il vincitore a tavolino alla vigilia del weekend di gara non è sicuramente meglio.
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